Spazio pubblico nel centro storico di Bergamo

LABORATORIO DI IDEE PER LA CITTÀ, BERGAMO CITTÀ ALTA E COLLI
L’UTILIZZO DELLO SPAZIO PUBBLICO NELLA CITTÀ STORICA, LE PIAZZE, IL CASTELLO DI BERGAMO

La città contemporanea è al centro del dibattito e costituisce un grande fuoco di analisi. Con essa si trattano le trasformazioni delle destinazioni d’uso urbanistiche, si discute per come si possano attuare le analisi tese all’interpretazione politica del territorio (che nel nostro caso è storico), generatori di legami sociali che richiamano al rapporto stretto tra la forma fisica e la struttura sociale. Città Alta, in questa fase, assorbe il tumultuoso sviluppo turistico del riconoscimento UNESCO delle sue mura venete. Le vecchie incrostazioni del disagio sociale degli abitanti si sono ispessite, la struttura sociale è mantenuta salda dall’autogoverno dell’associazionismo locale cha ha contrastato la generazione della confusione e incoraggiato la comprensione dei fenomeni in corso. In questa fase storica, architetti, sociologi e urbanisti stanno abbandonando la riflessione sui centri storici delle nostre città e il dibattito si concentra sulle periferie. Noi preferiamo concentrarci sul quartiere di Città Alta, perché da lì ne esce il senso della nostra vita, della collettività. Il nostro lavoro indaga sulle forme e gli usi dello spazio pubblico che è un diritto di ciascuno ed è parte della condizione urbana della città.

L’utilizzo dello spazio pubblico nel borgo storico

L’idea di questo documento è scaturita all’interno del dibattito svoltosi in città e tuttora vivace sull’utilizzo degli spazi pubblici cittadini, in particolar modo di quelli che caratterizzano Città Alta. Riteniamo che una riflessione su questo tema sia necessaria, perché troppo spesso le questioni sono presentate in modo distorto e fazioso, per non dire interessato e parziale: per esempio, spesso si assume la qualità d’iniziative nello spazio pubblico del borgo semplicemente in rapporto al numero dei partecipanti, senza alcuna preoccupazione di verificare il loro significato compatibilità con i caratteri storici, artistici e urbani dei luoghi dove vengono svolte le attività. Desideriamo anche, con questo nostro lavoro, ravvivare tutte le forme di partecipazione e collaborazione tra gli operatori di settore, al fine di migliorare alcuni aspetti di tipo logistico che congestionano la maggior parte degli spazi pubblici urbani, sottraendoli al pieno godimento pubblico, condizionandone azioni di tutela e valorizzazione.

Iniziative svolte e previste

Foto A. Tiraboschi

Abbiamo promosso un primo dibattito pubblico con qualificati esponenti della cultura e della amministrazione cittadina il 10 Marzo 2016, seguito con interesse da abitanti e attori della città, in cui abbiamo presentato anche alcune interviste agli abitanti di Città Alta sull’argomento e un secondo incontro per fare sintesi e individuare alcuni obiettivi amministrativi e le relative proposte metodologiche e organizzative. Si prevede di monitorare in seguito l’evolversi delle varie situazioni e l’efficacia dei provvedimenti amministrativi e della società civile auspicati e di ampliare la ricerca sulle criticità specifiche di altri spazi pubblici significativi del borgo oltre a Piazza Vecchia e Piazza Mascheroni come ad esempio gli Spalti delle Mura Venete, Colle Aperto, la Fara, il Castello di San Vigilio con il Sentiero dei Vasi e le Scalette sui Colli.

Lo spazio vuoto

Precisiamo che ai fini della discussione sia importante osservare che il carattere del vuoto di una piazza è un elemento imprescindibile e sostanziale. Per cercare di chiarire il concetto si possono distinguere l’aspetto spaziale, con la dilatazione della larghezza viaria, e quello immateriale e identitario, per cui una comunità vi si trova rappresentata, compresa, libera di relazionarsi ed esprimersi. Ogni utilizzo temporaneo o permanente del vuoto deve rispettare la sua essenza ambientale.

