La casa nella città sostenibile (2009)

Si esamina qui di seguito il tema dello spazio interno della casa, affollamento, soleggiamento, il problema delle attività lavorative a casa e dei possibili ampliamenti. Poi si passa allo spazio circostante la casa, le densità, gli spazi aperti. E ancora alla accessibilità di case e quartieri. Un tema che si articola in molti altri quando si parla di abitazione per la eco-città: può trattarsi di trasporti, del tipo di godimento e assegnazione, all’organizzazione spaziale, all’eguaglianza in termini di relazioni fra diversi gruppi sociali e alla loro possibilità di accedere alla casa. Tutti questi, sono aspetti dell’abitare nella eco-città insiti nel concetto di sostenibilità.

Lo spazio della casa nella eco-città

É importante, lo spazio interno della casa: ci deve essere flessibilità nell’uso di questo spazio, e deve essere sufficiente a consentire privacy ai componenti del nucleo familiare. Però, le nuove case britanniche sono tra le più piccole d’Europa. La superficie media (comprendendo sia case che appartamenti) è di soli 76 mq; è la Danimarca ad avere la media più elevata per le nuove costruzioni, con una superficie di 137 mq, e la Grecia al secondo posto con 126. In Francia, la media è oltre 111 mq. I dati della Home Builders Federation e di altre associazioni mostrano come la casa media costruita in Gran Bretagna nel 2009 sia più piccola del 55% rispetto a quella di 80 anni fa. E che contenga il 20% in più di stanze di quanto non avvenisse un quarto di secolo fa.
Il tutto andrebbe benissimo se la gente fosse soddisfatta di questi criteri. Ma i sondaggi, come quelli condotti dalla Commission for Architecture and the Built Environment (CABE), mostrano alti livelli di insoddisfazione, ad esempio per gli spazi dedicate al riciclaggio, o quelli interni perché i bambini possano socializzare. La eco-città offre un’occasione di dimostrare come sia possibile migliorare sia sul fronte delle dimensioni che dell’organizzazione interna.

Un elemento essenziale di cui tener conto è l’indicazione del Planning Policy Statement per le Eco-Città perché le case abbiano i requisiti di spazio richiesti da Lifetime Homes Standards e English Partnerships (oggi Homes and Communities Agency). Si possono trovare al sito Homes and Communities , o in un’altra versione a quello English Partnerships . La HCA ritiene di aver armonizzato i criteri in vigore dall’aprile 2011 seguendo le indicazioni di consulenti e interessati del settore.
I criteri Lifetime Homes sono riassunti sul loro sito web e in un opuscolo. Importanti non sono solo quelli quantitativi, ma l’organizzazione degli spazi e l’accessibilità interna ed esterna. Esiste però il rischio che questi criteri vengano utilizzati come tetto massimo, e a sostituire una riflessione innovativa sugli spazi, la loro articolazione, a che uso possono essere destinati, se e quanto si possano svolgere al loro interno in sicurezza le varie attività. La casa nella eco-città deve dimostrare vantaggi e costi dell’adottare un criterio di spazio più abbondante.

La casa nella eco-città deve anche adottare criteri più avanzati per l’accessibilità in carrozzella. Ciò consentirà a tutti, e a chi usa una sedia a rotelle come elemento essenziale della vita quotidiana, di abitare la eco-città su un piano di parità. In questo documento la TCPA indica come le eco-città debbano adottare il medesimo approccio del London Plan: il 10% di tutte le nuove case progettate per la sedia a rotelle, o facilmente adattabili ad essa (le indicazioni tecniche specifiche si possono trovare al sito http://www.london.gov.uk/thelondonplan/policies/3a-05.jsp).
Come dimostrano i documenti della Habinteg Housing Association, i criteri Lifetime Homes non bastano perché le abitazioni siano davvero localizzate e organizzate per una piena accessibilità in sedia a rotelle. Questi documenti Habinteg di orientamento progettuale si trovano a questo indirizzo , e la guida per la casa con la sedia a rotelle a questo.

Flessibilità dello spazio

Il progetto della casa nella eco-città deve consentire il massimo di flessibilità interna, perché l’alloggio possa adattarsi ad esigenze e circostanze mutevoli. Come ad esempio nel progetto Rogers Stirk Harbour + Partners a Oxley Woods: «Il volume dell’alloggio si adatta a orientamento, variazioni regionali di dimensioni, proporzioni, materiali, pensato per abitarci tutta la vita, implicitamente flessibile sia sul breve che sul lungo termine. L’organizzazione interna è aperta: ad esempio non ci sono pilastri e muri portanti, ad aumentare al massimo la flessibilità. Ad ampliare ancora la possibilità di scelta, [gli architetti] propongono una serie di elementi aggiuntivi a conferire identità precisa. Fra questi elementi, verande, balconi, rampicanti, spazi a studio» (qui il testo integrale )

Affollamento

La eco-città offre un’occasione per affrontare l’attuale consolidato problema del sovraffollamento inglese, sempre più criticato per la sua inadeguatezza (si veda ad esempio qui ). Il Ministero per le aree urbane [Department for Communities and Local Government CLG] si impegna ad arrivare a un rigoroso «bedroom standard».
Un criterio da usare come minimo assoluto nelle eco-città, la cui realizzazione consente di fissare nuovi obiettivi di privacy e funzionali, ad esempio per quanto riguarda uno spazio per studiare in tranquillità. Con vantaggi concreti per le famiglie. Le ricerche di Shelter rilevano come fra I bambini che vivono in abitazioni sovraffollate di cattiva qualità esista una probabilità doppia di avere problemi di salute, e di ritardo scolastico, con conseguenze negative sulle loro possibilità di costruirsi una vita (vedi  a questo indirizzo).

