L’ultima spiaggia in riviera della famiglia Trump

foto Adnan Beci – The Guardian

A Sazan, piccola isola sulla costa albanese, il paesaggio appare giurassico. Felci, lavanda gigante, piombaggine, rosmarino, ginestre e lauri che si arrampicano sulla montagna centrale. La veduta dalla cima con gli spettacolari tramonti è di una bellezza ipnotizzante. Gli albanesi già la chiamano Sazan Ishulli i Trumpëve ovvero Isola dei Trump. Sinora risparmiata da quasi ogni insediamento, si sta per trasformare in una meta ultra-esclusiva del turismo di lusso, dopo essere entrata nei programmi di sviluppo immobiliare della coppia Ivanka Trump-Jared Kushner. Intervistata sul podcast di Lex Fridman nel luglio 2024, Trump nascondeva a malapena l’enorme entusiasmo «Stiamo lavorando insieme con mio marito, su questa isola mediterranea da poco meno di seicento ettari, coinvolgendo in migliori architetti e i migliori operatori del settore: sarà qualcosa di straordinario». Kushner raggiunto telefonicamente non molto più tardi, appariva da i toni egualmente traboccante di entusiasmo per Sazan, considerata come un vero e proprio tesoro. Su cui valeva la pena di «creare un luogo di vacanza ideale dove tutti vorrebbero stare con la famiglia e con gli amici».

Prima di andare sull’isola ero un po’ timoroso di inoltrarmi in quei settanta chilometri di sentieri che salgono attraverso i boschi sulle alture, o altri luoghi della costa o dell’interno che si chiamano Baia del Paradiso, Gola dell’Inferno, Golfo del Diavolo, Spiaggia dell’Ammiraglio. Volevo vederlo, tutto questo, prima che la frase «Vado a Sazan» diventi prerogativa del ricco. Ci arrivo in una serena giornata del luglio 2024, scoprendo che l’isola non accoglie poi in modo tanto cordiale: tappezzata di cartelli col teschio e le tibie incrociate, o da avvisi di campi minati. La mia guida, Arbër Celaj, tenente della Marina albanese, mi impedisce di allontanarmi troppo, e rischiare così un rimprovero dai superiori. Sazan si trova tra Adriatico e Ionio, strategicamente posizionata all’imbocco della Baia di Vlorë, nello stretto di Otranto che divide l’Italia dall’Albania. Però, mi spiega Celaj «Il clima a Sazan non è mediterraneo, ma subtropicale. Si capisce dalla vegetazione che presenta una biodiversità incredibile». Ed è vero che quella macchia di arbusti pare uscita da un computer di Spielberg mano mano si entra nella giungla di colossali frassini, pini marittimi, carpini, lecci.

Impossibilitato ad uscire dal sentiero, mi devo accontentare di qualche occhiata laterale a distese di rare felci o erba alta che scendono giù fino alle acque turchesi. Pare di stare all’alba di tutti i tempi quando inizia la creazione. Anche Kushner era rimasto senza parole vedendola per la prima volta nel 2021. Mi racconta: «La cosa sorprendente era che fosse nel mezzo del Mediterraneo e nessuno avesse mai provato a costruirci». L’approvazione di massima al progetto di Kushner arriva dal governo albanese a fine dicembre 2024. Io avevo parlato con Kushner e il suo associato Asher Abehsera, CEO cofondatore insieme a Kushner di Affinity Global Development, nel luglio 2024. Jonathan Gasthalter, portavoce di Affinity Partners, studio di Miami che gestisce 4,6 miliardi di dollari di capitale riferito a Kushner, non ha mai risposto alle mie email e altri messaggi sul progetto immobiliare.

Singolare quanto l’ambiente di Sazan debba al tramontato regime comunista. Dal 1946 al 1991, l’Albania era considerata l’equivalente europeo della Corea del Nord, e Sazan simbolo dell’isolamento: fortezza militare inaccessibile che il dittatore Enver Hoxha, timoroso delle superpotenze, considerava una chiave della difesa contro gli attacchi, della Nato o del Patto di Varsavia. Per decenni, i soldati di stanza sull’isola hanno aspettato quell’attacco scrutando l’orizzonte, scandagliando eventuali sottomarini che potevano spuntare improvvisamente dal fondo dell’Adriatico. C’era una base militare, con abitazioni, un teatro, scuola, ospedale. Negli anni ’70 ci vivevano 150 famiglie, senza alcun contatto con la terraferma. «Erano in qualche modo dei privilegiati – racconta il tenente Celaj – garantito cibo, abbigliamento, istruzione, case arredate». Ma l’attesa eterna del nemico doveva finire con la caduta del regime nel 1991.

