A Milano nessuno è innocente

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Foto F. Bottini

L’abituale frequentatore di questo blog potrebbe essere sorpreso dalla segnalazione di un libro di narrativa (nello specifico un noir) la cui trama si sviluppa a partire dal brutale assassinio di un noto avvocato d’affari milanese. In effetti A Milano nessuno è innocente di Gianluca Ferraris (Novecento Editore) si scosta parecchio dai testi presenti nella sezione “Antologia“ o citati dagli articoli di Città Conquistatrice. Che c’entra l’uccisione di un avvocato d’affari appartenente alla upper class milanese con i temi del mutamento e delle relazioni urbane, con la progettazione di grandi interventi urbanistici, con la realizzazione di Expo2015?

Ce lo spiega Gabriele Sarfatti, l’io narrante del racconto. Un giornalista di cronaca, un po’ Marlowe e un po’ Ispettore Coliandro, si ritrova a seguire quello che sembra un caso di nera da routine, i cui sviluppi porteranno invece a far emergere una geografia di potere politico, professionale e imprenditoriale nella metropoli, intorbidita dalla presenza ormai stabile e consolidata della ‘Ndrangheta.
Man mano che la storia prosegue, il movente principale dell’omicidio appare essere legato a una trama di scontri e manovre illecite per l’aggiudicazione del più grande appalto di Expo, quello relativo alla costruzione dei padiglioni dei Paesi ospiti, che rappresenta il boccone più ghiotto di un affare, l’esposizione mondiale, di cui la criminalità ha già un cospicuo controllo dei lavori.

Nello sviluppo del racconto, ambientato tra la primavera e l’autunno del 2014, la verosimiglianza dei fatti (poi consolidata dalle inchieste giudiziarie) mette in relazione gli effetti dal punto di vista della nuova geografia urbana, derivanti dal decadimento di una classe imprenditoriale «che fu della Milano da bere e che oggi ha le pezze al culo», dalla corruzione di una classe professionale e manageriale ormai screditata, dalla voracità e dalla capacità affaristica di una criminalità ormai in grado di controllare diversi livelli del processo economico, per intendersi dal facchinaggio dell’ortomercato fino ai salotti buoni della finanza, alle grandi gare di appalto di servizi e lavori.

L’affresco che emerge evidenzia ed esemplifica anche quanto alcuni aspetti e metodi che caratterizzano la gestione delle grandi opere e dei grandi interventi costituiscano l’humus per l’attecchimento di fenomeni che attraverso la corruzione favoriscono l’espansione del controllo e delle attività criminali. Rende evidente cioè che dietro la logica del progetto “chiavi in mano”, dietro grandi macchine organizzative mosse da logiche emergenziali, spesso si nasconde un lato oscuro, perennemente in agguato, in grado di percepire ogni elemento di crisi e trasformarlo in opportunità per il business criminale.

La lunga lista di “accidenti” che hanno caratterizzato il faticoso percorso di Expo e che tuttora rischiano di condizionarne pesantemente il futuro  ha di fatto generato un clima in cui effetti sono ormai al centro delle recenti indagini della Procura. Analogamente, i recenti fatti di cronaca, restituiscono una diffusione del “metodo” a scala nazionale, con ripercussioni di cui non si è ancora in grado di misurare la portata. Per chi non ne avesse l’abitudine, la lettura di questo libro che comunque risulta avvincente e a tratti divertente, può costituire l’opportunità di guardare con occhio un po’ più critico e smaliziato quel mondo e quel sistema di decisioni che spesso, attraverso logiche opache e motivazioni bizzarre ed estemporanee, ci propone interventi sul contesto urbano “epocali”, “straordinari” o “urgenti”.

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