Illuminazione naturale

Il Daylight Factor per stanze da soggiorno e camere (calcolato in percentuale come la quota di illuminazione esterna che passa all’interno) deve essere inserito come criterio corrente di progettazione delle nuove case. In Gran Bretagna oggi esiste il British Standard (BS 8206-2), Daylight Factor minimo (>) 2%. Viene raramente applicato dato che è difficile valutarne i vantaggi. Criterio minimo significa dipendere dall’illuminazione elettrica, salvo nelle giornate con più sole. In una stanza c’è vera illuminazione naturale quando il Daylight Factor è >5%, ci si vede molto bene e l’illuminazione artificiale diventa in genere ridondante. Quindi le abitazioni della eco-città dovranno applicare un Daylight Factor >5%.

Il lavoro a casa

Esistono due rilevanti obiettivi di questo documento con riferimento particolare al lavoro in casa. Il primo è che le persone non debbano essere costrette a muoversi da casa, se le circostanze lo rendono difficile. Il secondo è che la eco-città deve avere un impatto ecologico esemplarmente basso. Si deve tener conto di entrambi gli obiettivi nella progettazione dello spazio della casa, per consentire di lavorarci in modo efficiente, sicuro, preferibilmente in ambiti dedicati. Le norme urbanistiche consentono il lavoro da casa in modo limitato, collaterale alla funzione principale che l’abitazione. Si deve sfruttare questa possibilità al massimo nel pensare le case della eco-città.
Per usi più intensivi può essere possibile una richiesta specifica, e il pagamento per quella parte della casa di alcune tasse aggiuntive in caso di vendita. Nonostante ciò, esistono vantaggi in uno spazio concepito in modo integrato a “abitazione-lavoro” non ultimo il ridurre le necessità di spostamenti per lavoro. Su questo tema si trovano informazioni molto utili sul sito web del Live/Work Network .
Lavorare in tranquillità e sicurezza può comprendere far compiti di scuola, studiare, dedicarsi agli hobby, o farlo per denaro, come professione principale o aggiunta. Il che richiede di considerare aspetti come l’isolamento acustico interno, l’impiantistica – e il wireless – per l’accesso a internet e le apparecchiature.

Ampliare la casa

Il governo ha già semplificato le procedure di concessione nel caso di modifiche e ampliamenti ad una casa o appartamento. C’è una rassegna molto chiara di cosa è permesso sul sito Planning Portal . Le case della eco-città devono fasi portatrici di questo principio di maggio libertà di intervento sull’organizzazione dell’alloggio in modo positivo nel concepire gli spazi. Ad esempio, è possibile inserire per le eco-città nuove possibilità di ampliamento della casa attraverso un Local Development Order, già a partire dalla fase di progettazione. La pianta dell’alloggio deve rispecchiare questo obiettivo, e il progetto comprendere già gli ampliamenti, da realizzare quando la proprietà o l’inquilino ne avranno bisogno.

Densità

50 abitanti ettaro: si occupa molta superficie; non esiste un centro predefinito; il 60% delle persone sta a oltre 500 metri dal centro e userà l’automobile; con questa densità non è proponibile ragionevolmente un trasporto pubblico

É implicito nella volontà di arrivare a emissioni zero, di ridurre il bisogno di spostamenti in auto, il fatto che la densità debba essere una componente chiave della pianificazione generale della eco-città. Ma, date le localizzazioni proposte, e gli impatti dell’isola di calore urbana con gli incrementi medi delle temperature estive dovuti al cambiamento climatico che si verificheranno durante il secolo, appare chiaro come sarebbe inadeguato costruire a densità molto alte. Quindi una delle sfide che si presentano è quella di contestualizzare nella eco-città la riflessione su densità e nodi. Ovvero i rapporti fra insediamento a densità medio-alta e punti di interscambio del trasporto pubblico.
Questo documento non fissa criteri di densità. La Town and Country Planning Association ritiene che vada data ai costruttori la libertà di innovare, di dimostrare come diverse densità possano contribuire al raggiungimento dell’obiettivo emissioni zero. Ma vale comunque la pena di ribadire alcuni punti. In primo luogo il Planning Policy Statement per le Eco-città fissa alcuni criteri di immediato effetto sulla densità dell’insediamento, e in particolare delle case, ovvero:

100 abitanti ettaro: si inizia a ridurre il consumo di suolo; il centro è più definito; chi sta ad oltre 500 metri e userà forse la macchina è solo il 30%; ci si avvicina ad una accettabilità del trasporto pubblico

● Il quaranta per cento della eco-città deve essere spazio aperto.
● Le abitazioni si devono trovare entro un raggio di dieci minuti a piedi da (a) fermata di mezzo pubblico con passaggi frequenti (b) servizi di quartiere.
● La distanza massima da percorrere a piedi per andare a scuola, per i bambini fino a 11 anni di età, è di 800 metri.