In particolare, i vuoti nel nostro borgo sono spazi vitali dove ci si incontra, ci si guarda, perché li percorriamo, ci riposiamo, ci relazioniamo, ci lavoriamo, luoghi e non luoghi, occasione di manifestazioni culturali troppo spesso occasionali, mai inquadrate in un disegno più ampio di respiro internazionale, da rete lunga, che ci fa asserire che se il contesto della città fisica è altamente adeguato per gli appuntamenti internazionali, l’offerta culturale è insufficiente. Le politiche per dare slancio «al nuovo« sono deboli tentativi di innovazione, senza una visione strategica, con una mancanza di progettualità e di relazioni verticali e orizzontali di cui il nostro borgo soffre da tempo. Dunque il vuoto offre possibilità di innovazione progettuale nelle pratiche d’uso dello spazio, il pieno, invece, è costituito dagli edifici, dai negozi. Vuoto e pieno favoriscono quell’andirivieni tra la piazza, il negozio e la via e costituiscono quella particolare relazione sociale di Città Alta, elemento fortemente distintivo, custodito con cura in passato dalle Amministrazioni comunali.

La città storica e la sua fragilità

La città storica presenta una sua fragilità, soprattutto per quanto riguarda la sua configurazione materica e formale esterna, tanto è vero che si parla di risanamento conservativo, di restauro, tesi a valorizzarne o recuperarne i caratteri storici e artistici. Anche la popolazione del borgo presenta una sua fragilità, per le pressioni indotte da attività speculative e commerciali, che condizionano per esempio il mercato delle abitazioni e i servizi di vicinato, per cui si dovrebbe cercare di equilibrare queste tendenze economiche della contemporaneità proprio per proteggere la comunità degli abitanti. La pressione del traffico veicolare e l’assalto giornaliero dei city users, risulta forse l’elemento più evidente e contrastato in questi ultimi anni: è indubbio che una sua regolamentazione restrittiva a favore di altri sistemi collettivi di trasporto possa restituire condizioni di maggiore vivibilità, sostenibilità e salvaguardia della stessa struttura spaziale e materiale degli spazi storici, anche per l’aumento esponenziale degli spostamenti in questi ultimi anni, mobilità peraltro caratteristica della città secolare contemporanea (Cox, 1968) e di per sé tutt’altro che negativa.

Aspetto non secondario è quello relativo alle manutenzioni delle pavimentazioni, edifici e arredi degli spazi pubblici, soprattutto quando vengono usurate da persone e veicoli. Vanno adottati sistemi dedicati che sappiano custodire le tecniche appropriate per le riparazioni e garantire tempestività. Va contrastata inoltre la tendenza degli esercenti all’appropriazione degli spazi pubblici con invasive e antiestetiche occupazioni di porzioni eccessive delle piazze, anche in controtendenza alle aspettative di ricavo economiche della Amministrazione Comunale, a cui si deve la recente regolamentazione che favorisce l’installazione dei dehors, strutture più o meno chiuse per estendere nello spazio pubblico le attività degli esercizi pubblici, con il fine di rivitalizzarlo.

Sostenibilità delle attività permanenti e temporanee

I criteri di selezione delle attività permanenti e temporanee a nostro avviso dovrebbero considerare pertanto principalmente la sostenibilità ambientale in senso ampio in rapporto al bene che viene utilizzato, rispettandone i limiti strutturali e sociali. Tanto sarà sempre più necessario considerando che la frequentazione giornaliera di Città Alta per lavoro, svago e turismo porterebbe già mediamente circa 15.000 presenze nell’arco della giornata e tale dato si può considerare attendibilmente in aumento, sia per la vicinanza dell’aeroporto, che per l’incremento di prestigio internazionale della città, ad esempio con il riconoscimento Unesco per le Mura Venete.

Significatività delle attività permanenti e temporanee

Strettamente correlato al punto precedente rimane il concetto che, dovendo selezionare le attività e contenerne la quantità si debbano accettare solo quelle che contengano elementi di significatività con la storia, l’arte e la comunità locale, spostando in altri luoghi cittadini quelle che non presentano correlazioni. Non possiamo accontentarci di assumere come aspetti qualitativi quelli legati semplicemente al numero di persone coinvolte e partecipanti, come nel caso della Piazza Vecchia Verde, progettata dai maestri del paesaggio, che nasconde per un mese con gli allestimenti gli oggetti che compongono lo spazio monumentale di Piazza Vecchia. Si fa osservare, per esempio, che l’Amministrazione Comunale ha deciso di escludere la concessione degli spazi di Città Alta per manifestazioni politiche, per proteggere i luoghi, ma non di selezionare parimenti le altre attività particolarmente invasive. Di contro ha deciso di non concedere più Piazza Vecchia per il Giuramento dei Cadetti della Guardia di Finanza per le ingombranti tribune metalliche destinate al pubblico.

