L’urbanistica e i problemi aeronautici (1937)

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Foto (eroica) F. Bottini

Camerati! Permettete ad un vostro collega che da anni si occupa dei problemi di urbanistica aerea di farvi una raccomandazione: non dimenticatevi mai nella trattazione dei problemi, sia coloniali, sia rurali, sia regionali, di prendere in attento esame l’addentellato aeronautico. Per addentellato aeronautico non intendo già parlare dei criteri urbanistici per la difesa passiva delle città, perché tale questione non è di competenza del Ministero dell’Aerodinamica al quale spetta la difesa attiva, intendo invece parlare delle necessità aeroportuali sia civili che militari. Per quanto riguarda la difesa passiva, come pilota posso confermarvi le conclusioni, frutto di una apposita Commissione: per diminuire le offere aeree nemiche, è opportuno seguire i seguenti criteri principali:

  • compatibilmente con le esigenze del traffico e dell’economia diminuire il più possibile la percentuale di superficie costruita elevando gli edifici;
  • abolire le chiostrine, i cortili e gli spazi chiusi, ed evitare la formazione di strade corridoio;
  • adottare compatibilmente alla disponibilità del ferro, strutture in cemento armato, con pannelli di muratura leggera;
  • di preferenza studiare il convogliamento del traffico in una rete di arterie sotterranee con la possibilità evidente di trasformarle all’occorrenza in un ricovero continuo. Questo criterio della doppia utilizzazione può essere esteso vantaggiosamente a tutte quelle costruzioni civili che potendo essere agevolmente collocate nel sottosuolo, possono essere adibite a ricoveri collettivi in caso di bisogno;
  • evitare di addensare ed allineare le costruzioni che possono costituire bersagli di particolare importanza.

Dopo questa breve parentesi, accennerò alla funzione dell’Aeroporto civile nella città moderna. L’aumento continuo, vertiginoso, della velocità e della portata dei velivoli, il perfezionamento degli strumenti di navigazione e dei mezzi di protezione per il volo, hanno accresciuto con ritmo parabolico i traffici civili. Nel solo decennio 1926-1936 le velocità sono più che raddoppiate passando da 150kmh a 350kmh e già si intravede la possibilità prossima dei 500kmh. Per quanto riguarda il peso del carico si è passati da 5 a 10 tonnellate, ma si prospetta una moltiplicazione di parecchie volte, sino a 100 e forse 200 tonnellate. In America i passeggeri nello stesso decennio sono cresciuti da 417.000 triplicando sino a 1.200.000. In un futuro non molto lontano, la stazione aerea assorbirà gran parte del traffico, specie per le grandi distanze, che oggi è affidato ai mezzi ferroviari, marittimi ed automobilistici: per quanto questi ultimi avranno sempre la loro importanza, si può prevedere che i traffici aerei sia dal punto di vista militare, che politico sociale ed economico, avranno un ruolo di primissimo ordine.

Naturalmente la stazione aerea dovrà essere collegata intimamente agli altri mezzi di trasporto, sia per passare con celerità da un mezzo all’altro, senza annullare o ridurre i vantaggi di tempo acquistati col mezzo aereo, e sia per la necessità di riguardare in maniera unitaria il problema dei collegamenti extraurbani dei vari centri di attività. Se è vero che le comunicazioni inquadrano i problemi urbanistici, ritengo di avere dimostrato come il problema della stazione aerea debba da voi essere considerato problema di primo piano – tanto più se si considera che una stazione aerea civile di grande città costituisce un complesso di grande mole – trattasi di almeno 200 ettari di terreno, e di una media di mezzo milione di mc di costruzioni. Per quanto ho precedentemente detto, una città ideale da realizzare, ad esempio, in Colonia, dovrebbe raggruppare in una stessa zona la stazione aerea, la stazione ferroviaria, la stazione per le autolinee e la stazione fluviale o marittima. Il complesso delle stazioni dovrebbe venire ubicato il più possibile in zona baricentrica della città, e perché ciò non sia d’ingorgo al traffico, la località dovrebbe essere circondata da una vasta zona di verde, la quale oltre che costituire una zona di rispetto all’Aeroporto potrebbe accogliere le istituzioni sportive e di riposo del centro urbano.

