Un Ramadan Ecologista Senza Rifiuti

foto F. Bottini

È una sera di inizio marzo, e Nina Ansari un po’ perplessa raccoglie un piatto di riso intatto dal pavimento della moschea vicino a casa sua a Stone Mountain. «Interessa a qualcuno?» chiede a un vicino gruppo di donne. Non ottenendo risposta, lo mette in qualche modo insieme agli avanzi di pizza e curry dei suoi figli. Se non se lo portasse a casa quel riso finirebbe dentro la spazzatura. «Ci sono tanti sprechi durante il Ramadan» spiega Nina, 38 anni, cresciuta in Georgia. Durante il mese sacro ai musulmani, momento di rinnovamento spirituale, preghiera e digiuno, nelle moschee si possono anche servire pasti a centinaia di frequentatori dello iftar, la cena comune che dopo il tramonto rompe la giornata di digiuno. A volte il pasto può essere servito anche un po’ prima dell’alba, e dell’inizio della giornata. Il che significa altra spazzatura. Nelle moschee di Atlanta è frequentissimo trovare bidoni traboccanti di notte anche pieni di piatti di plastica o bottiglie d’acqua mezze piene.

«Non è accettabile – spiega Nina – la mia famiglia è ben consapevole di cosa significa risparmiare acqua e cibo. Gli avanzi li consumiamo, non li sprechiamo e non facciamo inutilmente gli schizzinosi». Non è l’unica a porsi quel problema. Quest’anno nella zona di Atlanta sono una ventina tra moschee e associazioni islamiche a programmare «zero-waste iftar» ambientaliste, per far diminuire gli sprechi alimentari, e gli scarti di piatti di plastica e bottiglie d’acqua. I rifiuti di cucina sono un dilemma sia nazionale che globale: negli USA va in discarica il 40% del cibo. Ma in particolare la spazzatura prodotta nel mese sacro ai musulmani entra in conflitto diretto con l’indicazione religiosa al risparmio, spiega Marium Masud, del Marietta’s Masjid Al Furqan West Cobb Islamic Center: «Siamo chiamati a occuparci della Terra. C’è una frase del Profeta Maometto in cui si afferma che l’intero pianeta è una moschea. E dobbiamo tenerlo pulito esattamente come facciamo per i luoghi di preghiera e congregazione».

Masud fa parte del «gruppo verde» di 17 volontari che a Al Furqan provano ad affrontare il problema. Nell’ultimo periodo si sono concentrati sull’aspetto specifico di prevenire l’uso delle bottiglie d’acqua di plastica. In passato si era arrivati a buttarne fino a 300 ogni sera: quest’anno nessuna. In preparazione del Ramadan, il gruppo ha predisposto punti di prelievo d’acqua, a contenitori riciclabili, oltre a proporre in vendita a dieci dollari ai frequentatori borracce in alluminio riciclato. La raccolta fondi consente anche di dare eventualmente gratis una borraccia a chi non può permettersi di comprarla. Il 19 marzo a Al Furqan — dove arrivano per il pasto serale rituale ogni sera da 200 a 250 persone – si tiene la prima «iftar senza sprechi» in collaborazione con il Georgia Interfaith Power and Light, GIPL, organizzazione interreligiosa per la giustizia ambientale. L’organizzazione fornisce formazione, laboratori, finanziamenti e agevolazioni per piatti e posate riciclabili o compostabili. Dopo il pasto iftar, GIPL si fa carico di inoltrare gli avanzi all’associazione di Atlanta CHaRM, che li gestisce sostenibilmente.

La pratica no-spreco di Al Furqan è solo una delle 24 attive in questo Ramadan tra i centri islamici della zona di Atlanta. Un forte incremento rispetto al 2023, quando c’era una sola moschea a svolgere attività ecologicamente certificate: Roswell Community Masjid, RCM. Che ancora oggi ogni sabato tiene le proprie cene zero-waste iftar RCM, e ha un contratto di smaltimento e riciclo annuale con la ditta specializzata Goodr.