L’arredo urbano

L’arredo urbano investe molteplici componenti, come l’illuminazione, la segnaletica, i tavolini e le tende da bar e i gazebo informativi, ma investe anche aspetti di tipo logistico, come i cestini gettacarte o i sistemi di raccolta dei rifiuti urbani e le modalità di approvvigionamento degli esercizi pubblici. Dopo le linee d’indirizzo al riguardo espresse dalla Giunta Comunale nel 1986 e relative a Piazza Vecchia, che hanno messo un po’ di ordine nel luogo, non ci sono più stati aggiornamenti, tranne le scarne indicazioni inserite all’interno dei vari Piani Particolareggiati. Riteniamo che il tema vada ora riaffrontato anche in termini di progettazione coordinata di tutti i sistemi che tenga conto sia delle esigenze del quartiere e della città, sia di quelle del turismo, scolastico e internazionale, oltre che delle nuove forme di ospitalità. In particolare riteniamo che ciò che nella delibera del 1986 era ritenuto preferibile (…«non delimitare lo spazio utilizzato con tavolini mediante siepi di fiori o di verde»…), alla luce dei trenta anni di progressiva occupazione della Piazza Vecchia da parte di attrezzature di ristoranti e bar, si debba chiarire meglio con regole comprensibili, che non diano spazio ad equivoci interpretativi, ma consentano di uniformare gli interventi dell’arredo urbano della piazza con criteri che rispondano alla qualità urbana e alla delicatezza dell’ambiente storico.

Gli aspetti logistici legati agli spazi pubblici.

I modi di uso di un luogo determinano complessi problemi di tipo logistico che vanno analizzati e risolti in modo «concatenato» con il coinvolgimento degli abitanti. Se si decidesse per esempio di ridurre i veicoli adibiti agli approvvigionamenti di beni di consumo si dovrebbero adottare sistemi di distribuzione coordinata, che impieghino automezzi ecologici e di piccole dimensioni, che possano contare su depositi d’interscambio, e questi saranno economicamente sostenibili solo se posti a servizio per esempio di più borghi storici della città (Bergamo 2.035, 2010).

Due casi studio: Piazza Vecchia e Piazza Mascheroni

Foto A. Tiraboschi

Abbiamo predisposto due documenti di analisi che esprimono criticità di due luoghi campione di Città Alta (Piazza Vecchia e Piazza Mascheroni) e delineato alcuni suggerimenti. Si tratta di osservazioni che crediamo possano evidenziare la complessità e interdisciplinarità delle situazioni che possono essere affrontate efficacemente solo con progettazioni partecipate e condivise, reperimento di risorse pubbliche e private, con una buona programmazione amministrativa.Per la Piazza Vecchia inoltre ci sono alcune destinazioni funzionali di interesse pubblico importanti, quali quella dell’ex Chiesa di San Michele e del Palazzo del Podestà che vanno individuate e valorizzate nel pieno uso urbano attraverso una valutazione complessa che tenga conto di tutti gli aspetti cui abbiamo solo accennato.

Si ritiene che comunque non sia possibile né opportuno generalizzare gli approcci di intervento, ma che sia indispensabile elaborare dei programmi specifici e integrati per ogni luogo e che vengano definiti con la più ampia partecipazione e condivisione possibile con tutti i portatori di interessi, operando le inevitabili mediazioni dei conflitti. Si considera, inoltre, che le decisioni promosse dalla Pubblica Amministrazione si debbano svolgere attraverso processi decisionali trasparenti, perché altrettanto comprensibile deve risultare la gestione dei conflitti, l’identificazione dei meccanismi relazionali che contribuiscono a determinare gli esiti delle decisioni delle politiche pubbliche.

