L’Unità di Vicinato (1929)

Premessa del traduttore

La questione di quanto debba essere grande la «cellula elementare della città», cosa debba contenere, come le sue parti debbano equilibrarsi e rapportarsi l’una con l’altra e con l’intorno, è forse antica quanto l’urbanistica. Ma è nel ventesimo secolo che il problema assume le forme della riflessione scientifica. Come ci ricorda Charles Benjamin Purdom nel suo The Building of Satellite Cities (1949) il tema moderno del quartiere appare già negli schemi della Città Giardino di Howard: è un settore residenziale denominato «Ward», dal nome di una tradizionale cellula amministrativa britannica, raccolto attorno a un edificio scolastico, con una popolazione di 5.000 abitanti.

La sistematizzazione completa del tema, però, avverrà trent’anni più tardi nel corso degli studi per il Regional Plan of New York and its Environs, che vedono come coordinatore generale proprio uno dei primi collaboratori di Howard e sperimentatore sul campo nella realizzazione di comunità modello, Thomas Adams. Il dibattito su questi problemi proseguirà e si amplierà di molto negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, dal Greater London Plan di Patrick Abercrombie e alle New Towns, attraverso più o meno tutti i grandi quartieri di iniziativa pubblica europei, e i più piccoli ma altrettanto importanti esperimenti italiani dei villaggi familiari realizzati dal piano INA-Casa, e successivamente dilatati nei grandi quartieri periferici degli istituti case popolari fino agli anni Settanta.

Il punto di svolta decisivo della questione, però, mi sembra essere proprio l’originale percorso scelto da Clarence Perry, ricercatore della Russel Sage Foundation, nello studio redatto nell’ambito del piano regionale di New York, che mescola l’osservazione empirica di alcune esperienze urbanistiche in corso, ad alcuni auspici di carattere prevalentemente sociale ed educativo, per giungere a fissare, se non un vero e proprio standard (come invece si cercherà spesso più tardi di fare in Europa), una serie di indicazioni utili sia alla grande agenzia pubblica di housing, sia all’operatore privato «illuminato», o semplicemente desideroso di un profitto basato sulla qualità invece che sulla sola capacità di marketing pubblicitario o sulla speculazione.

Tra i molti spunti interessanti, credo che la lettura dei brani di Perry proposti qui (forse per la prima volta in italiano) fornisca un’idea di come idee diverse possano mescolarsi e convergere, secondo un percorso via via induttivo e deduttivo, a definire un «contenitore», la cui forma vuole essere molto più della somma algebrica del «contenuto», ma allo stesso tempo non cristallizzarsi in un modello tale da spaventare investitori, cittadini, potenziali progettisti e soprattutto residenti. E nonostante la dovizia di indici di densità, tabelle di confronto, dati statistici comparati, anche la prosa di Clarence Perry sembra voglia essere «a misura d’uomo», come gli spazi residenziali che propone. Spazi che letti qui appaiono probabilmente piuttosto lontani dalle descrizioni tecniche che poi diverranno norma e oggetto di discussione nel secondo dopoguerra, con una centralità degli architetti e della loro cultura che, qui, nel testo che fissa la denominazione ufficiale di «Neighborhood Unit», non appare per nulla scontata.

Anche se per una comprensione approfondita rinvio ovviamente al testo integrale (ristampato in anastatica da Routledge per la collana Early Urban Planning, curata da Richard LeGates e Frederic Stout, nel 1999), credo siano sufficienti a dare un’idea generale valida anche i brani iniziali dello studio che ho tradotto e che propongo qui. Si tratta dei paragrafi introduttivi metodologici, e soprattutto del capitolo sul dimensionamento e i confini, che dà il senso del rapporto fra quartiere e città, vicinato e comunità più vasta, spazi e società che li abita. (F.B.)

Prefazione (Thomas Adams)

Nella preparazione di un piano per una regione urbana, probabilmente non c’è nessun campo di indagine più importante di quello connesso alla scoperta dei metodi migliori di pianificazione e progettazione delle aree da costruire. Il carattere sociale e la qualità nella realizzazione di quartieri e comunità, è in larga parte predeterminato dal modo in cui sin dall’inizio si delineano le strade, gli isolati e i lotti edificabili, prima che ci venga costruito sopra. Le condizioni dell’area allo stato naturale; gli usi a cui è destinata prima dell’edificazione; le leggi e regolamenti che governano la trasformazione da uso primario a scopi edilizi; i metodi impiegati per pianificare e lottizzare a scopo di vendita a potenziali costruttori: tutte queste sono questioni correlate, di fondamentale importanza e connesse con ogni altro aspetto della crescita urbana.

Le città diventano alla lunga bene o male impostate, in proporzione a quanto sono bene o male pianificate nei primi stadi di crescita. Proporzionatamente a quanto non si utilizza la riflessione preliminare nel pubblico interesse, per fornire il tipo giusto di pianificazione ab initio, si trasmette un’immensa eredità di costi a coloro che, poi, dovranno rimediare a mali che avrebbero potuto essere evitati con poco o nessun costo. Molti piani regolatori consistono di niente più che un accostamento di lottizzazioni non-pianificate da persone il cui interesse principale, se non l’unico, è la vendita dei lotti, e nella gran parte dei casi questa non-pianificazione spezzettata avviene prima che i terreni vengano annessi all’amministrazione della grande città, con il risultato che poi amministrazioni pubbliche che non hanno alcuna responsabilità per gli errori iniziali, devono attivare costosi rimedi. Il Piano Regionale non entra nei dettagli delle proposte per la progettazione di particolari quartieri o lottizzazioni, ma gli studi che lo accompagnano contengono idee per migliorare i metodi di pianificazione e suddivisione delle aree.

Questo volume presenta i risultati di studi compiuti riguardo ai principi, metodi e leggi per la pianificazione di lottizzazioni, vicinati, comunità. Contiene tre monografie, la prima delle quali è una completa e brillantemente esposta discussione di alcuni principi di composizione connessi alla realizzazione di vicinati, e di alcuni metodi per creare un nuovo e desiderabile tipo di unità di vicinato. In questa monografia, Clarence Arthur Perry indica che la suddivisione in distretti separati, come risultato della realizzazione di autostrade come vie di comunicazione veloce per veicoli a motore, sta rendendo sempre più probabile che la città si espanda e divida in unità di vicinato delimitate da queste arterie. Egli mostra come la scuola diventerà sempre più un fattore determinante nello stabilire dimensioni e confini di queste unità. Perry presenta alcune proposte costruttive per lo sviluppo di unità adatte sia ad aree con prevalenza di case unifamiliari, sia a zone con edifici multi-appartamento. Egli ha cercato di esplorare i modi in cui chi cerca casa può realizzare alcuni dei normali desideri che, ora, sono frustrati. Non vengono prescritte forme tipo di organizzazione comunitaria. Parti importanti del rapporto sono le analisi dei problemi del tempo libero e delle zone per le scuole e i negozi, in relazione alla vita di vicinato. Questa è l’unica parte dell’indagine a scala regionale che tratta di spazi per scuole e commercio locale.

Nella preparazione della prima monografia sull’Unità di Vicinato, Perry è stato aiutato e consigliato da Shelby M. Harrison, Direttore del Department of Surveys and Exhibits della Russel Sage Foundation, e da Lee F. Hanmer e Charles J. Storey del Department of Recreation. Alla American Telephone and Telegraph e a Ernest P. Goodrich dobbiamo la possibilità di usare dati demografici di validi. Perry è stato anche aiutato da Arthur C. Holden & Associati, che hanno predisposto un progetto per una unità di case ad appartamenti a Manhattan, e ha potuto contare sui consigli di sistemazione di Henry James e Frederick Law Olmsted Jr.

Introduzione (Shelby M. Harrison)

Quanto è conosciuto come vicinato, e quanto è comunemente definito regione, hanno almeno una caratteristica in comune: possiedono una certa unità, indipendente dai confini amministrativi. L’area interessata dal Regional Plan di New York, per esempio, non ha unità politica, nonostante possieda altre caratteristiche unificanti di natura fisica, economica e sociale. All’interno di quest’area stanno entità politiche definite, come villaggi, contee e città, che formano utili suddivisioni per la pianificazione sub-regionale, e all’interno di queste unità stanno comunità locali, o di vicinato, totalmente prive di limiti amministrativi, e che talvolta si sovrappongono sopra due o più aree municipali. Così, nel pianificare qualunque vasta area metropolitana, troviamo coinvolti tre tipi di comunità:

  1. La comunità regionale, che abbraccia parecchie comunità municipali ed è dunque una «famiglia di comunità».
  2. La comunità di villaggio, di contea o di città.
  3. La comunità di vicinato.

Solo il secondo, di questi gruppi, ha qualche struttura di tipo politico, nonostante tutti e tre abbiano influenza sulla vita e lo sviluppo politico. Se la comunità di vicinato non ha struttura politica, frequentemente però ha una coerenza e unità maggiore di quelle che si trovano in un villaggio o città ed è, quindi, di fondamentale importanza per la società.

La grande città e la comunità locale

In un certo senso, ogni grande città è un conglomerato di piccole comunità. Per esempio, Manhattan – la municipalità più antica di New York – contiene sezioni come Chelsea, Kip’s Bay, o Yorkville. A Brooklyn troviamo Greenpoint, Williamsburg, Bushwick e una dozzina di altri ben conosciuti distretti; ancora in Bronx, Queens, Staten Island, molti dei vecchi villaggi che sono stati raggruppati per formare queste municipalità mantengono ancora nomi locali e individualità caratteristica. Per esempio Flushing, a Queens, non ha ancora rinunciato alle sue tradizioni di villaggio, e Fordham, nel Bronx, è un classico tipo di sobborgo con radicata identità locale. Posti come Tottenville, a Staten Island, che sono fisicamente staccati dalla città compatta da grandi aree di spazio aperto, hanno un senso di indipendenza sociale ancora più forte, nonostante l’assorbimento politico nella grande municipalità.

Nel cuore della grande città, si sviluppa un tipo di comunità molto diverso. Questo si deve al continuo spostamento e rilocalizzazione di individui e gruppi come risposta a considerazioni economiche, culturali, razziali. Si cerca sempre di stare coi propri simili, e allora gradualmente certe zone centrali acquisiscono alcune caratteristiche fisiche diverse, e una consapevolezza di gruppo più o meno distinta. Così, a New York c’è Greenwich Village, originariamente una comunità del primo tipo, ma ora basata sul culto. Harlem, d’altra parte, è un raggruppamento razziale, mentre i distretti di Park Avenue o East Side rappresentano segregazioni economiche. Distretti come questi mostrano una certa omogeneità, o parità di stato sociale, ma non hanno confini definiti, né un piano di tipo fisico a tenerli insieme, e per la gran parte mancano di vera vita comunitaria.

Nel tipo del villaggio, d’altro canto, sono molto più evidenti le caratteristiche autentiche della comunità. Ciò è specialmente vero nei casi in cui l’assimilazione da parte della grande città non ha ancora raggiunto il punto di distruggere il senso di separatezza e unità locale. Quando la crescita di popolazione riempie gli interstizi fra i villaggi annessi, e distrugge i loro confini originari, c’è una graduale attenuazione delle caratteristiche comunitarie, ma anche allora esse sono piuttosto lente a scomparire. Per esempio Brooklyn, che è l’unione di villaggi olandesi e insediamenti inglesi, mostra anche nelle zone di maggior densità tracce dell’originale spirito parrocchiale.
Nelle città più piccole della Regione questi piccoli distretti comunitari esistono ancora, ma sono naturalmente di dimensione inferiore. La città di Yonkers, per esempio, è suddivisa in parecchie comunità di vicinato, che godono di relativa indipendenza sociale ed hanno proprie strutture scolastiche e per il tempo libero.

Ce n’è abbastanza per stabilire il fatto che vicinati e comunità locali sono i costituenti naturali delle grandi aggregazioni urbane. Anche se la metropoli tende a distruggere le comunità che inghiotte nel corso della sua espansione, ne crea di nuove attraverso processi interni. Con l’avvento dell’automobile, si è affermato un nuovo fattore determinante nella costruzione dei vicinati residenziali. Esso agisce attraverso la nuova, crescente necessità di grandi strade di comunicazione e di percorsi ad alta velocità sulla superficie delle aree urbane. Municipalità come Detroit stanno per essere tagliate artificialmente in grandi unità triangolari che poi saranno obbligate a funzionare in larga misura indipendentemente l’una dall’altra. Queste super-strade, con o senza linee di comunicazione veloce operanti lungo il percorso, saranno troppo larghe o troppo occupate da veicoli in corsa per consentire – in gran parte della giornata – un attraversamento sicuro in qualunque punto salvo i ponti o tunnel previsti a intervalli di mezzo miglio. Queste strutture di attraversamento non sono vicine abbastanza l’una all’altra per unire i due lati della strada come parti di uno stesso vicinato. In altre parole, la super-strada non è come la vecchia strada principale del villaggio, che funge da centro commerciale unico su due fronti. Piuttosto, deve essere considerata come una ferrovia, una linea di separazione netta, un nuovo elemento fisico che agisce suddividendo la città secondo nuovi vicinati, modellati sui distretti scolastici e localizzati nelle aree interposte fra le strade di grande comunicazione.