Passeggiando con la mia guida lungo i sentieri si incontrano rifugi anti bombe e gallerie concepiti per stivare munizioni e derrate, e ospitare le persone in caso di risposta all’invasione imperialista. Celaj mi parla di quindici chilometri di tunnel, oggi abitati dai pipistrelli, dalle vipere, dai conigli selvatici. C’erano 3.600 bunker su Sazan, una fungaia di cemento armato che spunta dalla vegetazione e dai pendii per combattere i fantasmi di aerei americani o navi sovietiche. Qualcuno è destinato alla conservazione dentro il nuovo progetto immobiliare, ha accennato Kushner. Faccio qualche domanda alla mia guida sui cartelli che avvertono delle mine anti uomo. Risponde che «In realtà non sono esattamente mine anti uomo. Certo ci sono parecchie aree di dispositivi inesplosi che devono essere bonificate». Indica una forra sulla costa orientale dove Affinity Partners ha pensato a una parte importante del progetto immobiliare che interesserà poi l’intera isola. «Quelle zone sono uno strascico degli anni ’90 – continua Celaj – quando l’isola era assalita da criminali che sotto il naso dei militari saccheggiavano i depositi di armi e munizioni». Insomma finalmente il nemico era arrivato, salvo che navigava su bastimenti improvvisati e parlava la stessa lingua degli occupanti.

Oggi l’isola è sotto il controllo delle forze armate albanesi. Pattugliano tre marinai marciando avanti e indietro fra i moli sgangherati al golfo di San Nicolò (il porto dove Affinity realizzerà il principale scalo per yacht, secondo Abehsera). L’Albania si è imposta negli ultimi anni come prestigiosa meta turistica, grazie soprattutto al primo ministro Edi Rama, che ha trasformato il paese in una tigre economica dei Balcani. A Rama chiedo se vede complicazioni politiche per il grande progetto immobiliare. Mi risponde che il paese «non può permettersi di lasciare non sfruttata una risorsa come Sazan […] c’è bisogno del turismo di lusso come dell’acqua nel deserto». Non teme neppure scontri e polemiche «se contribuiscono a sollevare interesse e portare investimenti». Rama è un ottimo riferimento in grado di esprimere visioni secondo il parere di Kushner. «Il governo capisce che c’è qualcosa di molto importante» mi diceva nella conversazione del luglio 2024. «C’è in corso la realizzazione di un aeroporto [nella zona di Vlöre]».

L’Albania non è il solo campo di azione per Kushner: ha interessi anche in Serbia, dove Affinity Partners progetta di trasformare l’ex sede del Ministero della Difesa di Belgrado in albergo di lusso. Rappresentante degli interessi di Affinity nella regione è l’ex ambasciatore USA Richard Grenell, inviato speciale della presidenza Trump per i negoziati di pace tra Serbia e Kosovo nel 2019-2021. Secondo il New York Times, durante il proprio mandato politico Grenell aveva promosso un accordo tra americani e serbi per la trasformazione dell’ex sede ministeriale. Poi è passato a collaborare con Kushner alla nuova convenzione edilizia, ed è associato di Affinity (Kushner mi spiega che Grenell è stato il primo a suggerire l’investimento in Albania).

Il presidente della Serbia, il realista Aleksandar Vučić, ha visto nella collaborazione con Grenell e Kushner un percorso di avvicinamento a Trump prima della rielezione, secondo il Financial Times. Vučić in realtà fa un gioco rischioso: si avvicina indirettamente a Trump attraverso i suoi parenti, ma rifiuta di imporre sanzioni alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Nel 2024, ha steso un tappeto rosso al leader cinese Xi Jinping, per promuovere un grande investimento in infrastrutture nel paese, riporta la Reuters. La Serbia dichiara di voler entrare nell’Unione Europea ma non accetta le condizioni di Bruxelles: ovvero riconoscere confini e indipendenza del Kosovo. Parlando col premier albanese Rama, chiedo del ruolo degli investimenti americani in geopolitica. Mi risponde che si tratta solo di affari, anche se certo non nega un ruolo strategico politico più ampio. «Dobbiamo mantenere la Serbia nel campo occidentale lontana dall’influenza di Mosca». In una intervista al Financial Times del luglio 2024, anche Grenell ribadiva come gli investimenti immobiliari per la trasformazione dell’ex ministero della difesa in Serbia potessero avvicinare il paese agli USA.