Proposte Operative

Rilevato che la strumentazione urbanistica vigente, anche di piano particolareggiato, non è in grado di affrontare concretamente la complessità e le specificità di un governo democratico degli utilizzi degli spazi pubblici, che sono state sciolte le Circoscrizioni del decentramento amministrativo, le quali negli anni scorsi si erano fatte carico almeno parzialmente di questi problemi amministrativi, che le necessarie progettualità debbano avere come attori principali coloro che nel luogo «della città storica« sono i portatori di interesse, che siano residenti, commercianti, operatori istituzionali e turistici, sarebbe opportuna e pertinente al caso trattato l’istituzione di un Gruppo di Studio e di Proposta per la gestione degli spazi pubblici di Città Alta e dei Colli, promosso in tempi brevi dalla Amministrazione Comunale, a guida pubblica, con la partecipazione di tecnici, cittadini residenti, commercianti e gestori di esercizi pubblici, rappresentanti delle associazioni culturali e sociali. Pensiamo che il ruolo del delegato di quartiere possa essere centrale, operando con la dovuta trasparenza e attivando la più ampia partecipazione e interagendo con la stessa Amministrazione comunale.

Per quanto riguarda la necessità di migliorare gli interventi di manutenzione e riparazione delle pavimentazioni e arredi stradali, siamo sempre più convinti che solo una squadra operativa di manutenzioni assunta e incardinata nella pianta organica del Comune, o un appalto pluriennale dedicato ad impresa specializzata tramite bando, possano garantire la competenza e la qualità degli interventi, sia nell’uso di materiali appropriati che nella loro posa, garantendo la necessaria tempestività nei ripristini.

La piazza esprime la qualità globale dello spazio relazionale e la dimensione di un’estetica tradizionale. Oltre la moda accattivante del momento, deve accogliere, servire, rappresentare al meglio il suo ruolo di centralità urbana. Questo è l’obbiettivo che andrebbe perseguito. Non è possibile riflettere per soluzioni o programmi universalmente spendibili. L’azione preliminare deve poter costruire un quadro generale a cui riferirsi, esaustivo e certamente inclusivo. Allora meglio agire con prudenza, per politiche, piuttosto che per piani, capire bene che cosa accade nello spazio pubblico, ove la proposta costituisca terreno di dialogo, rappresenti una fase di passaggio aperto, flessibile, del divenire, adatto ad accogliere i cambiamenti e le sfide che ci attendono. È necessario lavorare per definire e dare senso ai fenomeni in atto. I bisogni della gente del borgo stimolano il dibattito che, se ascoltato, costituisce il forte respiro della città.

Lo spazio pubblico è deputato a svolgere il ruolo di formatore di identità che in questa fase storica è plurale e variabile. L’approccio tra culture diverse non deve essere gerarchico ma orientato a coltivare quelle espressioni e quella consapevolezza che la piazza sia rappresentata su presupposti fondati sul dialogo tra soggetti e attori, interpreti dei valori civici del presente e del passato. La cura e il progetto di trasformazione anche temporanea della piazza, che non si dimentichi, è bene comune, sono determinanti per comunicare al visitatore attento, la nostra storia. A tal proposito la riflessione del sociologo urbano Guido Martinotti (2017, p. 248) ci appare pertinente quando ci avverte che: «Chi trasmette la propria esperienza ha l’ambizione e l’illusione di consegnare al destinatario un messaggio esauriente, in cui ogni virgola, ogni accento ha un significato ben preciso che non dovrebbe andare perduto. Ma il destinatario recepisce solo dei frammenti e li riutilizza come meglio gli riesce: solo con lo studium, cioè la fatica dell’imparare, che va molto al di la di quella che ci viene imposta nelle aule scolastiche, ciascuno di noi riesce a dare un senso più o meno coerente ai frammenti della propria vita, unendoli ai frammenti dell’esperienza della vita di chi ci ha preceduto, in un’opera di costruzione del futuro sul passato che non ha mai fine». Cioè occorre immaginare soluzioni politiche e tecniche capaci di innescare processi di rigenerazione urbana.

In conclusione, la nostra proposta di una diversa visione della gestione urbana dello spazio pubblico non ha la pretesa di essere immediatamente tradotta in regole amministrative e progetti urbani per la città. Ci siamo posti delle domande, abbiamo sollevato dubbi e cercato insieme delle risposte. Mai come ora in Città Alta c’è bisogno di equilibrio tra le forme urbane, gli usi e la qualità degli spazi pubblici. Con il nostro lavoro vorremmo contribuire alla generazione di un dialogo pubblico in grado di costruire un discorso sulle politiche urbane, per definire regole e visioni condivise.

Riferimenti:
Harvey Cox, La città secolare, Vallecchi, Firenze 1968
Guido Martinotti, Sei lezioni sulla città, a cura di Serena Vicari Haddock, Feltrinelli, Milano 2017
Bergamo 2.035- A New Urban Concept (2010)

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