Nonostante la grande città, nel processo di crescita, assorba le vecchie comunità e abbia al suo interno le forze per crearne di nuove, non deve essere dato per scontato che, nell’insieme, essa contenga molte aree residenziali con le caratteristiche desiderabili di vita comunitaria. Il villaggio assorbito poteva essere originariamente un ambiente ideale in cui vivere e far crescere una famiglia, ma dopo l’assorbimento il sua carattere è cambiato in modo sostanziale. La nuova popolazione può essere inassimilabile e in alcuni casi molte delle vecchie relazioni sociali ne sono distrutte. La vecchia cornice e struttura comunitaria è gradualmente fatta a pezzi dalla nuova umanità che si riversa dentro ad essa. Le nuove comunità omogenee, d’altra parte, sono di frequente troppo grandi per consentire qualunque vita sociale ben organizzata. Quando sono basate sulla distinzione razziale o di classe, questo può significare divisione della popolazione per gruppi segregati, che precedentemente erano meglio mescolati e integrati. Quando sono basate sul culto, questo può significare l’accostamento in un gruppo che non fornisce alcun sostegno ad una naturale e completa vita familiare.

Lo scopo di questo studio

Emerson, nel suo Essay on History, dice che la differenza fra gli uomini è il loro principio di associazione. Sembra essere egualmente vero, che le differenze fra le comunità consistono essenzialmente nel tipo e quantità di associazione fra i residenti. Lo scopo per cui è stato intrapreso questo studio sull’unità di vicinato e la sua vita, è stato quello di scoprire la base fisica del tipo di associazione faccia-a-faccia che caratterizza la vecchia comunità di villaggio, e che la grande città trova così difficile da ricreare. Dopo molti anni dedicati allo studio degli sforzi formativi e organizzativi per sviluppare la vita di comunità, Perry ha avuto in questa indagine l’opportunità di esaminare i tipi di terreno in cui essa fiorisce più naturalmente. Invece di confrontarsi ancora a lungo e soprattutto con il sostegno sul quale sta appoggiata la vite, egli ora scava nel profondo delle radici di vita comunitaria, che si trovano nella struttura fisica della città; e le sue conclusioni, dato che coinvolgono elementi di quella struttura, si collocano naturalmente nel campo della pianificazione urbana.

L’osservazione dei caratteri più superficiali mostra che i materiali con cui si opera l’urbanista – strade, parchi, viali, accessi, vie d’acqua, terminali di traffico, zone omogenee – influenzano tutti la comunità locale in modo vitale. In un caso, l’allargamento di una strada può significare la suddivisione, e dunque la fine di un vecchio insediamento; in un altro, può creare involontariamente una nuova identità locale semplicemente fissando dei confini, e fornendo definizione a una zona di qualità residenziale omogenea. Quindi, se l’urbanistica, che si confronta tra l’altro con questioni di traffico e di affari, ha di solito effetti incidentali sulla vita e gli interessi della comunità, appare chiaro che gli strumenti della pianificazione urbana possono essere diretti consapevolmente ed efficacemente, da un lato a prevenire la distruzione dei valori di vicinato consolidati, e dall’altro alla creazione e mantenimento di questi interessi.

L’essenza del rapporto di Perry, che presenta i risultati del suo studio, è uno schema, o principio di sistemazione, degli elementi fisici di un distretto residenziale che egli chiama «l’unità di vicinato» e che conduce a relazione armoniosa i vari elementi che, come è stato osservato, favoriscono una vita comunitaria sicura e soddisfacente. Può essere concretizzato fisicamente dall’urbanista in una varietà di schemi adatti alle zone a case unifamiliari o ad appartamenti multipli, e adattato a diversi livelli di reddito per ciascun tipo di residenza. La questione di quali schemi siano più adatti a quali zone della regione di New York è un problema a sé stante, di cui questo studio non si è particolarmente occupato.

Non c’è niente di rivoluzionario, nello schema dell’unità di vicinato. Piuttosto, esso rivolge attenzione ad alcune tendenze urbanistiche già emerse in questa nazione e all’estero, e le conduce sotto l’influenza di un obiettivo sociale definito. Nel tentativo di scoprire quale tipo di planimetria favorisce la vita di vicinato, l’autore ha potuto seguire un sentiero già segnato dall’iniziativa privata, commerciale e filantropica. C’erano, a portata di mano, parecchi insediamenti dove intenzionalmente si era provveduto a strutture per il tempo libero o per attività comunitarie, e i risultati di queste realizzazioni sono stati studiati e valutati. Un esempio da cui sono state ricavate molte idee è l’intervento conosciuto come Forest Hill Gardens, situato nella municipalità di Queens, di cui è disponibile una dettagliata descrizione inclusa nel rapporto.

Dall’epoca della prima formulazione dello schema di Unità da parte dell’autore, nel gennaio del 1924, è stato portato a termine uno altro notevole insediamento da cui emergono nuovi spunti a sostegno delle sue idee. È la comunità suburbana di Sunnyside Gardens, a Long Island, realizzata dalla City Housing Corporation. Tenendo conto delle limitazioni imposte dalla mappa ufficiale della città, i progettisti non hanno avuto la libertà che desideravano nel formare lo schema stradale. Essi hanno, comunque, mostrato vari modi in cui è possibile organizzare lo spazio aperto, e ottenere ambienti piacevoli attraverso la pianificazione integrale di un distretto residenziale. In generale, questo quartiere è un eccellente esempio dei vantaggi economici e sociali che possono derivare da una comunità pianificata. La City Housing Corporation sta ora mettendo a profitto l’esperienza di Sunnyside Gardens nella progettazione e costruzione di una città industriale modello a Radburn, New Jersey. Nello schema planimetrico, i progettisti hanno utilizzato il distretto scolastico come principio di pianificazione, e hanno deliberatamente sistemato gli inusualmente generosi spazi aperti in modo da promuovere un comodo e sicuro uso di essi da parte dei residenti. A Radburn c’è ogni motivo per ritenere che la vita comunitaria sarà fiorente.

Da quanto detto sopra, non si deve dedurre che Perry sostenga un ritorno all’arbitraria socialità del vicinato di antica tradizione Americana. Le pagine che seguono esprimono un punto di vista completamente moderno. Esse mostrano, semplicemente, che nella città di oggi ci sono alcuni obiettivi altamente desiderabili che i residenti possono conseguire solo mettendo in comune le strutture. Nel processo di questa utilizzazione comune, le famiglie naturalmente fanno nuove conoscenze, e più tardi alcune di esse si sviluppano in più strette relazioni sociali, per mutua attrazione. La situazione non è tale, comunque, da obbligare a indesiderati scambi di cortesie; semplicemente amplia l’opportunità di instaurare nuovi legami in circoli congeniali e attraenti. In questo modo, il quartiere pianificato porta normalmente ad un tessuto sociale più fitto, ma il suo schema non è tale ad essere rigido e quasi minaccioso. È probabile, che brillerà di tutto il colore e calore che la vita comunitaria solitamente mostra quando rende possibile – e deliberatamente stimola – la libera espressione in campo artistico, sociale e civile da parte di tutti i suoi membri.

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PERCHÈ UN PIANO DI VICINATO?

Una giovane donna d’affari di New York stava cercando casa per sé e sua madre. Mentre le raccontavano delle attrattive di vita sociale in un certo quartiere suburbano, esclamò: «Oh, ma io non voglio andare dove devo per forza conoscere gente!». Quello a cui obiettava, in realtà, era il vivere in un tipo di comunità dove i suoi andirivieni quotidiani sarebbero stati soggetti all’esame e ai commenti dei vicini. Si ritraeva inorridita dalla tirannia dei pettegolezzi di paese. Migliaia di giovani che la pensano così hanno cercato seriamente la libertà e anonimato di una vita da pensionante nella grande città. L’osservazione mostra, comunque, che questi stessi maschi e femmine non sposati sperimentano un cambio di atteggiamento quando si sposano. Specialmente dopo che sono arrivati dei bambini, essi aspirano alla casetta singola con giardino, e ai benefici sociali di un vicinato congeniale.

È uno dei vantaggi della civiltà moderna, il fatto che la gente ora possa trovare un tipo di casa particolarmente adatto allo stadio della vita in cui capita di trovarsi. Questi vari tipi, sono illustrati nelle storie dell’uomo d’affari americano. La sua infanzia trascorre in un alloggio unifamiliare, in campagna o in una piccola città; i tempi della scuola e del liceo in dormitori comuni; i primi anni di lavoro in una pensione o in un club; il periodo della luna di miele in un appartamento; e poi, per far crescere i figli e per una più ampia vita domestica, torna alla casa e al giardino suburbano, ai vantaggi di un definito status sociale e comunitario. Dopo che i figli sono cresciuti e se ne sono andati, lui e sua moglie possono tornare ancora alla più semplice e facile da gestire vita d’appartamento o da albergo residenziale.

La  vita familiare pone domande speciali all’ambiente

Tra i vari tipi di abitazione, quella dedicata a crescere dei figli dipende particolarmente e vitalmente dalle risorse e caratteristiche dell’ambiente immediato. I genitori hanno bisogno di molto più, che di una casa e un giardino. Hanno bisogno di una scuola, di un campo da gioco, del fruttivendolo e del droghiere, magari di una chiesa. Vogliono che i loro figli stiano in compagnia di ragazzi provenienti da famiglie con standard di vita simili al loro. Vogliono vivere lontano dal rumore dei treni, dalla vista dei fumi e delle bruttezze degli impianti industriali. Desiderano, se possibile, aver la propria casa in un distretto dove ciascun alloggio lascia una quasi corrispondente quantità di spazio al giardino, ad alberature, e in generale alle piacevolezze degli spazi aperti. In un paese dove le case private non sono circondate da alti muri, i prati antistanti sono un valore di vicinato, e c’è sempre un po’ di scontento locale, e una caduta di immagine, se qualcuna delle case mostra molto meno spazio delle altre. La verità è che più intelligente e attento agli interessi familiari colui che cerca casa, maggiore sarà la sua dipendenza da servizi che sono esterni alla casa che compra, che stanno oltre la portata del suo controllo.

Le carenze che, dal punto di vista delle famiglie, si incontrano nei distretti residenziali della regione di New York e in altre parti del paese, sono innumerevoli. Se c’è una scuola, è troppo lontana, o si può raggiungere solo attraversando una pericolosa strada di grande comunicazione. I campi da gioco sono troppo piccoli, o mancano del tutto. Il fruttivendolo sta in una direzione, e il droghiere in un’altra. Non c’è un posto comodo per comprare giornali e sigarette. Una strada che una volta si faceva notare per il suo fascino, è stata rovinata dall’inattesa intrusione di un parcheggio. Una parte di quartiere che esibiva una alta qualità nelle architetture e gli spazi aperti è stata svalutata dall’apparire sui terreni contigui di monotone case prefabbricate, senza prati e alberature ornamentali.

Carenze del vicinato non necessarie

Un aspetto infelice di questa situazione, è che una volta incontrati questi difetti dappertutto, la gente li accetti come necessari e inevitabili. La possibilità di porvi rimedio non viene in mente a nessuno. Eppure il fatto che possano essere corretti – in ogni caso nelle realizzazioni future – diventa chiara quando si comprende che essi non sono dovuti alle caratteristiche inerenti le scuole, i negozi, le case o le strade, ma semplicemente alle relazione fra le une e le altre. In sezioni della città in corso di trasformazione, non ci si può aspettare un perfetto servizio scolastico. Ma dopo che un distretto è stato completamente costruito, se gli scolari devono ancora spostarsi troppo lontano o rischiare la vita per raggiungere la scuola elementare, ciò si deve semplicemente in primo luogo al fatto che le autorità municipali non hanno determinato l’area di popolazione servita dalla scuola, localizzandola in una posizione centrale; in secondo luogo, al fatto che le autorità o hanno scelto un distretto di servizio scolastico che era già attraversato da una strada principale, oppure hanno permesso a questo canale di traffico di tagliare attraverso il distretto, dopo che era stato realizzato. I campi da gioco non devono mancare per forza. Quando il terreno destinato a strade è proporzionato al carico di traffico, la superficie risparmiata è in genere sufficiente a fornire spazio da gioco adeguato. In più, anche un esperto costruttore di successo come W.E. Armon sostiene che il dedicare superfici a spazi per il gioco nelle nuove lottizzazioni è una pratica commercialmente vantaggiosa.

Nello stesso modo, non c’è una ragione fisica per cui ogni vicinato residenziale non possa avere un comodo e completo sistema locale di negozi. I negozianti amano raggrupparsi assieme, ed è perfettamente praticabile il calcolo, con sufficiente accuratezza, del numero e tipo di negozi che saranno richiesti per rispondere ai bisogni di un dato numero di famiglie. Nello stesso modo, i garages possono essere piazzati dove il pubblico li può raggiungere e dove non causano degrado al carattere residenziale. Il problema può essere facilmente risolto attraverso un controllo architettonico e l’uso di un certo giudizio riguardo alla sistemazione dei lotti e allo schema stradale.
Naturalmente i difetti nei vicinati già costruiti non possono trovare rimedio, nonostante talvolta possano essere alleviati. È un peccato, comunque, che difetti non dovuti alla natura del materiale usato, difetti che dal punto di vista dell’ingegneria o delle costruzioni sono completamente suscettibili di correzione – e lo sono – debbano continuare a vedersi nelle lottizzazioni residenziali ora in corso nella regione di New York e nel resto del paese.