Monitoraggio dei rifiuti

Al Masjid Fatimah di Stone Mountain, Mohammed Ata Ur Rasheed collabora alla gestione dei rifiuti durante il Ramadan. Seduto su una sedia pieghevole lunghe ore ogni sera spiega ai frequentanti maschi come comportarsi nella raccolta differenziata. E si tratta di circa 150 partecipanti ad ogni iftar. «Si spreca tanto cibo». Piatti consumati solo a metà, qualche volta intatti. Per non farsi notare quando li buttano via interi coprono con un altro piatto. Qualche volta gli grido guarda che ti ho visto! E consiglio magari di prendere porzioni più piccole. Il cibo è disponibile. Ho raccolto parecchio pane gli ultimi due giorni che non piaceva e provavano a buttar via» (in alcune moschee ci sono volontari della distribuzione che preparano e distribuiscono piatti su misura per i frequentatori invece di lasciarli ad ammucchiare esageratamente dopo la giornata di digiuno).

Ridurre gli sprechi non è solo una questione religiosa ma anche economica. Secondo Rasheed la moschea avrebbe già risparmiato quasi mille dollari non dovendo chiamare la raccolta rifiuti della Gwinnett County per gli avanzi: si accumulavano cinque sacchi ogni sera, oggi diventati uno solo. Masjid Fatimah mette ancora a disposizione bottigliette di plastica per l’acqua. Ma quest’anno per ridurre il lavoro di riciclaggio ha messo avvisi e istruzioni su cartelli vicino alla distribuzione. «Ogni giorno ricordo alle persone di mettere le proprie iniziali sulla bottiglia. E dopo aver finito levare il tappo e accartocciare il contenitore per occupare meno spazio nel sacco.

Alla fine della serata, frugando nel bidone del compost prova anche a portarsi a casa cose da dare ai polli o mettere in concimaia coi vermi rossi. Rasheed, già giardiniere a Hyderabad, India, passa ogni giorno due ore tra le arnie in giardino e e la permacoltura dopo il lavoro di biologo; l’orto produce quintali di verdura ogni anno per la famiglia di quattro persone. In moschea spiega ad altri aspiranti coltivatori come sfruttare la pizza avanzata al Ramadan nelle aiuole dell’orto e er eliminare le erbacce. Sono sempre di più i fedeli che lo imitano portandosi a casa dei rifiuti da riciclare in qualche modo.

«Custodi della Terra»: i gruppi per l’ambiente

Ayesha Abid è la coordinatrice dei programmi al Georgia Interfaith Power and Light. Si definisce ufficiosamente la responsabile associativa dei musulmani e opera dal 2023 per accrescere il numero di organizzazioni della sua religione che adottano riciclaggio e risparmio energetico. «Difficile calcolare esattamente, qui siamo nella Bible Belt e organizzazione religiosa significa soprattutto molte chiese, ma complessivamente nello Stato dovremmo essere in 150 green team» spiega Abid. «Su 100 moschee se esistono quindici gruppi ambientalisti siamo già ben rappresentati». La moschea di Al-Islam a East Atlanta fa per la prima volta quest’anno il compostaggio, e ha anche ottenuto finanziamenti per i pasti rituali serali a rifiuti zero. Attiva dal 1958, è il più importante e antico centro islamico nell’area metropolitana di Atlanta.

«Fare compostaggio non è una attività costosa o complicata – continua Abid – ma possono esserlo addetti e volontari. La cosa che si sente più spesso è proprio che non ci sono abbastanza volontari e c’era una donna della moschea di Atlanta Al-Islam che si prendeva sei-otto sacchi di scarti compostabili-riciclabili da portar via in un furgoncino. Il fatto è che dovrebbero essere i fedeli a mettersi a disposizione, adesso ci sono soprattutto donne». Sia East Cobb Islamic Center, che Al Furqan West Cobb Islamic Center, e Roswell Community Masjid, hanno come obiettivo l’eliminazione delle bottiglie di plastica monouso e chiedono alla comunità di portarsi dei contenitori per poter poi riportarsi a casa il cibo avanzato invece di buttarlo nella spazzatura.

«Sono cresciuta in Georgia frequentando le moschee e mi ricordo benissimo tutti i Ramadan quando le zie e le loro amiche non capivano più quale fosse la propria bottiglia di plastica così ne aprivano un’altra e la buttavano nella spazzatura. I volontari si stancano già per la giornata di digiuno non hanno più voglia ed energia per portarsi tutto a casa a fare il compost nell’orto. Il credente in particolare durante il Ramadan dovrebbe sentirsi Custode della Terra, e non ho mai capito il senso di tutto questo spreco. Molta gente pare non pensarci, magari chiede ma poi non ci bada. Però possiamo fare di meglio». 

da: Grist, 16 marzo 2025; Titolo originale: A greener Ramadan: How Atlanta-area mosques are cutting food waste during the Muslim holy month – Traduzione di Fabrizio Bottini

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