L’orto urbano è una medicina

orti_stecca_porta_nuova

Foto F. Bottini

«Non c’è assolutamente nulla di magico e misterioso nel luogo in sé. Ma resta che la verifica pratica e scientifica dell’applicazione di nuove tecnologie e stili di vita, che riesce addirittura a modificare la biologia del cancro in chi ne è affetto». Inusuale iniziare un articolo con una citazione, ma tant’è, visto l’argomento, che però al solito vorremmo prendere piuttosto alla lontana per chiarirne il contesto generale. In principio c’era l’equivalenza tra città e patologia, e per contro tra campagna e terapia. Un po’ tutti spontaneamente e motivatamente siamo arrivati a quel genere di pensata, che ha dei suoi fondamenti ovvi: la città dell’immaginario è quella vuoi paleotecnologica o paleoindustriale, e la campagna è sognata secondo le classiche immagini dell’idillio verde e felice. Il morbo e la salute assoluti, che però come ci insegna da sempre la logica sono solo dei parametri teorici, da non confondere con la realtà. E invece noi lo facciamo, anzi ci costruiamo sopra addirittura la vita, a volte. Madornale sciocchezza!

Strabismo colpevole

Perché la gente si costruisce attorno quella cosa che chiamiamo città? O se l’hanno già costruita altri ci va tanto volentieri? Perché in un modo o nell’altro ci si sta meglio, ci si sente meglio, altrimenti non si sognerebbero mai e poi mai. Parrebbe un non-ragionamento, a chi pervicacemente persiste nell’errare, e pensa magari ci vanno perché sono obbligati, ci vanno ad ammucchiare soldi per poi spenderli in latte appena munto e campicelli ubertosi, eccetera. E invece i nostri in fondo ad andare in città hanno ragione da vendere, anche se non sanno esattamente perché, lo intuiscono in modo molto vago da migliaia di anni, ma non capiscono perché. La stessa storia del «cercare nuovi equilibri fra città e campagna» dovrebbe a suo modo confermare che le cose stanno proprio così: anche nell’abisso più nero in cui pure i riccastri crepavano respirando i loro stessi fumi (il buon Engels descriveva le miserabili condizioni della classe operaia urbana girellando nei quartieri dei suoi dipendenti tessili a Manchester), nessuno si è mai sognato, salvo rarissime eccezioni nel tempo e nello spazio, di abolire quelle ciminiere, ma solo via via di addomesticarle, perché nel male come insegna da sempre la medicina si trova anche la terapia.

Un’ala di piccione e una fetta di pane bianco

Il medico di famiglia dei Buddenbrook di Thomas Mann, di fronte a quelle «malattie» che considerava sempre e comunque in qualche modo frutto di eccessi alimentari da ricchi, consigliava inequivocabilmente il medesimo eccesso da ricchi addomesticato: una dieta super-raffinata. Si badi bene il ragionamento complesso del dottore: «le consiglio un’ala di piccione e una fetta di pane bianco», ovvero né di continuare ad abbuffarsi di cacciagione e vini pesanti perché quel che conta è il buon umore, né il digiuno che magari fa bene ma deprime, e neppure una botta di farmaci traumaticamente risolutori. Neppure una generica via di mezzo, però, piuttosto un equilibrio ragionato e calibrato, diciamo un nuovo stile di vita sostenibile, con termini attuali. Perché la vita è complicata e non la si può risolvere con gesti semplici: bisogna anche lasciare qualcosa al caso, all’intuizione, soprattutto se l’esperienza insegna che quella fetta di pane bianco e quell’ala di piccione fanno star meglio. Pare più o meno questa, la filosofia medica individuata da un gruppo di lavoro dell’Università dell’Ohio specializzato in terapie per il cancro: non sappiamo esattamente perché, ma un certo stile di vita urbano fa benissimo ai nostri pazienti. Mescolare vita di relazione, vicinanza ai servizi di assistenza e al monitoraggio, ma anche rapporto diretto con quella nuova forma di agricoltura cittadina che sono gli orti, lavorarci, guardarsi attorno, mangiare le verdure. Fa benissimo, fa quasi miracoli. E in attesa di capirne di più: abita in città, ma cercaci i vantaggi della campagna, diventa una specie di prescrizione farmaceutica, anche se assomiglia alla famosa ricetta finta dei Tre Uomini in Barca: stai rilassato e non farcirti il cervello di cose che non capisci.

Riferimenti:
Ohio State University, Center for Clinical and Translational Science, Experimental “Urban Garden” Helps Cancer Survivors Lower Risk for Recurrence and Chronic Illness, 8 dicembre 2015

Commenti

commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.