Perché i vicinati sono difettosi

Quello che sembra essere uno dei motivi fondamentali di questa condizione non soddisfacente, è stato decisivo nel determinare la forma presa da questo studio. Esso era stato originariamente iniziato con l’intenzione di predisporre una formula che potesse servire di guida alla sistemazione e distribuzione dei campi da gioco nella regione di New York. A prima vista, la cosa sembrava comprendere principalmente l’accertamento del numero di piedi quadrati di area da gioco che avrebbe dovuto essere riservato ad ogni ragazzo, e il fissare la distanza da percorrere che non avrebbe dovuto essere superata, a partire dal suo alloggio. Si comprese subito, ad ogni modo, che era richiesto molto di più. Un campo da gioco poteva essere grande a sufficienza e vicino a casa, ma ancora non essere una soluzione perfetta in questi tempi di automobili, se un ragazzo deve attraversare una strada ingombra di traffico per raggiungerlo. Ancora, poteva essere sia accessibile che raggiungibile in sicurezza, e non essere soddisfacente se doveva servire classi di popolazione che non si sarebbero mischiate, o lasciato i propri figli giocare assieme.

In una parola, fu intuito che il sistema dei campi da gioco non era che un elemento nelle relazioni composite del vicinato. La stessa località include, o dovrebbe includere, una scuola, una o più chiese, e un distretto di negozi. Ognuno di questi elementi svolge un servizio di vicinato. Ognuno richiede un sito adatto per dimensione, e posizione per le sue particolari funzioni. La scuola richiede un tipo di struttura stradale, mentre i negozi hanno altre richieste di rapporto con la strada. Tutti questi servizi operano simultaneamente nello stesso territorio e si rivolgono alle stesse persone. Visti questi fatti, è chiaro che il conflitto fra questi numerosi servizi può essere evitato, e la piena efficienza di ciascuno può essere garantita solo adattandoli insieme entro un sistema coordinato e armonioso.

Una volta inteso il vicinato come un meccanismo, o meglio come un organismo vivente, con ciascuna parte a svolgere una particolare funzione, inizia ad apparire la luce là dove c’erano solo tenebre. Siamo, allora, in grado di vedere sia come si sono verificati i difetti del passato, e come simili carenze possano essere evitate in futuro. La maggior parte dei vicinati urbani esistenti sono una collezione di parecchie lottizzazioni private. Come palle di neve che si fanno rotolare, sono cresciuti per acquisizioni successive. Di solito, ciascuna porzione di superficie era lottizzata da un diverso individuo, che seguiva lo schema stradale steso dai suoi antenati e non pensava alla localizzazione di scuole o al bisogno di negozi locali. Il fruttivendolo e il droghiere costruivano i propri negozi ovunque l’opportunità lo suggerisse. Gli ingegneri municipali stendevano le strade principali guidati da obiettivi basati su una certa domanda di traffico, e non sulle richieste della vita di vicinato. Ai campi da gioco, di solito non ci si pensava proprio, fin quando la sezione non era terminata e la congestione obbligava a considerare i bisogni dei bambini. Nessuno di coloro che collaboravano nella costruzione del vicinato pensava ad esso e lo trattava come un’entità organica. Questa è la fondamentale ragione per cui abitualmente essi non riuscivano, in un modo o nell’altro, a soddisfare completamente i bisogni della moderna vita familiare.

È davvero il caso di porsi una domanda: «Perché un operatore immobiliare o un ingegnere municipale dovrebbe guardare il vicinato come un’entità distinta, quando nessuno ci pensa in quel modo?». Le parole «villaggio», «cittadina», e «città» suggeriscono tipi definiti di aree abitate. «Vicinato», comunque, significa qualcosa di vago e indefinito. Ha un senso qualitativo piuttosto che quantitativo. La ragione è ovvia. Un villaggio o città ha confini evidenti. Dove l’edificato finisce, e l’aperta campagna comincia, lì è il bordo, o superficie esterna, della municipalità. Il vicinato, d’altra parte, di solito non ha confini visibili. Il suo tessuto è continuo con quello delle adiacenti sezioni residenziali, commerciali o industriali. A causa della sua assenza di forma non ha una chiara identità nella consapevolezza della gente.

La definizione del vicinato indotta dall’automobile

Da alcuni sociologi, l’automobile è stata considerata un distruttore della vita di vicinato. Ora, abbastanza curiosamente, sta attivando un processo di pianificazione urbanistica che sembra adatto produrre un effetto esattamente opposto. Per rispondere al grande incremento nel traffico veicolare, sono gradualmente tracciate profonde linee nella pianta della città, sotto forma di strade allargate, nuovi viali, e parkways. Queste strade di comunicazione veloce ritagliano le aree residenziali in piccole isole separate l’una dall’altra da impetuose correnti di traffico. Non importa se il progettato allargamento stradale taglia in due un distretto scolastico, passa attraverso il raggio di servizio di un distretto commerciale locale, o fa a pezzi una zona riconoscibile di carattere residenziale: di solito, si tira avanti.

Naturalmente, un modo di procedere così privo di attenzione per la vita non poteva continuare per molto senza suscitare qualche reazione. Nemmeno la carneficina della guerra rende le persone così indurite da non accorgersi di un tasso di un incidente stradale mortale al giorno che coinvolge bambini: un record che New York City ora ha superato. E così avviene che ci sia una crescente preoccupazione per queste isole residenziali, per questi spazi interstiziali fra strade di grande comunicazione dove una porzione almeno della vita quotidiana deve continuare. Si sta capendo che ci devono essere alcuni spazi protetti dove le gente, anche i bambini, possa attraversare la strade senza rischiare la vita e senza l’aiuto di un poliziotto. Se alcune strade devono essere adattate al traffico rapido di attraversamento, perché altre non possono essere adeguate a rendere il traffico locale lento e cauto? Se alcune zone devono essere modificate nell’interesse degli affari, perché non ci devono essere anche modificazioni nell’interesse della vita residenziale?

Il solo sollevare queste questioni, nella mente della maggior parte delle persone è sufficiente a produrre una risposta positiva. Quando, ad ogni modo, è acquisita la necessità di una protezione delle aree residenziali, la questione che immediatamente segue non è così semplice: come realizzarla? Ovviamente, non può essere ottenuta seguendo la prassi corrente di suddividere spazio e strade a scopo d’affari e tramite il traffico prima, per poi lasciare ad uso residenziale quanto rimasto. Devono essere prese in considerazione contemporaneamente le richieste di tutte queste classi d’uso, ad ogni stadio di azzonamento, modificazione o trasformazione nel caso di zone costruite, e dall’inizio della pianificazione nelle aree non urbanizzate, se il risultato finale vuole dimostrare che è stata prestata attenzione ai bisogni di tutti gli usi.

Ma quali sono, le richieste di un distretto residenziale? È chiaro che le strade di comunicazione veloce devono necessariamente scorrere in ogni direzione e rendere il sistema stradale una rete, e che la vita residenziale deve occupare gli spazi interstiziali. La città cellulare è l’inevitabile prodotto di un’epoca automobilistica. Bene: ma quale deve essere la natura di queste cellule? Scapoli e coppie senza figli possono vivere in residenze albergo o in appartamenti, ma le famiglie, come è stato mostrato, richiedono un ambiente più vasto e complesso. Richiedono, un vicinato organizzato. Così la minaccia dell’automobile ha attivato una imperativa domanda di definizione e standardizzazione del distretto di vicinato. La situazione è quella di un male che nasconde un bene. Non solo ora è possibile studiare la sicurezza dalla strada, ma tutte le necessità che la vita familiare urbana pone all’ambiente locale. L’occasione mette in gioco le questioni che devono trovare risposta prima che l’urbanista possa procedere alla progettazione di una più soddisfacente sezione residenziale. Quanto grande dovrà essere la cellula di vicinato? Cosa dovrà contenere oltre agli alloggi? Quale schema generale dovrà seguire?

È precisamente a questo tipo di emergenza, che il presente studio intende andare incontro. Come risposta alle domande poste sopra, propone uno schema modello di sistemazione per i vari servizi, istituzioni e altre componenti del milieu di vicinato. Lo schema è di tipo evolutivo, non rivoluzionario. È stato sviluppato da uno studio dei servizi locali pubblici e privati che provvedono ai bisogni delle famiglie e che sono influenzati dallo schema stradale e dagli usi a cui è sottoposto il terreno. Nelle sue applicazioni fornisce all’urbanista una ricca opportunità sia per i nuovi progetti che per l’ulteriore sviluppo dei buoni risultati che ha già conseguito, nel paese e all’estero.

Un piano di insieme per una comunità di vicinato, non importa quanto desiderabile, sembra a prima vista servire solo nel caso di un grande insediamento pianificato unitariamente. In quel caso, c’è una forte possibilità di applicarlo? La domanda troverà una risposta piena in un capitolo successivo, ma per il momento l’attenzione può dirigersi sul fatto che molti quartieri di grandi dimensioni sono già stati portati a termine negli Stati Uniti, e altri cono in corso di completamento o progettati. Come esempi, possiamo menzionare interventi quali Roland Park a Baltimora, il Country Club District a Kansas City, e quelli attorno a Kohler nel Wisconsin. Di fatto, si stanno ora costruendo interi villaggi, cittadine e città secondo piani accuratamente progettati, invece di lasciarli crescere nel solito modo incontrollato. Gli esempi includono Palos Verdes vicino a Los Angeles, Mariemont vicino a Cincinnati, la nuova città industriale di Chicopee in Georgia, e le città di Venice in Florida, e Three Rivers in Texas. L’ultimo piano di scala cittadina è nella regione di New York, a Radburn, New Jersey, progettato dalla City Housing Corporation di New York e deliberatamente concepito per adattarsi alle particolari richieste dell’era automobilistica. La semplice necessità di rimpiazzare edifici obsolescenti sarà, ovviamente, una occasione costante di nuove costruzioni. Ci sono, comunque, tre tendenze nella vita americana che danno un valore aggiunto a grandi interventi come quelli appena elencati. Il primo – il bisogno di distretti residenziali protetti dal traffico veloce – è già stato menzionato. Il secondo è l’economia realizzata attraverso la produzione di massa, tanto conosciuta da non richiedere alcuna discussione. Il terzo è il sempre attuale desiderio per il tipo di soddisfazione che deriva dall’indossare un vestito nuovo, o dal rifacimento del soggiorno. La sua relazione con lo sviluppo immobiliare sarà ora brevemente commentata.

La crescente domanda di qualità dell’ambiente residenziale

Gli Stati Uniti sono oggi così prosperi che la maggior parte dei cittadini hanno smesso di preoccuparsi per più cibo o ricovero. Non giudicano più i quadri dalle cifre sul cartellino del prezzo, né provano orgoglio nazionale per la diplomazia in maniche di camicia. Questo spostamento di enfasi dalle necessità della vita ai suoi lussi, è provato in modo lampante dalla quantità e tipo dell’attuale pubblicità. Il moderno scrittore di «ads» ha scoperto che non si tratta più di indossare un cappotto, ma quale cappotto, e un cappotto fatto da chi? Di conseguenza, egli blasona il paesaggio col fatto che gli abiti del suo cliente sono indossati da «uomini che hanno un senso per le cose belle della vita». Consigliati dal marchio dorato di un produttore, venite spinti a «dare alla vostra casa il dono della perfetta visione». Vi si chiede di edificare un certo tipo di garage trasportabile, non perché sia economico, ma perché «la sua bellezza è degna di essere commentata». Pianoforti grandi non danno necessariamente una musica migliore, ma essi «aggiungono distinzione alla casa». Un’altra accattivante litografia assicura che «le stanze sonnolente ora si stanno risvegliando», grazie all’effetto decorativo di una certa marca di orologi.

Questa generale preoccupazione per la forma, l’aspetto, il fascino, sta trovando notevole espressione riguardo alle abitazioni. Per riempire e arredare i luoghi di vendita secondo questo particolare interesse, sono nati molti nuovi periodici. Abbiamo ora House Beautiful, Better Homes, Home Designer, House and Garden, e Arts and Decoration, più parecchi altri nello stesso campo. Insieme a questi, ce n’è un’altra serie, che comprende Good Housekeeping, Household Affairs, e Home and Equipment. Tanto ampia e pervasiva è, questa propaganda, che ci sono ora poche persone non toccate dal desiderio di possedere una stanza da colazione Olandese, o un soggiorno Luigi XIV. Una gemma, ad ogni modo, può esercitare pienamente il suo fascino solo nel contesto adatto. Una bella casa non è completa senza un appropriato ambiente residenziale. Dintorni piacevoli possono essere realizzati solo in relazione ad un piano o schema in cui c’è stato consapevole e deliberato tentativo di conseguire l’effetto desiderato. Di conseguenza, questa nuova sete di qualità in ogni fase della vita inevitabilmente favorisce le operazioni immobiliari su vasta scala ed è una forza aggiunta nel creare le opportunità per l’applicazione di piani comprensivi di vicinato. Nelle pagine che seguono il lettore troverà una presentazione degli schemi di sistemazione proposti per i vicinati di vita familiare, parecchi diagrammi e planimetrie che li illustrano, una discussione dei principi sui quali si basano, e una enunciazione dei vari modi in cui possono essere applicati.

L’UNITÀ DI VICINATO

Il titolo riportato sopra è il nome che, per facilitare l’esposizione, è stato dato all’insieme di sistemazioni di comunità per la vita familiare che si è evoluto come la principale conclusione di questo studio. La nostra indagine ha mostrato che le comunità residenziali, quando adeguate ai bisogni universali della vita familiare, hanno parti simili che svolgono funzioni simili, Nel sistema dell’unità di vicinato queste parti sono state messe insieme come un tutto organico. Il piano è esposto come quadro generale di una comunità modello, e non come piano dettagliato. La sua effettiva realizzazione in particolari progetti edilizi richiede la concretizzazione e definizione che possono dargli sono l’urbanista, l’architetto e il costruttore.