Con questa disposizione la città potrebbe svilupparsi tutta intorno secondo uno schema radiale con zonizzazione a settori. Uno schema urbanistico così inteso, presuppone naturalmente l’ubicazione sotterranea delle linee ferroviarie radiali. Le autostrade potrebbero dipartirsi secondo l’asse maggiore del campo di atterraggio libera da ostacoli in elevazione per il cosiddetto volo cieco. Permettetemi un’altra viva raccomandazione: volate e consigliate a volare. In un articolo recentemente da me scritto per la Rassegna di Architettura, dicevo tra l’altro:

«Facilmente si comprende come solo chi ha la consuetudine del volo, la familiarità delle visioni dall’alto, e sotto le più varie condizioni di luce, di prospettiva, di riflessi e trasparenze aeree, diffusioni cromatiche e volumetriche, possa meglio conseguire una armonica ubicazione di massa di volumi che dall’alto si fondono in un panoramico equilibrio coi tracciati stradali, con la distribuzione delle alberature e con la fisionomia topografica circostante. Ne risulta un tutto armonico la cui preventiva concezione d’insieme non è possibile se non al tecnico e all’artista che possiede una grande familiarità col panorama aereo. E se ogni architetto chiamato a studiare determinati piani regolatori e a risolvere determinati problemi urbanistici, facesse precedere al suo studio a tavolino accurate ricognizioni aeree, sarebbe certamente molto facilitato nel suo compito».

L’aeronautica militare seguendo propri concetti organici e strategici, costruisce con crescente intensità aeroporti militari e campi di fortuna in varie località del territorio. L’aeroporto militare deve intendersi quella cittadina aeronautica ove in tempo di pace vivono e si addensano centinaia di ufficiali, sottufficiali, specialisti ed avieri, ed ove volano decine e decine di velivoli. In tempo di guerra la Regia aeronautica si servirà di campi di manovra esistenti e molti altri ne dovrà creare nelle zone che più interessano le operazioni per meglio assolvere i propri compiti di offesa e di difesa. Tutte le volte che deve istituirsi un nuovo campo l’aeronautica deve espropriare zone di terreno di massima intensamente coltivate e sparse di abitazioni coloniche, sostenendo oneri non lievi ed arrecando un perturbamento a numerose famiglie e numerosi proprietari. D’altra parte le esigenze militari sono sovrane e non si possono discutere e l’esperienza ha dimostrato che i migliori sedimi per campi di atterraggio sono quelli costituiti da ottimo terreno agrario.

Molte volte ottime zone di terreno anzi zone ideali non possono essere prescelte perché tagliate da importanti reti stradali e ferroviarie e quindi di onerosissimo esproprio. Esistono in Italia molte zone da bonificare e trasformare. Per queste zone richiamo costantemente l’attenzione di coloro che dovranno redigere i piani urbanistici, con modesti accorgimenti potranno lasciare sgombre di fabbricati, strade eccetera, quelle distese di terreno che possono venire utilizzate come terreni d’atterraggio. La Regia aeronautica in questo campo gradirà la massima collaborazione, ed è pronta in ogni momento a fornire elementi di studio e di decisioni: non è da escludere nemmeno la possibilità di disporre di zone di terreno che i veri contadini debbono mantenere coltivate a parte uno vicino all’altro per avere una zona piana e sgombra di qualsiasi ostacolo che al momento del bisogno può venire rapidamente utilizzata. L’Amministrazione in questo caso, sempre che la zona interessi, potrebbe anche prendere in esame la possibilità di concedere contributi.

Concludo affermando che la Aeronautica vedrà favorevolmente la realizzazione di tutte quelle decisioni che potranno comunque facilitare la definizione e l’attuazione organica dei nostri aeroporti e campi di atterraggio: personalmente ritengo che la creazione di Enti con attribuzioni urbanistiche e la costituzione di Demani centrali possano apportare un contributo notevole, confido sulla vostra comprensione dei problemi aeronautici, e se alle realizzazioni di essi porterete anche un solo granellino, avrete la soddisfazione di aver contribuito all’efficienza dell’arma azzurra, sicuro fattore di potenza e di gloria.

Da: Istituto Nazionale di Urbanistica, Atti del 1° Congresso Nazionale di Urbanistica, Roma 5-7 aprile 1937, Volume 2, Relazioni Aggiunte [il Relatore è Generale dell’Aeronautica]

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