150 abitanti ettaro: aumenta l’utenza dei servizi locali; solo il 15% degli abitanti sta ad oltre 500 m dal centro; si può attivare un regolare servizio di trasporto pubblico

Secondo, va tenuto presente che alta densità non significa necessariamente edifici alti. Ci sono complessi da tutti riconosciuti per la caratteristica comunitaria, ma che sono ad alta densità. Ad esempio, quello di Darbourne e Darke, di 45 anni fa per Lillington Gardens a Westminster, con 195 alloggi ettaro, o l’Accordia a Cambridge, che ha vinto nel 2008 lo Stirling Prize, progetto degli architetti Feilden Clegg Bradley, Maccreanor Lavington e Alison Brooks, con 47 alloggi ettaro (65 se si escludono gli spazi per il tempo libero).
É possibile realizzare complessi a densità medio-alte in un contesto di spazi verdi, offrendo sia una ambiente aperto, che spazi condivisi e comuni, che fresco nella stagione calda.
La Densità è anche importante per altri aspetti. In particolare, quando si sceglie fra varie opzioni di fonte energetica, nel caso specifico una produzione congiunta di calore ed energia [CHP – combined heat and power]. La Combined Heat and Power Association raccomanda una densità residenziale minima di 50 alloggi ettaro per contenere il costo di installazione delle condutture. É difficile fissare immediatamente regole rigide, non ultimo perché nel caso di densità inferiori è possibile sviluppare al massimo il fotovoltaico e il solare. Il modo simile, la densità è uno dei fattori determinanti per i trasporti pubblici.

Spazi verdi /aperti

Di eguale importanza rispetto allo spazio interno della casa, è quello che la circonda, che deve essere affrontato col medesimo approccio per creare spazi ampi, innovativi, flessibili. Che devono comprendere superfici minime a orto privato, tutelato dall’edificazione. Nel quadro più generale della eco-città, la residenza si colloca entro una cornice di spazi verdi e aperti. Il PPS richiede che il 50% dello spazio aperto sia di uso comune, e sottolinea come uno dei vantaggi della eco-città sia proprio lo spazio interno ed esterno all’alloggio.
Il nostro documento orientativo sulle Infrastrutture Verdi della Eco-città sottolinea come esse “non possano semplicemente comporsi assemblando superfici marginali o non inserite fra le case” (vedi qui). L’organizzazione degli spazi verdi attorno alle case dovrà ispirarsi al principio di rispondere alle necessità degli abitanti. Ovvero gioco dei bambini, sport e tempo libero, oltre che spazio di riconoscimento e incontro per la comunità, e non segregato per zone a differenti funzioni e attività.

Quartieri accessibili

L’idea di quartiere accessibile comporta una serie di riflessioni, che vanno dal progetto per una popolazione che invecchia, a quello per i bambini, per chi è costretto in sedia a rotelle, per chi ha problemi con la vista, agli affetti da demenza. Nella eco-città questo tipo di approccio riguarda sia le case che il resto degli spazi, e non deve essere considerato una aggiunta specifica.
Il punto di partenza per il quartiere accessibile è quello dell’impegno, così come esposto dalla National Strategy for Housing in an Ageing Society, che tutte le eco- città “siano concepite per quartieri destinati a durare lungo tutto l’arco della vita”. Un impegno che non è ribadito dal PPS sulle eco-città, ma di cui si dovrebbero rispettare i criteri.

Esiste una serie di fonti informative che si possono utilizzare per la progettazione. Ad esempio il programma Inclusive Design for Getting Outdoors propone linee guida su:
● Larghezza di percorsi pedonali e passaggi.
● Spazi adiacenti e condivisi (da ciclisti e pedoni) su percorsi e passaggi.
● Materiali da usare per percorsi e passaggi.
● Salti di livello su percorsi e passaggi.
● Cordoli, con particolare riguardo a cordoli percepibili al tatto, per percorsi e passaggi.
● Attraversamenti pedonali.
● Segnaletica.
● Fermate degli autobus e ripari.
● Panchine.
● Arredi stradali.
Verde stradale.
Gabinetti pubblici.

Titolo originale del rapporto novembre 2009: Creating Low Carbon Homes for People in Eco-towns: eco-towns housing worksheet – Estratti e traduzione a cura di Fabrizio Bottini (purtroppo se alcuni link di riferimento nel testo dovessero risultare non attivi ciò si deve ai cambi di indirizzi delle agenzie e non a pasticci del sottoscritto)
L’immagine di copertina delle Tre Calamite di Ebenezer Howard è ritagliata da TCPA, Garden Cities Today, 2012 

Commenti

commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.