Il principio base dello schema è che un vicinato urbano dovrebbe essere visto sia come la parte di un tutto più vasto e come entità distinta in sé. Per l’amministrazione, servizi di vigilanza antincendio, di polizia, e molti altri, dipende dalla municipalità I suoi residenti, per la maggior parte, trovano occupazione al di fuori del vicinato. Per investire in titoli, ascoltare l’opera o visitare un museo, magari per comprare un pianoforte, si deva andare «in centro». Ma ci sono certi altri servizi, funzioni o aspetti strettamente locali e tipici di una ben organizzata comunità residenziale. Essi possono essere classificati secondo quattro titoli: 1) la scuola elementare; 2) piccoli parchi e campi da gioco; 3) negozi locali; 4) ambiente residenziale. Si possono talvolta trovare altri servizi e attrezzature, ma queste sono praticamente universali. I genitori hanno abitualmente un certo interesse nel sistema di scuole pubbliche urbano, ma si preoccupano in particolare della scuola frequentata dal propri figli. In modo simile, hanno un interesse speciale per i campi da gioco dove i loro figli e quelli dei loro vicini trascorrono così tante ore importanti per la loro crescita. Per quanto riguarda i piccoli negozi, la principale preoccupazione dei familiari è che siano accessibili, ma non accanto alla propria porta. Essi devono, anche, essere concentrati e rispondere a vari requisiti.

Con il termine «ambiente residenziale» si comprende la qualità delle architetture, lo schema stradale, le alberature lungo i marciapiedi e nei cortili, la sistemazione e gli arretramenti degli edifici, e la relazione di negozi, stazioni di servizio e altre strutture commerciali con le zone di alloggi: tutti elementi che entrano nell’ambiente di una abitazione e ne costituiscono l’atmosfera esterna. Il «carattere» del distretto in cui una persona vive, ci dice qualcosa di lei. Visto che l’ha scelto, di solito, è una estensione della sua personalità. Un solo individuo può fare ben poco per crearlo. È in senso stretto un prodotto comunitario.

È del vicinato in sé, e non della sua relazione con la città in generale, che si occupa questo studio. Se si deve considerarlo come una entità organica, ne segue logicamente che il primo passo per la trasformazione di una superficie non edificata a scopi residenziali sarà la sua suddivisione in aree-unità ciascuna delle quali sia adatta per una singola comunità di vicinato. Il passo successivo consiste nella pianificazione di ciascuna unità, così che si provveda adeguatamente all’efficienza delle quattro principali funzioni di vicinato. La realizzazione di questo obiettivo primario – così come la sicurezza dei pedoni e la predisposizione delle basi strutturali per la qualità ambientale – dipende, secondo quanto ci dicono le nostre indagini, dall’osservanza delle seguenti condizioni:

Principi dell’Unità di Vicinato

  1. Dimensione – Un intervento di unità residenziale dovrebbe fornire abitazioni per la quantità di popolazione che richiede d’abitudine una scuola elementare, con l’esatta superficie dipendente dalla densità di abitanti.
  2. Confini – L’unità dovrebbe essere delimitata su tutti i lati da strade di comunicazione principali, larghe abbastanza da facilitare il suo aggiramento da parte di tutto il traffico di passaggio.
  3. Spazi aperti – Deve essere previsto un sistema di piccoli parchi e spazi di ricreazione, progettato in modo da soddisfare i bisogni specifici di quel vicinato.
  4. Spazi per i servizi – Le aree per la scuola e altre istituzioni fornitrici di servizi con ambito coincidente coi limiti dell’unità, devono essere raggruppate adeguatamente in un punto piuttosto centrale, o spazio aperto comunitario.
  5. Negozi di quartiere – Uno o più distretti di negozi, adeguati alla popolazione da servire, devono essere localizzati attorno all’unità, preferibilmente agli incroci di traffico e adiacenti ad altri distretti simili di vicinati attigui.
  6. Sistema stradale di quartiere – L’unità deve essere provvista di un particolare sistema stradale, con ogni strada proporzionata al probabile carico di traffico, e l’intera rete pensata come un tutto, progettata per facilitare la circolazione interna e scoraggiare l’uso da parte del traffico di passaggio.

Ciascuno di questi principi sarà sviluppato pienamente nei capitoli successivi. È desiderabile in primo luogo, comunque, avere di essi un’immagine chiara, e a questo scopo sarà ora presentato un certo numero di piani e diagrammi in cui essi sono stati applicati. Il primo è un piano preparato da Robert Whitten nell’ambito della sua ricerca «L’economia delle lottizzazioni». Rappresenta un consapevole tentativo di applicare i principi di cui sopra in una disegno adatto a un intervento di modeste abitazioni nei sobborghi. Il secondo è un diagramma che suggerisce il tipo di piano da studiarsi per un’area più centrale nelle vicinanze di industria e zone commerciali. Come terzo esempio, si presenta il diagramma di un distretto di case ad appartamenti che potrebbe essere localizzato sul margine di un distretto terziario sussidiario, e in una zona dove il tipo di abitazioni è un misto di tipi mono e multifamiliari. Il quarto e ultimo esempio è un piano predisposto da Arthur C. Holden & Associati, e illustra una unità ad appartamenti su cinque isolati adatta per un intervento di ricostruzione, in una zona centrale degradata.

Quartiere suburbano a basso costo

TAVOLA I – RAPPORTI TRA LE SUPERFICI NEL PIANO

 

Totale unità 160 acri 100%
Lotti di case unifamiliari 86,5 54,0
Lotti di edifici ad appartamenti 3,4 2,1
Isolati a funzione terziaria 6,5 4,1
Piazze commerciali 1,2 0,8
Siti per scuole e chiese 1,6 1,0
Parchi e campi da gioco 13,8 8,6
Altro verde pubblico 3,2 2,0
Strade 43,8 27,4

Figura (1) Un insediamento di abitazioni economiche concepito come Unità di Vicinato

Carattere del distretto – Lo studio di Whitten è basato su un appezzamento di terreno nella zona esterna della municipalità di Queens. La zona è al momento interamente aperta e mostra un’area in leggera pendenza, parzialmente boscata. Per ora, le sole strade sono del tipo rurale, ma sono destinate un giorno a diventare vie di comunicazione principale. Non ci sono insediamenti industriali o commerciali nei paraggi.

Popolazione e abitazioni – La lottizzazione comprende 822 case unifamiliari, 236 bifamiliari, 36 a schiera e 147 appartamenti, per un totale di 1.241 famiglie. Ad una media di 4,93 persone per famiglia, questo significa una popolazione di 6.125 e una popolazione scolastica di 1.021 scolari. Per l’intera superficie della zona la densità media sarà di 7,75 famiglie per acro.

Spazi aperti – Il parchi, campi da gioco, piccole aree verdi e rotonde a verde della superficie totalizzano 17 acri, o il 10,6 per cento del totale area. Se si comprendono anche gli 1,2 acri di piazze commerciali, la superficie totale degli spazi aperti è di 18,2 acri. Il più ampio di questi spazi è il verde comune (common, N.d.t.) di 3,3, acri. Esso serve sia da parco che da spazio e accesso per l’edificio scolastico. Sul retro della scuola c’è il principale campo da gioco per i bambini più piccoli, di 2,54 acri, e vicino a questo il campo da gioco per le bambine di 1,74 acri. Sul lato opposto al cortile della scuola, un po’ più in là, c’è il campo da gioco dei ragazzi di 2,7 acri. Lo spazio per i campi da tennis è localizzato in un’altra sezione del distretto. In vari altri punti si trovano spazi di forma ovale a parco o piccole zone verdi che offrono attrattività visiva e un po’ di paesaggio alle abitazioni corcostanti.

Centro comunitario – L’elemento focale della planimetria generale è il common, spazio verde comunitario, con il gruppo di edifici che si affacciano su di esso. Si tratta dell’edificio scolastico e di due strutture laterali su una piccola piazza centrale. Uno di questi edifici può essere dedicato alla biblioteca pubblica e l’altro a qualunque scopo utile di vicinato. Si sono provveduti spazi per due chiese, uno adiacente il campo da giochi della scuola e l’altro a un importante incrocio stradale. La scuola e i due edifici complementari costituiscono uno sfondo visuale per una strada principale arredata a parco che proviene dalla piazza del mercato. Sia nel progetto che nella sistemazione a verde il common e gli edifici centrali costituiscono un interessante e significativo centro comunitario di vicinato.

I distretti per negozi – Piccoli distretti per negozi sono collocati a ciascuno dei quattro angoli dell’intervento. Le strade che danno accesso ai punti vendita sono più larghe per fornire parcheggio, e a due punti più importanti ci sono piccole piazze del mercato che offrono parcheggi aggiuntivi e opportunità per lo scarico sul retro dei negozi. La superficie totale dedicata al blocco commerciale e piazze del mercato ammonta a 7,7 acri. L’affaccio medio di negozi per famiglia offerto dal progetto è di circa 2,3 piedi.

Sistema stradale – Sviluppando il principio dell’unità di vicinato, le strade perimetrali sono state realizzate sufficientemente larghe da servire come arterie principali di traffico. Una è larga 160 piedi e le altre tre 120. Ciascuna di queste arterie principali è fornita di un percorso centrale e di due strade di servizio separate da strisce a verde. Metà dell’area delle strade perimetrali è inclusa nella superficie della lottizzazione. Ciò ammonta a 15,3 acri, il 9,5 per cento del totale dell’area, il che è un contributo molto maggiore alle strutture dedicate al traffico di quanto abitualmente si faccia nelle lottizzazioni private, ma non superiore a quanto richiesto dagli odierni bisogni del traffico. Le strade interne sono generalmente larghe 40 o 50 piedi e sono adeguate alla quantità di traffico che si manifesterà in un vicinato con questa densità da abitazioni monofamiliari. Attraverso una accurata progettazione degli isolati, l’area dedicata alle strade è piuttosto inferiore a quella che si trova abitualmente in una lottizzazione standard a griglia ortogonale. Se le strade perimetrali non fossero larghe più di 50 piedi, la percentuale totale della superficie stradale si ridurrebbe dal 27,4 per cento a circa il 22 per cento. Si osserverà che la maggior parte delle strade che sbucano su quelle perimetrali non stanno di fronte a simili varchi negli interventi confinanti. Non ci sono strade che corrano in modo continuo attraverso l’insediamento, senza essere interrotte. In definitiva, Whitten e l’architetto paesaggista Gordon Culham hanno predisposto un piano in cui sono ammirevolmente offerte utilità e bellezza nella vita di vicinato.

Unità di vicinato per una zona industriale

TAVOLA II – DISTRIBUZIONE DELLE SUPERIFICI

 

Totale unità 101,4 acri 100%
Residenze: case unifamiliari 37,8 37,3
Residenze: case ad appartamenti 8,4 8,3
Parchi e spazi da gioco (*) 10,8 10,6
Attività economiche 5,2 5,1
Magazzini 3,2 3,2
Strade 36,0 35,5

(*) Questo aggregato di spazi aperti include i siti per scuole e chiese. Se questi si sottraggono, si aggiunge più di un acro ogni 1.000 residenti. Naturalmente, in questo e negli altri tre schemi illustrativi, le previsioni per spazi aperti sono intese a suggerire solo quello a cui si dovrebbe tendere in una lottizzazione o realizzazione di vicinato. Si presume in ciascun caso che in altro luogo ci sarà disponibile superficie addizionale per grandi parchi e campi di atletica, il che porta l’area a parco e ricreazione della città intera a tre acri per ogni mille abitanti, vale a dire un acro per circa 300 persone. Ciò è conforme allo standard proposto nel capitolo «Pubblica Ricreazione», del Regional Survey, Vol. V, p. 132.

Figura (2) Proposta di insediamento per un distretto in area centrale densa

La figura si presenta come uno schizzo del tipo di planimetria che può essere ideata per un distretto nei pressi di fabbriche e ferrovie. Molte città possiedono aree più o meno centrali di questo tipo, di cui non si sono impadronite industria o terziario ma che non sono adatte per insediamento di abitazioni ad alto costo, con sole case unifamiliari. Economicamente, il solo uso alternativo per queste zone è di tipo industriale. Se dovesse essere edificata con industrie, comunque, la quota di aree non residenziali sarebbe incrementata e la distanza di spostamento quotidiano sarebbe così allungata. Uno degli obiettivi di una buona urbanistica è dunque raggiunto quando la si rende disponibile per abitazioni.

Lungo i confini settentrionali del terreno illustrato, stanno grossi depositi ferroviari, mentre quello meridionale si distende lungo una delle principali arterie della città, confrontandosi sia con una ferrovia sopraelevata che con ampie superfici stradali per il traffico a livello. In un punto opposto al centro del limite meridionale, si colloca una stazione della sopraelevata, rendendolo il principale accesso all’insediamento.

La disposizione funzionale – Le caratteristiche descritte sopra hanno imposto l’uso di un disegno ad albero per il sistema stradale. Il tronco poggia sulla stazione della sopraelevata, passa attraverso il centro di affari principale, e termina al centro comunitario. I rami, che coprono tutte le sezioni dell’unità, rendono facile l’accesso alla scuola, al fusto della via principale, e al centro d’affari.
Lungo il confine settentrionale, sono state collocate strutture adatte per industria leggera, garages, o magazzini. Questi devono servire da elemento di separazione sia per la vista che per i rumori dei depositi ferroviari. Vicino ad essi, separata solo da una stretta strada di servizio, c’è una schiera di appartamenti, il cui principale affaccio sarà diretto verso l’interno dell’unità e i suoi spazi aperti a parco.