Kushner, consigliere di della presidenza Trump dal 2017 al 2021, nega di aver mai sfruttato la propria posizione per favorire progetti sull’isola di Sazan. «Non ho mai incontrato il primo ministro Rama durante il mio mandato. E se anche l’avessi fatto non esiste alcun conflitto di interesse. Quando si lavora per conto del governo si intessono relazioni diverse». Oggi certamente gli interessi in Serbia e Albania «crescono impetuosamente» anche grazie agli accordi immobiliari della sua compagnia. Le trattative con Affinity per la convenzione con Sazan sono state mantenute segrete. Né gli abitanti né i parlamentari ne sapevano nulla finché l’accordo del valore di 1,4 miliardi di dollari non è stato reso noto dalla stampa. Mirela Kumbaro, ministro albanese del turismo e dell’ambiente, appoggia la decisione di Rama di stringere quell’accordo con Kushner, fortemente criticato invece dall’opposizione. «Non siamo in grado di competere con Italia, Croazia o Grecia nel turismo di massa. Ci mancano sia le strutture che l’esperienza. Dobbiamo puntare sulla qualità, sul valore unitario. Più profitti meno problemi».

Sono quasi 12 milioni le visite dall’esterno in Albania nel 2024, con un incremento del 15% sull’annata precedente, secondo la stampa locale. «Sono troppi e portano troppo inquinamento» commenta la ministra Kumbaro. «Il modo migliore è fare come a Sazan usando la ricetta ideale di natura più turismo di lusso». È entusiasta di quel progetto, e spiega come Affinity stia collaborando con la pubblica amministrazione ad investimenti strategici che superano i 15 milioni di euro. L’accordo di massima: zero tasse nella fase di costruzione, con lo stato che si fa carico di realizzare tutte le infrastrutture, reti tecniche come acqua, elettricità, fognature, riassume Kumbaro. Il resto è già lì, sole, mare, animali, giungla subtropicale. Ma sono le medesime cose che preoccupano gli ambientalisti, come Olsi Nika, biologo marino e direttore della ONG EcoAlbania. «L’area si trova dentro il parco nazionale Karaburun-Sazan. Ciò significa che spiagge e mare in una fascia di 2km dalla linea di costa sono protette. Con tutti quei lavori di trasformazione, i moli, gli yacht, gli scarichi fognari, cosa succederà?».

Abehsera, di Affinity, mi spiega di aver incaricato lo studio internazionale Arup, noto per le pratiche sostenibili. «Lavorano sostanzialmente rispettando le ecologie locali e l’ambiente». Anche Kushner a suo tempo pareva avere la risposta pronta: «Quando si dichiara di avere un progetto tutti si spaventano, pensano al peggio. Ma una volta capito di che si tratta, verificato come stiamo procedendo, come stiamo considerando con attenzione e in buona fede l’ambiente attorno a noi, credo che saranno molto, molto soddisfatti. Certo quando si costruisce qualcosa non si possono compiacere proprio tutti». Incontrando a pranzo Abehsera a Vlöre nell’agosto 2024, riesco ad avere qualche anticipazione sui progetti per l’isola. L’albergo, mi spiega, sarà «un gioiello del Mediterraneo», e risponderà a chi crede di aver già visto tutto. Il progetto non si impone sulla natura ma al contrario gli edifici vengono plasmati, scolpiti, dentro la natura stessa. Sarà «più come stare in un nido sopra un albero».

Difficile da seguire come concetto. Domando se l’isola resterà accessibile alle persone comuni, agli abitanti che vogliono usare le spiagge. «Credo che chiunque possa venire a visitare l’isola» risponde. Un po’ più dubbioso Kushner: «Stiamo creando un prodotto di lusso. Tra i cui punti basilari sta la possibilità di una certa privacy … Certo in altri punti dell’isola si può realizzare qualcosa che dia l’occasione ad altri visitatori per godersi i sentieri o la ristorazione». Ripenso alla mia escursione guidato dal tenente Celaj. Mi raccontava come sino a pochi anni fa i soldati di pattuglia riferissero di un asinello grigio tra i fichi della Valle dell’Inferno, che poi spariva nel nulla. Magari era solo una leggenda, o magari l’asinello è morto, insieme a tanti altri misteri dell’isola, ultimo bastione di natura selvaggia nel Mediterraneo, conquistato senza esplodere un solo colpo. È bastato che Ivanka Trump e Jared Kushner scendessero da un elicottero e pronunciassero «WOW».

da: The Guardian, 24 giugno 2025; Titolo originale: Sold to the Trump family: one of the last undeveloped islands in the Mediterranean – Traduzione di Fabrizio Bottini

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