Le case ad appartamenti sono destinate a siti verso i lati dell’unità, in modo che possano servire da ben visibili confini e godere nel modo più ampio possibile della vista fornita dall’organizzazione interna: l’architettura «ecclesiastica» attorno al centro civico e gli spazi aperti a parco.

Densità di abitazioni – Il diagramma riportato sopra è inteso a suggerire principalmente un tipo possibile di sistemazione dei vari elementi di un vicinato, e non è proposto come piano dettagliato. Il sistema stradale è basato su uno schema residenziale per 2.000 famiglie, di cui il 68 per cento in lotti per case unifamiliari, alcune abbinate e alcune a schiera; il 32 per cento ad appartamenti con una superficie di 800 piedi quadrati di terreno per alloggio. Sulla base di una media di 4,5 persone nelle case, e di 4,2 negli appartamenti, la popolazione totale sarà attorno alle 8.800 persone, e ci saranno più o meno 1.400 bambini in età da scuola elementare, un buon numero di iscritti per una regolare scuola urbana. Il terreno netto medio per famiglia ammonta a 1.003,7 piedi quadrati per famiglia. Se si contano parchi e aree da gioco, la cifra diventa 1.216 piedi quadri.

Spazi ricreativi – Consistono in una vasta corte scolastica e di due spazi adatti per bambini piccoli, aree che ospitano nove campi da tennis, e un campo da gioco adatto sia per il baseball che per il calcio. Nel distribuire questi spazi è stata prestata attenzione sia alla comodità che all’utilità come spazi aperti e vedute relative alle abitazioni adiacenti. Tutti dovrebbero avere alberature lungo i lati, e la maggior parte di essi potrebbe essere tenuta a prato, evitando così l’aspetto spoglio così comune nei campi da gioco in città.

Centro comunitario – Per gli aspetti di vita formativa, religiosa e civile della comunità è previsto un gruppo di strutture, collocato centralmente e disposto in modo da fornire una vista attraente dalla strada principale e un punto focale per l’intero quartiere. Una ampia scuola è fiancheggiata da due chiese, e tutte si affacciano su una piccola piazza che potrebbe essere abbellita con un monumento, una fontana o un altro elemento ornamentale. L’auditorium, la palestra e la biblioteca della scuola, così come alcune altre sale, possono essere utilizzate per attività civiche, culturali e ricreative del vicinato. Con una attrezzatura del genere e un ambiente dotato di tanto interesse e servizi per tutti i residenti, dovrebbe sorgere una vigorosa consapevolezza locale, che troverà espressione in ogni tipo di gradevoli e utili forme associative.

Distretti commerciali – La principale zona terziaria si trova, naturalmente, attorno all’accesso principale e lungo l’arteria a grande scorrimento meridionale. Per migliore comodità e allargamento dell’offerta è stata introdotta una piccola piazza del mercato. Questo sarà il luogo naturale per un cinema, un albergo, e servizi come un ufficio postale di zona e una piccola caserma di vigili del fuoco. Un altro e più piccolo distretto commerciale è stato piazzato all’angolo nord-est a servire i bisogni delle abitazioni in quel settore.

Aspetti economici – Anche se questo intervento è adatto a famiglie di modesti mezzi, una pianificazione complessiva rende possibile un uso profittevole e intensivo del suolo senza l’abituale perdita di comodità o attrattività dell’ambiente di vita. Gli spazi laterali e posteriori alle case possono essere relativamente piccoli, ma ci sono comunque piacevoli viste e spazi da gioco. Essi appartengono in comune a tutte le famiglie, e l’organizzazione dell’unità li destina all’uso esclusivo dei residenti.

Anche se si tratta principalmente di un piano per zona ad abitazioni, valorizza e usa ai propri scopi il grande incremento dei valori commerciali e industriali, che si realizza automaticamente dalla sola aggregazione di così tante persone. La comunità crea questo valore, e nonostante possa apparire semplicemente assorbito dall’impresa, nondimeno parte di esso va ai singoli proprietari di casa, attraverso il miglioramento dell’abitazione e dell’ambiente circostante.

La percentuale di superficie dedicata alle strade (35,5) è più alta di quanto non sia abitualmente richiesto in uno schema di unità di vicinato. In questo caso, la proporzione è spinta verso l’alto dall’abbondante spazio a parcheggi nella piazza del mercato e dal vicino viale di 200 piedi, di cui la metà della superficie è compresa in questi calcoli. Normalmente, uno schema per unità rende possibile un risparmio in superficie stradale che è quasi uguale, se non identico, al terreno dedicato a spazi aperti.

Gli spazi per la scuola e la chiesa non devono per forza essere specificamente dedicati. Essi possono semplicemente venir riservati e contrassegnati nella fase promozionale, con piena fiducie nel fatto che i bisogni e inclinazioni della comunità locale determineranno l’acquisto e realizzazione da parte dei soggetti più adatti. Se uno o entrambi i siti indicati come chiesa non saranno utilizzati per questa funzione, la loro localizzazione assicura l’eventuale appropriazione per qualche tipo di uso pubblico o semi-pubblico.

Unità di case ad appartamenti

TAVOLA III – DISTRIBUZIONE DELLE SUPERFICI

 

Totale unità  75,7 acri 100%
Case ad appartamenti 12,0 15,9
Cortili delle case ad appartamenti 21,3 28,0
Parchi e campi da gioco 10,4 13,8
Strade 25,3 33,4
Attività economiche locali 4,9 6,5
 Attività economiche generali 1,8 2,4

Figura (3) Un metodo per dotare un distretto a case multifamiliari di vedute interessanti, maggior sicurezza stradale, più spazi aperti e un carattere comunitario

Popolazione – Sulla base di edifici a cinque piani più un piano interrato, riservando 1.320 piedi quadri per ogni appartamento, questo intervento dovrebbe contenere 2.381 famiglie. Contando 4,2 persone a famiglia, il totale abitanti dovrebbe essere di 10.000 individui, di cui probabilmente circa 1.600 in età da scuola elementare, una quantità che può essere ben accomodata in una scuola moderna.

Ambiente – La località si colloca in quel settore dove le attività centrali e le residenze cominciano a mescolarsi. Un lato dell’unità si affaccia sulla strada principale della città, e questo sarà dedicato a funzioni di commercio generale. Un teatro e un isolato destinato ad attività terziarie, penetrato da una galleria commerciale, serviranno sia i residenti che il resto del pubblico.

Sistema stradale – L’unità è circondata da ampie strade, mentre il sistema interno è spezzettato in vie più corte che consentono una facile circolazione entro il quartiere ma non ci passano ininterrottamente attraverso. In generale, esse convergono verso il centro comunitario. Le larghezze sono varie, a seconda dei probabili carichi di traffico e bisogni di parcheggio.

Spazi aperti – La superficie dedicata a parchi e campi da gioco è più o meno di un acro ogni 1.000 persone. Se si conta anche lo spazio di pertinenza degli edifici, questa media ammonta a 3,17 acri per 1.000 persone. La distribuzione è quella riportata qui sotto:

TAVOLA IIIa –SUPERFICI DEGLI SPAZI APERTI

 

Tipo Acri
Terreno di pertinenza delle scuole  3,27
Campi d’atletica 1,85
Verde comune 0,8
Parco 0,61
Campi da gioco 1,03
Campi da gioco 0,81
Rotonde verdi 0,18
Piccoli spazi verdi 1,86
TOTALE 10,42

Per 1.600 bambini lo spazio nel cortile della scuola fornisce una media di 89 piedi quadri per alunno, che è una buona quantità se si considera che di rado tutti gli alunni staranno in cortile nello stesso momento. Il campo di atletica è ampio abbastanza per il baseball in primavera ed estate, e football in autunno. Allagandolo con un tubo per l’acqua, d’inverno può essere reso disponibile per il pattinaggio. Sul campo da gioco più piccolo sarà possibile, se si desidera, delimitare sei campi da tennis. Il parco a collo di bottiglia è parzialmente contenuto da un gruppo di appartamenti, ma è anche accessibile ai residenti in genere. Gli spazi ricreativi dovrebbero essere seminati a prato e alberati lungo i bordi, aggiungendo così attrattività alla vista dagli appartamenti circostanti.

Centro comunitario – Attorno ad un piccolo spazio verde comune sono raggruppate una scuola, due chiese, e un edificio pubblico. Quest’ultimo può essere una sezione locale di biblioteca civica, un museo, un «piccolo teatro» o spazio per associazioni. In ogni caso, sarà dedicato ad attività comunitarie locali. Il common può essere progettato in qualche tipo di modalità formale, in cui un monumento o magari un palco per la banda musicale possono essere elementi qualificanti. La situazione è del tipo che richiede qualche abbellimento, tramite sia architetture che arredo a verde, e questo trattamento contribuirà molto all’orgoglio locale e all’attrattività del quartiere. La planimetria della scuola mostra un tipo di organizzazione in cui auditorium, palestra e biblioteca stanno in edifici separati, connessi da corridoi. Questa sistemazione facilita grandemente l’uso dell’impianto scolastico da parte del pubblico generale, e permette al tempo stesso una efficiente utilizzazione del complesso per scopi didattici.

Schemi per gli appartamenti – La pianta degli appartamenti segue piuttosto da vicino un progetto usato da Andrew J. Thomas per un gruppo di «appartamenti giardino» ora in corso di costruzione per conto di John D. Rockefeller Jr. a New York City. Gli spazi sono di quattro, cinque, sei e sette stanze, e nel caso dei più grandi due stanze da bagno. La luce entra da tre lati come regola e, in alcuni casi, da quattro. Tutte le stanze hanno ventilazione da due lati. Nelle piante del tipo Rockefeller ogni appartamento guarda su un giardino centrale, che è ornato da una voliera giapponese e da un ponte pedonale su acqua corrente. I percorsi pedonali sono piantati a cespugli e l’effetto generale è rilassante, simile a un parco. Trattamenti simili potrebbero essere effettuati ai vari spazi interni nella pianta dell’unità. Qui, ad ogni modo, a causa delle vie strette e irregolari e della particolare disposizione degli edifici, il fascino di un cortile progettato sarebbe di molto aumentato perché, in molti casi, costituirebbe una parte della visuale non solo di uno, ma di parecchi appartamenti.

Unità a cinque isolati di case ad appartamenti

TAVOLA IV – RAPPORTI TRA LE SUPERIFICI

 

Cinque isolati e quattro strade perimetrali 19,07 acri
Tolte due strade di attraversamento 78.000 piedi quadrati
Destinati a strade perimetrali 50.800 piedi quadrati
Area degli arretramenti 39.000 piedi quadrati
Superficie edificata 16,4 acri
Superficie coperta 6,5 acri
Rapporto di copertura 40%
Tre cortili centrali 5,3 acri

Figura (4)  Come recuperare un settore urbano degradato a slum

Località – La planimetria è mostrata come suggerimento per il tipo di organizzazione da darsi a un’area residenziale centrale ad alto valore dei terreni destinata alla ricostruzione a causa di deterioramento o di movimenti nel mercato immobiliare. Gli isolati scelti sono larghi 200 piedi e lunghi 670, una lunghezza che si trova in parecchi settori di Manhattan. In questo progetto, che sta di fianco a un fiume, due strade sono chiuse e due attraversano l’intervento come percorsi coperti sotto corti centrali sopraelevate.

Livello terreno – Le dimensioni dell’appezzamento fra le strade perimetrali sono di 650 piedi per 1.200, e l’area totale è approssimativamente di 16 acri. Le linee di edificazione sono arretrate rispetto alla strada di 30 piedi sui margini settentrionale e meridionale. Entrambe le strade che erano originariamente di 60 piedi, sono state allargate a 80, prendendo i due 20 piedi extra dalla superficie dell’intervento. Quella sul confine occidentale è stata ampliata da 80 a 100 piedi.
L’area dedicata all’allargamento stradale e ad arretramenti di edifici ammonta a 89.800 piedi quadrati, ovvero 11.800 in più della superficie delle due strade incorporate.
Si osserverà che la superficie interessata da edifici include il 53 per cento del totale di spazi aperti, sotto forma di corti centrali. La principale è circa della dimensione di Granmercy Park, a Manhattan, con le strade circostanti. Visto che questa zona riceve una quantità inusuale di luce solare, sarà possibile un ottimo trattamento di arredo a verde e a giardino formale.
Entrambe le corti più esterne sono ad un livello di 20 piedi più alto dello spazio centrale, e coprono le due strade che attraversano l’insediamento. Sotto a queste corti, stanno le superfici di servizio per gli edifici. Ad una estremità dello spazio centrale c’è posto per campi da tennis e, all’altra, un campo da gioco per bambini di circa un acro. Tramite gli ampi spazi aperti e la sistemazione degli edifici, il piano realizza un non comune standard di illuminazione, visto che non c’è nessuna stanza abitabile che abbia una esposizione alla luce solare inferiore a 45 gradi. La larghezza di tutte le strutture è di 50 piedi, così che si rendono possibili in tutte le parti degli edifici appartamenti con una profondità di due stanze, mentre l’ala occidentale centrale, essendo a 130 piedi da una strada di 100 piedi, non avrà mai tolta la propria luce da edifici degli isolati adiacenti.

Sistemazioni – La capacità degli edifici è di circa 1.000 famiglie, con appartamenti da tre a quattordici stanze, la maggior parte dei quali adatti ad accogliere famiglie. In aggiunta, ci sarà spazio per un albergo per residenti temporanei, una scuola elementare, un auditorium, una palestra, campi per pallavolo, spogliatoi e altre strutture per l’atletica. I piani terreni di alcuni edifici su uno o due lati dell’insediamento possono essere adibiti a negozi. L’auditorium può essere adattato a cinema, conferenze, piccoli spettacoli teatrali, incontri pubblici, ed eventualmente cerimonie religiose pubbliche. I balli possono essere tenuti nella palestra. Nel seminterrato possono stare campi da squash.

Altezza – Gli edifici variano in altezza da due o tre piani sulle strade al limite, a dieci piani sulle ali adiacenti, quindici piani sulle costole centrali principali, e trentatre nelle due torri. Molti dei tetti possono essere sistemati a giardino pensile e contribuire così all’insieme delle viste gradevoli offerte dall’intervento. Questo progetto, pur più compatto degli altri tre, nondimeno osserva tutti i principi dell’unità di vicinato. Il cento comunitario non è grande, né lo sono gli spazi per i negozi, ma essi sono comunque presenti. I bambini possono giocare, frequentare la scuola, frequentare i negozi senza attraversare strade di traffico. Dopo aver presentato queste quattro concretizzazioni del modello di unità di vicinato, procediamo ora all’esame dettagliato dei vari principi su cui essa si basa

DIMENSIONI E CONFINI

È di per sé evidente come lo spazio che deve occupare un vicinato debba essere proprio quanto richiesto da una buona operatività delle sue funzioni. Naturalmente, nel progetto vero e proprio saranno spesso necessarie alcune varianti, richieste da particolari condizioni locali. Nel tentativo di giungere ad una indicazione di norma, in ogni caso, tali considerazioni non facilitano la chiarezza dell’esposizione. Tra le quattro principali funzioni del vicinato, tre – scuola, campi da gioco e negozi – sono dei servizi. L’altra – ambiente residenziale, o carattere – è una qualità che dipende, almeno in parte, dall’adeguatezza e armoniosa composizione delle altre tre funzioni. I requisiti di spazio relativi ai servizi devono quindi essere presi in considerazione per primi.

Le sfere di servizio in aree residenziali per famiglie

Non c’è bisogno di alcuna argomentazione, per sostenere i vantaggi della coincidenza fra sfera di servizio della scuola e dei campi da gioco. Molte difficoltà sociali e educative si alleggeriscono se gli stessi bambini studiano e giocano insieme. I genitori che si associano ai vicini per migliorare le strutture educative dei figli, hanno un ulteriore vantaggio se possono contemporaneamente discutere i loro problemi di tempo libero. L’altamente auspicabile coordinamento fra i programmi scolastici e quelli dei campi da gioco, diventa possibile quando i funzionari trattano con lo stesso gruppo di bambini.

Distanza di spostamento verso la scuola – Il Committee on School House Planning della National Education Association, nelle sue raccomandazioni riguardo alla localizzazione dei siti afferma: «Nelle città è generalmente riconosciuto che il bacino di utenza ideale di una scuola elementare può avere un raggio da mezzo miglio a tre quarti di miglio». Sia le scuole medie inferiori che superiori servono aree molto più grandi delle comunità locali, ed esse di conseguenza non ricadono entro la logica di un piano di vicinato.

I Professori George D. Strayer e N. L. Hengelhardt, eminenti autorità nel campo dell’amministrazione scolastica, nel loro rapporto per il Regional Plan of New York, propongono praticamente lo stesso standard, in questi termini: «Ai bambini delle scuole di livello elementare non si dovrebbe chiedere di spostarsi per più di mezzo miglio per andare a scuola». In un distretto a insediamento sparso questo può significare tre quarti di miglio. Con il nostro tipo di organizzazione la gran massa degli alunni, naturalmente, abiterà a ben meno di mezzo miglio dalla propria scuola.

Raggio di utenza dei campi da gioco – Un giorno nel luglio del 1927 fu effettuata un’indagine riguardo alla distanza percorsa dai bambini che giocano nello spazio di Thompkins Square a New York City. I tabulati degli indirizzi, mostrarono che il 74 per cento dai bambini proveniva da un raggio di un quarto di miglio. Solo 60 bambini, il 6,1 per cento dei 980 rilevati, proveniva da oltre mezzo miglio. Il Cleveland Recreation Survey, uno studio particolarmente completo pubblicato nel 1920, aveva predisposto un disegno che mostrava su una mappa della città le residenze dei bambini che sceglievano di frequentare vari spazi da gioco. I risultati si riassumono così:

«L’area di utilità non è rappresentata da un cerchio di raggio costante, ma da una chiazza irregolare. In altre parole sono i percorsi e le abitudini di spostamento a condizionare l’estensione dell’utilità di un campo da gioco, non le distanze in linea retta. Il maggior raggio di utilità a Cleveland va da un terzo e due quinti di miglio, e la media sta fra un quinto e un quarto di miglio».

Lo standard di un quarto di miglio come raggio di servizio efficace per un campo da gioco per bambini in età da scuola elementare, è quello generalmente considerato dalle autorità preposte alle questioni ricreative. I bambini che vivono più lontano di così non frequentano abitualmente lo spazio pubblico per il gioco. Questa regola non si applica a ragazzi e ragazze con più di dieci anni, ma dato che questa categoria sarà per la maggior parte iscritta alle scuole medie inferiori o superiori, i suoi bisogni ricreativi non devono essere interamente previsti all’interno del distretto di vicinato.

Abbiamo, allora, un raggio di servizio della scuola di un miglio e mezzo e un raggio del campo da gioco di un quarto di miglio. Qual’è il modo migliore di combinare queste due sfere? Un modo è quello di renderle concentriche, con il lotto della scuola utilizzato pure come campo da gioco, secondo lo schema della figura (5).

Uno spazio aperto della scuola grande a sufficienza per rispondere adeguatamente ai bisogni di ricreazione e gioco del quartiere è troppo grande per essere inserito in un sistema stradale ben pianificato

Considerando che le aree negli angoli del quadrato sono solo a un terzo di miglio di distanza, non ci si allarga indebitamente se le si includono nel raggio del cortile della scuola, e se si definisce il totale dell’area di entrambi i servizi come il quadrato che, avendo un lato di mezzo miglio, ammonta a 160 acri. Ci sono, comunque, possibili obiezioni a questo schema, che saranno discusse in seguito. Qui basta soffermarsi su una considerazione. Per attrezzare opportunamente giochi di ampia area come il baseball e per consentire a differenti gruppi di età e di sesso di praticare sports adatti, l’area di questo lotto scolastico dovrebbe essere di circa otto acri e mezzo. Terreni di quella dimensione a forma di quadrato misurerebbero circa 608 piedi di lato. Dal punto di vista del traffico questo sarebbe un isolato piuttosto ingombrante da inserire nel mezzo di una rete stradale di vicinato. E se questa difficoltà può essere superata, è comunque preferibile avere le aree da gioco suddivise su parecchi spazi e distribuite su tutto il vicinato, a servire da satelliti al cortile scolastico. In questo schema, ci sarebbe qualche sovrapposizione di sfere di servizio, ma non è grave se si ricorda che i raggi di influenza rappresentano semplicemente distanze che non devono essere superate. In entrambi i casi, più breve è lo spostamento, tanto meglio.

Distanza per la spesa – Il limite comunemente fissato per un viaggio al mercato di quartiere o all’emporio è di un miglio e mezzo. Dal punto di vista del residente urbano medio, una certa comodità richiederebbe una distanza inferiore, e certamente nessuno si sposterebbe di più per raggiungere il droghiere o il chiosco di giornali. Apparentemente un raggio di mezzo miglio dovrebbe essere una dimensione di controllo in qualunque sistemazione di campi da gioco scolastici e negozi in cui comodità ed efficienza siano gli obiettivi principali. Ma la distanza di spostamento è solo uno degli elementi di efficienza dei servizi; deve essere presa in considerazione anche la capacità dell’unità commerciale, ovvero il numero di persone servite. Quindi veniamo ad un altro importante fattore nella determinazione dell’area del vicinato: è la popolazione, ovvero il numero di domicili familiari per cui si deve prevedere spazio. In questo caso è la scuola da considerare, dato che c’è d’abitudine solo una di queste istituzioni pubbliche in una comunità locale, mentre ci possono essere tanti negozi e campi da gioco quanti la popolazione richiede o è in grado di sostenere.

Popolazione auspicabile per una scuola elementare

Per quale numero di persone si deve prevedere una scuola elementare, dal punto di vista dei migliori risultati educativi? Le opinioni su questo problema variano a seconda che l’enfasi sia posta sulla completezza dell’attrezzatura scolastica e sull’economia di amministrazione, oppure sui risultati tangibili dell’impegno educativo. Nel fissare gli standard edilizi scolastici è normale che le considerazione materiali ed economiche siano enfatizzate in primo luogo, dato che questi fattori possono essere accuratamente misurati e i relativi risultati registrati, mentre la qualità del prodotto educativo, in relazione alle dimensioni della scuola, non è così semplice da valutare. Abbiamo la fortuna, comunque, di poterci riferire a standard definiti da formatori sensibili ad entrambi i punti di vista.

Lo standard ideale – Il professori Strayer e Engelhardt, che abbiamo citato sopra, hanno condotto indagini scolastiche in parecchie città importanti, e lo standard che hanno fissato è quello che segue: «I grossi edifici scolastici, che ospitano un minimo di 1.000 o 1.200 alunni, devono essere considerati le parti più auspicabili dei futuri complessi scolastici». Nel loro rapporto per il Regional Plan, già citato, uno standard simile è in qualche modo ulteriormente elaborato: «Dal punto di vista della realizzazione dell’edificio, della sua manutenzione e cura, e dell’amministrazione e supervisione della scuola, proponiamo che, eccetto nelle aree a insediamento sparso, non si costruisca nessuna scuola elementare con meno di 24 aule scolastiche. Ovunque possibile questa unità dovrebbe essere ampliata. Un centro scolastico elementare di 60 classi non è troppo grande».

Ad una media di 40 alunni per classe – una media piuttosto generosa – questa affermazione fissa una capacità variabile da 960 a 2.400 individui. La differenza nei due standards si deve in parte a modificazioni di punti di vista durante il periodo intercorso dal primo alla secondo, e in parte al fatto che gli autori, nella seconda dichiarazione, avevano in mente specificamente la situazione congestionata di New York City. Quello su cui queste due affermazioni apparentemente concordano è che l’unità più piccola che soddisfa i requisiti economici e di gestione ha una capacità attorno ai 1.000 alunni. In edifici di capacità maggiore è evidente che ci sarebbe un incremento nella convenienza economica, ma se così aumentino anche i vantaggi educativi per gli allievi, o a quale punto si raggiungerebbe un picco destinato poi a declinare, sono questioni sulle quali gli educatori competenti non concordano. I professori Strayer e Engelhardt apparentemente ritengono che questo punto non si raggiunga al di sotto della capacità di 2.400, ma questa loro affermazione si basa su considerazioni puramente materiali.

Dimensioni della scuola da costruire – Anche lo standard accademico più autorevole, comunque, non riesce a prevalere. Un forte condizionamento fisico alcune volte ne modifica, o addirittura impedisce, l’applicazione generalizzata. In quale misura si adotta lo standard Strayer-Engelhardt? Sono disponibili alcuni dati che fanno luce sulle dimensioni degli edifici per scuole elementari esistenti cinque anni fa. Essi indicano che nelle città con più di 100.000 abitanti la media di capacità delle scuole elementari era fra 700 e 800 alunni, e nelle città fra 30.000 e 100.000 fra 400 e 500 alunni. Qual’è la pratica seguita dalle autorità scolastiche riguardo alle dimensioni degli edifici in costruzione oggi? Alcune informazioni su questo argomento si trovano nell’American School Board Journal, che regolarmente riporta resoconti sulle nuove scuole realizzate in tutti gli Stati Uniti. Un esame dei sei numeri dal gennaio al giugno 1926, rivela i casi seguenti di scuole elementari appena completate, o in corso di costruzione, o a cantiere inaugurato:

TABELLA V: CAPACITÀ DELLE NUOVE SCUOLE ELEMENTARI

Città

Popolazione al 1920

 Capacità in alunni

St. Paul, Minnesota

234.698

850

New Britain, Connecticut

59.316

800

East Rochester, New York

3.901

640

Fairfield, Alabama

5.003

480

La Crosse, Wisconsin

30.421

480

Ambler, Pennsylvania

3.094

440

Rockford, Illinois

65.651

350

River Forest, Illinois

4.358

320

Galesburg, Illinois

23.834

280

Baker, Oregon

7.729

240

Questi pochi esempi non bastano, naturalmente, a rivelare le tendenze attuali, ma sono una prova del fatto che si costruiscono ancora scuole che non corrispondono allo standard Strayer-Engelhardt.
La pratica corrente nelle grandi città, ad ogni modo, mostra una maggior concordanza a questo standard. A Chicago al 1 gennaio 1926 c’erano 33 edifici di scuole elementari sia in costruzione che a costruzione approvata, con una capacità media di 966 alunni. A New York City le scuole elementari aperte nello scorso anno e mezzo, insieme a quelle in corso di costruzione nel giugno 1926 erano 64. La capacità di queste strutture mostra una media di 1.600, ma si va da un minimo di 531 alunni a un massimo di 2.945. Circa un terzo sono sotto i 1.000, metà fra 1.000 e 2.000, e le rimanenti oltre i 2.000. In altre città dove la congestione demografica ha raggiunto un certo punto di intensità, è certamente possibile trovare simili ampie capacità nelle nuove scuole.

Un esame più attento della pratica di costruzione di scuole, mostra che le autorità scolastiche spesso non sono nella condizione di poter applicare standards ideali. Per esempio, New Britain ha due edifici in costruzione oltre a quelli elencati sopra, che ne rimpiazzano dei vecchi, e la cui capacità – uno di 600 e l’altro di 1.225 alunni – è determinata dalle popolazioni dei rispettivi distretti che devono servire. In tutti i casi di rimpiazzo, come è evidente, i consigli scolastici devono adattare il nuovo edificio alle condizioni di popolazione esistenti.

Cosa farebbe un consiglio scolastico in condizioni ideali, è indicato dal tipo di edificio adottato come standard costruttivo. Naturalmente le opportunità di produrre questo tipo di standard esistono solo nei sistemi più grandi, che possono permettersi sezioni dedicate all’edilizia ben organizzate, e anche in città che hanno una popolazione in rapida crescita, del tipo che si manifesta nell’espansione dei distretti suburbani anziché nella congestione del centro. Cleveland, per esempio, è in questa categoria, e vediamo che il suo consiglio scolastico ha, dopo molto studio e sperimentazione, adottato piani standard di costruzione per scuole elementari di 30 aule con una capacità di 1.250 alunni. New York City usa quatto o cinque progetti tipo, ciascuno dei quali prevede la realizzazione per sezioni. Ci sono molte possibili combinazioni, ma l’ampiezza dei casi e caratteri si può ben riassumere in tre esempi. In un edificio a tre piani del tipo E, con 21 aule, ci saranno 799 posti a sedere. Un edificio di cinque piani contenente 43 aule avrà posti a sedere per 1.724 alunni, con una sezione aggiunta e un totale di 67 aule, la capacità raggiunge i 2.804.

Questi fatti portano alla luce un nuovo e importante aspetto della questione. Ci mostrano che, a causa dei cambiamenti nello stato della popolazione dei nuovi distretti, non è praticabile nessun singolo standard fisso di capacità scolastica. La politica ora seguita nei sistemi più aggiornati è contenuta nel rapporto del N.E.A. Committee on School House Planning, già citato: «Sino a tempi recenti è stata prestata poca attenzione a progettare edifici scolastici in modo che potessero essere facilmente ampliati. Ora, non si accetta nessun progetto a meno che non preveda un accrescimento in economia. Se un edificio è realizzato più grande di quanto non sia necessario per più anni, esiste uno spreco dovuto ai costi di interesse sulle spese in più. Quando i costi di costruzione sono alti, è particolarmente sconsigliabile anticipare di troppi anni la crescita degli edifici attuali. «È tuttavia necessario stimare la massima e probabile crescita nel numero di alunni che sarà necessario sistemare negli ampliamenti dell’edificio, per provvedere a un sito adeguato. Questa stima è necessaria anche a prevedere nel progetto spazi adeguati per le strutture che non possono essere ampliate immediatamente ed economicamente».

Questa affermazione rivela indirettamente quale aiuto verrebbe alle autorità scolastiche dall’essere nella posizione – ora cosa raramente possibile – di pianificare le proprie scuole per territori e quantità di popolazione ben definiti. Torniamo alla domanda: «L’attuale pratica costruttiva delle scuole, indica modifiche desiderabili in direzione dello standard Strayer-Engelhardt?». Per quanto ci riguarda il problema non sussiste per i limiti superiori di popolazione, dato che appartengono solo alle sezioni più vecchie e congestionate delle grandi città in cui lo schema stradale è già fissato. Nelle nuove aree, dove è possibile pianificare un distretto scolastico di dimensione desiderata, è praticabile la realizzazione di una moderna e ben equipaggiata scuola per meno di 1.000 bambini?

Per quanto riguarda questo punto, possiamo contare su parecchi piani standard. Come già mostrato, a New York City si sta ora costruendo un certo numero di nuove scuole con una capacità iniziale di 799 alunni. Queste strutture hanno una palestra-sala assemblea combinata (con sedie rimovibili). Esse hanno anche un giardino d’infanzia e altre stanze speciali – non tante come nelle scuole più grandi, ma comunque adeguate agli scopi attuali. Il tipo a 30 stanze adottato a Cleveland, citato sopra, è anche adattabile come standard inferiore omettendo il terzo piano. In questa versione comprende 18 aule tipo, più un giardino d’infanzia e altri spazi, e una capacità di circa 800 alunni. A Detroit, ancora, dove sono stati predisposti progetti-tipo per edifici di varie dimensioni, abbiamo scuole di 20 sezioni con dieci aule e sei stanze speciali, tirando a indovinare: auditorium, palestra, letteratura, scienze e geografia, arte, musica, biblioteca, attività manuali, economia domestica. La normale capacità della scuola è di 800 alunni.

Le città in cui sono state costruite junior high schools (scuole intermedie, n.d.t) sono ora circa 300. È una tendenza che ovviamente si sta estendendo. Dato che questa istituzione preleva abitualmente parte dei suoi studenti dai livelli di scuola elementare – di solito il settimo e ottavo – si connette in qualche modo al problema che stiamo trattando. Possono accadere due cose. L’arrivo della junior high (1) può ridurre le dimensioni della scuola elementare oppure (2) quest’ultima può non essere influenzata mentre si amplia la sua sfera di servizio. Quale effetto si avrà? I dati che potrebbero fornire la risposta non sono disponibili ma, visto che il settimo e ottavo grado costituiscono solo un nono del totale iscritti alla scuola elementare, l’effetto non sarà grande in nessuno dei casi ed è dentro il limite delle variazioni naturali. Detroit è una delle città che ha adottato la junior high school e nelle nuove scuole, come quella descritta sopra, le sistemazioni per i settimo e ottavo grado sono tuttora previste nelle località dove non è ancora disponibile una junior school. Apparentemente la sua adozione sta avendo pochi o nulli effetti sulle dimensioni delle scuole elementari standard.

Tenendo presente questi esempi concreti di impianti scolastici moderni con capacità di 800 alunni, sembra ragionevole stabilire questo come limite inferiore del nostro standard, invece dei 1.000 prescritti dai professori Strayer e Engelhardt. Nei distretti con meno di quel numero di bambini ci si può aspettare che ci si adatti a fare a meno delle aule speciali, o che le si abbia a costi esorbitanti pro-capite. Indubbiamente molte piccole scuole, come la maggioranza di quelle ora esistenti, continueranno ad essere costruite in tutto il paese, ma la pressione degli ideali educativi lavorerà in modo costante per strutture più grandi e complete. Possiamo concludere, dunque, che per quanto concerne l’effetto dei bisogni scolastici sulla dimensione dell’unità di vicinato modello, essi indicano che il massimo vantaggio si ottiene in distretti che offrono da 800, a 1.200 o 1.500 bambini in età da scuola elementare.

La domanda successiva è: «Quanto è grande la popolazione in grado di fornire quel numero di alunni»? Il rapporto fra popolazione e popolazione scolastica – I bambini da sei a tredici anni inclusi possono, secondo le autorità scolastiche, essere accettati come metro pratico di misura di chi frequenterà la scuola elementare. Se si esaminano le cifre del Censimento del 1920, appare evidente che esiste una considerevole differenza fra i numerosi Stati, nella percentuale della popolazione totale formata dal gruppo dai sei ai tredici anni. Va dal 12,8 per cento della California al 21,67 per cento in South Carolina, mentre per gli Stati Uniti nel loro complesso è del 16,72 per cento. Dunque il gruppo della scuola elementare costituisce da un ottavo a più di un quinto della popolazione, a seconda dei luoghi. In generale, la frazione di un sesto – la quota degli Stati Uniti nel loro insieme – è sufficientemente vicina agli scopi di questo studio, ma si devono tener comunque ben presenti le variazioni. A questo tasso, sono necessarie 4.800 persone per fornire 800 bambini in età da scuola, mentre un distretto da 1.500 alunni ha bisogno di una popolazione totale di 9.000 abitanti. Abbiamo poi bisogno di conoscere le superfici dei distretti che accolgono le due quantità di popolazioni connesse alle due cifre, e questo richiede un’occhiata alla questione della densità residenziale.

Densità residenziale e area

Nella regione di New York, i distretti residenziali sono predominantemente di due tipi, e cioè: (a) zone residenziali con abitazioni unifamiliari, e in alcuni casi con una miscela di edifici bifamiliari, e (b) zone ad appartamenti o case in affitto. Ci sono, naturalmente, molte sezioni che hanno una combinazione di entrambi i tipi. Nelle città americane al di sotto della dimensione metropolitana, la maggior parte dei settori residenziali è destinata ad abitazioni unifamiliari. In tutti questi distretti, la densità è determinata dalle dimensioni del lotto. La questione dunque è: quanti lotti, o abitazioni, sono richieste da una popolazione di 4.800 persone? Il numero medio di persone per abitazione, secondo il Censimento del 1920, è di 5,1 per gli Stati Uniti. Nella regione di New York questa media può essere tranquillamente fissata a 4,5 e nelle zone di case ad appartamenti probabilmente non supera le 4,2 persone. A queste quote, la popolazione che fornisce 800 alunni delle scuole elementari, corrisponderebbe a livello nazionale a 941 case, e nella regione di New York a 1.067. Per comodità di cifre tonde, prendiamo come esempio illustrativo un terreno contenente 1.000 alloggi e vediamo quale area avrà con varie densità.
Nella Tabella VI sono stati considerate le dimensioni di edifici/lotti – dalla villa di mezzo acro, o lotto da country club district, al sito della casa a schiera da 25 piedi – presentate prima secondo il numero approssimativo di case per acro netto, e poi secondo il numero di acri che un insediamento di 1.000 lotti richiederebbe se il 30 per cento della superficie fosse destinato a strade e il 10 per cento a spazi aperti.

TABELLA VI: SUPERFICIE DI UNA LOTTIZZAZIONE DI 1.000 LOTTI DI VARIE DIMENSIONI CON IL 40 PER CENTO DESTINATO A STRADE E SPAZI APERTI

 

Dimensioni del lotto (piedi) Case per acro netto (*)   Acri
100×200 2 765
100×150 3 574
100×100 4 383
75×100 6 287
50×100 9 191
40×100 11 153
25×100 17 96

(*) «Netto» significa la superficie edificata, escluse quelle per strade e spazi aperti

Dunque vediamo che un insediamento di ville ad alto costo grande a sufficienza per 1.000 mille alloggi occuperebbe 765 acri, mentre lo stesso numero, compresso nelle schiere dei lotti da 25 piedi, avrebbe bisogno solo di 96 acri. Prendiamo ora in considerazione una superficie fissa, e vediamo come la popolazione varia con la densità. Una dimensione di lotto comune reperibile nelle lottizzazioni commerciali americane, è quella di 40×100 piedi. Con riferimento alla tabella precedente, osserviamo che una lottizzazione con 1.000 spazi per case di quella dimensione copre 153 acri. Per avere una superficie più facile da convertire nelle dimensioni lineari, prendiamo 160 acri, che è un quadrato di mezzo miglio di lato. Nella Tabella VII mostriamo la popolazione (contando cinque persone a lotto) che può essere alloggiata in un insediamento di 160 acri, articolata per ciascuna delle dimensioni di lotto mostrate nella tabella precedente. La sottrazione per strade e campi da gioco è di 64 acri (o il 40 per cento), e lascia 96 acri disponibili per le case.

TABELLA VII: POPOLAZIONE DI UN INSEDIAMENTO DI 160 ACRI A VARIE DENSITÀ CON IL 40 PER CENTO DESTINATO A STRADE E SPAZI APERTII

 

Dimensioni del lotto Case per acro netto   Lotti per 96 acri Popolazione
100×200 2 209 1.045
100×150 3 279 1.395
100×100 4 418 2.090
75×100 6 558 2.790
50×100 9 836 4.180
40×100 11 1045 5.225
25×100 17 1673 8.365

Da queste cifre vediamo che ritagliare un appezzamento di 160 acri in lotti di mezzo acro fornisce case solo per 1.045 persone, mentre una densità di 17 case per acro netto rende lo stesso terreno in grado di accogliere oltre 8.365 persone. La densità che ci fa ottenere, alla quota di uno a sei, una popolazione scolastica di 800 bambini, è rappresentata nel modo più prossimo dalle 11 case per acro, e da una dimensione del lotto di 40×100 piedi, che come è stato accennato è quella che si trova nella maggior parte delle lottizzazioni commerciali americane di classe media.
Naturalmente, un intervento che destinasse una percentuale minore di terreno alle strade, o alloggiasse una parte della popolazione in appartamenti, potrebbe allargare proporzionatamente la dimensione del singolo lotto. In Inghilterra il Ministero della Sanità ha indicato come guida per le autorità locali una densità media di 12 abitazioni per acro lordo. Questa quota è esattamente la stessa delle 20 case per acro netto quando il 40 per cento è destinato a spazi aperti e strade. Applicato ai 160 acri e contando cinque persone per alloggio, dà una popolazione di 9.600 persone, o 1.600 alunni delle elementari. Anche questa cifra sta ben al di sotto del limite superiore di 2.400 alunni, che secondo il rapporto Strayer-Engelhardt citato sopra è un numero ammissibile di iscrizioni in una scuola di New York City.

La conclusione a cui siamo portati dai calcoli precedenti, è che la superficie desiderabile per un distretto di vicinato, dal punto di vista della popolazione scolastica, e con alloggi distribuiti secondo le abituali densità abitative monofomiliari, è di circa 160 acri. Dato che questa superficie in forma di quadrato ha un lato di circa mezzo miglio, un unico sito centrale potrebbe fornire sia il servizio scolastico che quello dei campi da gioco – se si rendesse disponibile un solo lotto – visto che la maggioranza degli alunni, abitando in quel distretto, non si sposterebbero di oltre un quarto di miglio per frequentare la scuola, e i più lontani dovrebbero percorrere solo un terzo di miglio circa. I negozi a gruppi sugli angoli, o localizzati sparsi ai margini, in un quadrato di 160 acri consentirebbero a tutte le donne di casa di trovare alimentari e altri articoli a meno di mezzo miglio dalla porta di casa. Con una forma a triangolo equilatero, ciascun lato sarebbe leggermente superiore a tre quarti di miglio e la distanza di spostamento ai servizi di vicinato non sarebbe molto cambiata. In più, un distretto di queste dimensioni potrebbe avere un incremento di popolazione ben oltre la densità di 11 case per acro e ancora non superare il numero di alunni che possono comodamente essere accolti in un tipo di scuola elementare moderna ampliabile. Ci sono, ad ogni modo, altre considerazioni che condizionano il problema della superficie ideale per una comunità locale modello.

Considerazioni sulla sicurezza

Il New York Times del 27 gennaio 1926 conteneva la seguente notizia: «Una dozzina di mamme degli alunni della Public School al 148 di Ellery Street, Brooklyn, ha tenuto ieri un picchetto davanti al Municipio. Hanno marciato su e giù per la piazza antistante il Comune, e poi hanno invaso i corridoi dell’edificio. Portavano numerosi cartelli. … Una delle scritte diceva, «I nostri figli non devono essere ammazzati mentre vanno a scuola». Spiegando questa frase, le mamme hanno detto che i loro figli devono attraversare pericolose arterie di traffico nel percorso da e per gli edifici scolastici più importanti, e sei bambini sono rimasti uccisi a uno di questi incroci».

Incidenti di questo tipo sono sempre più frequenti nelle nostre grandi città e mostrano una situazione che si sta sviluppando in un serio monito alla nostra civiltà. I dati della Metropolitan Life Insurance Company mostrano che una media del 36,7 per cento delle vittime di incidenti automobilistici sono bambini di età inferiore ai quindici anni. Questo terribile fatto ci appare più chiaro se leggiamo affermazioni come questa: «Nel periodo di cinquantun giorni a partire da Labor Day, cinquantaquattro bambini – una media di più di uno al giorno – hanno trovato la morte nelle strade di New York City.

Con questi fatti di fronte, possiamo capire perché il Committee on School House Planning della National Education Association, già citato, raccomandi enfaticamente che «le scuole elementari in particolare, non devono essere localizzate su strade principali pericolose». Se la loro proibizione avesse detto «su strade principali di attraversamento» avrebbero potuto omettere, in quanto superflua, la parola «pericolose». Rispettare questa raccomandazione, ad ogni modo, e al tempo stesso localizzare la scuola al centro del suo naturale ambito di servizio, diventa possibile salvo in casi eccezionali solo quando il sito e il sistema stradale sono pianificati in contemporanea, ed in rapporto l’uno con l’altro. In altre parole, si tratta di una questione urbanistica, che può essere affrontata adeguatamente solo in zone non edificate o in distretti di ristrutturazione urbana.

Se una scuola non deve essere localizzata su una strada di attraversamento (a meno che, naturalmente, tutti i bambini provengano dall’area adiacente al lato su cui è costruita la scuola), allora è ugualmente vero che anche la sfera di servizio non deve mai essere attraversata da una strada principale. Il tipo planimetrico di una zona scolastica indicato da considerazioni di sicurezza, quindi, è una cellula o unità di vicinato all’interno del sistema stradale, protetto da tutto il traffico di attraversamento. Ovviamente, tutti i distretti adiacenti dovrebbero essere protetti nello stesso modo dal traffico. Ma i viaggiatori diretti verso destinazioni poste oltre le aree protette devono avere qualche tipo di canale per raggiungerle. La soluzione evidente è di provvedere un percorso fra i distretti; dunque le pareti delle nostre cellule protette saranno le autostrade urbane.

Così la definizione dell’area desiderabile per una unità di vicinato si arricchisce. I requisiti di servizio della scuola, campi da gioco e negozi fissano la sua dimensione normale, secondo una densità di lotti per abitazioni unifamiliari, a circa 160 acri. La sicurezza dal traffico automobilistico veloce per bambini e adulti richiede che la sua superficie non sia attraversata da strade principali. Le necessità generali della circolazione impongono che i suoi confini siano strade particolarmente adatte all’uso da parte del traffico di attraversamento. Ora sorge una domanda: supponendo di avere una planimetria stradale composta da cellule di 160 acri impermeabili al traffico di attraversamento, i canali fra gli interstizi di queste cellule saranno abbastanza ampi per le domande di un efficiente sistema generale di traffico? Se quadrati di 160 acri sono troppo grandi, che dimensione si potrà usare?

Circolazione generale e cellule chiuse

Questo tema è trattato approfonditamente da Ernest P. Goodrich in un saggio intitolato «La progettazione del sistema stradale in rapporto al traffico veicolare» (The Design of the Street System in Relation to Vehicular Traffic, in Proceedings of the Fourteenth National Conference on City Planning, Springfield 1922, p. 102). Le sue conclusioni sono basate su dati concreti sul traffico, e riguardo al tema che ci interessa egli dice: «Le arterie principali nei distretti residenziali di case unifamiliari dovrebbero essere distanziate non più di 3.000 piedi l’una dall’altra; 2.000 in distretti di case bifamliari, e 1.250 in distretti multifamiliari».

Dunque dal punto di vista dei canali necessari per il traffico di attraversamento, la tipica dimensione della cellula di vicinato, con il suo mezzo miglio o 2.640 piedi, si adatta bene ad un auspicabile schema stradale. Nello stesso saggio, Goodrich indica che «in generale la densità di popolazione varia in modo inversamente proporzionale alla distanza dal centro di una comunità». Allo stesso modo, una serie di unità di vicinato, variando in densità dalle case unifamiliari sui margini urbani a quelle multifamiliari nelle parti centrali della città, può diminuire proporzionatamente di dimensione e pur mantenere ancora lo standard scuola/popolazione.

Un’altra risposta alla medesima domanda, e con riferimento particolare alla distanza più adatta dalle strade tangenziali di circonvallazione, è contenuta nel recente piano della Transit Commission di Detroit, Michigan, per una strada sopraelevata con rampe e accessi dalle vie perpendicolari ad ogni mezzo miglio. Se entrambi i lati di questa autostrada veloce fossero fiancheggiati da vicinati a forma di quadrato, le strade di accesso coinciderebbero esattamente con i confini delle unità. Possiamo quindi concludere, che lo standard fissato come dimensione auspicabile per un distretto di comunità locale può essere applicato senza danni per le strutture di traffico generali.

Area e caratteristiche residenziali

A prima vista può apparire in qualche modo donchisciottesco considerare in tutti i suoi aspetti e connessioni un argomento tanto sottile come il «tono» o «carattere» di un distretto residenziale. Ciò sarebbe vero se il «tono» fosse una cosa che la gente non apprezza, se fosse qualcosa che va e viene indipendentemente dalla volontà e dai desideri umani. Il nostro punto di partenza, comunque, è che il «carattere» del distretto in cui si vive è qualcosa di cui si può essere fieri, per cui in qualche caso si sostengono sacrifici finanziari, e per il quale in altri casi si avverte non solo una mancanza di orgoglio, ma una fastidiosa vergogna. Si crede anche che la desiderabile qualità emerga in certe, determinate condizioni, che possa essere consapevolmente cercata e positivamente creata, che abbia una relazione concreta con l’area. Certo è, che esistono aree troppo piccole, e altre troppo grandi, perchè sia possibile conferir loro alcun «carattere» degno di questo nome.

Aspetti fisici del «tono» residenziale – Ci sono almeno tre modi in cui si instaura una relazione fra la dimensione di un distretto e il suo «carattere». La prima è di natura fisica. Dopo tutto, è quello che noi pensiamo di un distretto e quello che ne pensano altri, che ci interessa. Possiamo anche non rendercene conto, ma se i nostri prati e cespugli non attirassero l’ammirazione del pubblico perderebbero gran parte del piacere che ci danno. In modo simile, la desolazione che sentiremmo nell’abitare in un vicolo squallido non sarebbe così grande se non fosse per l’ovvio disprezzo manifestato da altre persone.

La prova migliore che un certo distretto ha impressionato la gente per avere un certo carattere generale è quando, nel gergo locale, viene indicato con un certo nome a causa di quel carattere. Naturalmente non tutti questi nomi fanno riferimento al tipo di gusto residenziale di cui ci stiamo occupando qui. Un distretto può farsi notare per la posizione geografica, o il numero dei teatri che contiene. Quello che abbiamo in mente, comunque, sono solo attributi che condizionano la piacevolezza di un distretto come luogo di residenza. La maggior parte delle città fornisce esempi. Si parla di «Park Avenue section», a significare una zona di belle case, o di «Mulberry Bend section» a significare un distretto di slum.

Ora la questione è: su un’area di quali dimensioni si deve distendere uno specifico carattere residenziale, per impressionare l’opinione pubblica e produrre una particolare «etichetta»?
I limiti inferiori di questa dimensione sono probabilmente rappresentati da sezioni di parco o strada come quelle citate, grandi tre o quattro isolati. Quali sono i limiti superiori? Questi sono difficili da stabilire perché non sono per nulla uniformi. Possiamo affermare per certo, comunque, che essi sono stati superati in qualunque area tanto grande da venir distinta con più di un solo nome particolare per ciascuna «sezione» al suo interno. Può succedere, questo, in un’area di un miglio quadrato? È probabile. In un’area di mezzo miglio, comunque, non altrettanto probabilmente, per come stanno le cose oggi. Un’area di questo tipo può contenere una singola «sezione» la cui particolarità non comprende tutta la zona semplicemente perché la qualità architettonica su cui si basa non si è estesa, ma nei limiti dell’area ci sarà difficilmente spazio per due o più «sezioni» distinte, a meno che esse non abbiano caratteri marcatamente differenziati e siano ulteriormente ritagliati da evidenti confini fisici. La questione dei limiti ha molto da spartire con gli effetti fisici dell’area, e questo aspetto sarà trattato nel prossimo paragrafo. Il punto che comunque sembra importante sottolineare qui, è quello positivo secondo cui un terreno di 160 acri (mezzo miglio quadrato) è certamente grande abbastanza per acquisire un «carattere» nella valutazione pubblica se le sue caratteristiche fisiche sono distinte e degne di nota.

«Carattere» e gestione dell’intervento – La seconda relazione fra area e carattere residenziale, riguarda il processo attraverso il quale sono create le particolari qualità fisiche. È chiaro che una sezione residenziale progettata, completata di arredi a verde, realizzata e messa in commercio da un sistema coordinato di gestione avrà definizione caratteristica particolare, che non è possibile ottenere in un’area simile in cui ciascuna struttura è stata realizzata come intervento a sé. Naturalmente alcune caratteristiche fisiche emergenti, come una macchia di pini, possono accordare un particolarissimo carattere a qualunque accozzaglia di edifici, ma a parte queste qualità accidentali è piuttosto chiaro come la particolarità caratteristica sia proporzionata al grado in cui tutti gli elementi del progetto sono posti sotto il controllo di una singola gestione, guidati da un piano coordinato e generale.

La questione se l’unità di vicinato costituisca un’operazione immobiliare grande abbastanza per garantire un approccio unitario e articolato, non ha bisogno di essere discussa. Alloggiare una popolazione da 3.000 a 10.000 persone è un’impresa di dimensioni sufficienti a rendere qualunque altro approccio altamente dispendioso, a confronto con le economie possibili con la produzione di massa ed una quota di costi ben distribuita. Lo studio di Whitten, già citato, mostra i considerevoli risparmi realizzati nel miglioramento stradale quando si lottizzano 160 acri secondo lo schema di unità di vicinato. E si possono trovare esempi di interventi suburbani più piccoli, che dimostrano comunque un carattere distintivo a causa della gestione unitaria, nella maggior parte delle città in espansione del paese.

La conservazione del «carattere» – Il terzo aspetto della questione è connesso ai metodi per conservare un dato gusto residenziale, una volta creato. I modi abitualmente usati sono, naturalmente, l’applicazione degli impegni formalizzati nei documenti e il mantenimento di destinazioni d’uso, altezze e rapporti di copertura stabilite dalla municipalità. Questi sono gli strumenti principali e più validi, e devono essere utilizzati nel modo più esteso possibile. Va comunque ricordato che gli impegni sottoscritti nei documenti non si mantengono da soli, e i proprietari non desiderano sempre ricorrere ai tribunali anche quando il caso è chiarissimo. La sola intraprendenza negli affari è spesso sufficiente ad infrangere un vincolo, e rivendicarlo di solito richiede costose cause. Una ordinanza di zoning può essere chiara nell’enunciato, ma applicata in modo imperfetto in una determinata località. I vincoli sono utili solo nel mantenimento dello status quo; e spesso si mettono di traverso agli sforzi di migliorarlo. Il potere di zoning, è vero, può essere utilizzato per elevare il tenore residenziale di un’area, ma solo se impiegato da proprietari che agiscono di concerto.

Uno degli strumenti migliori per conservare il carattere residenziale è l’associazionismo volontario locale. I suoi poteri sono stati dimostrati in molti quartieri suburbani in tutto il paese. L’associazione dei contribuenti non solo fa applicare i vincoli, ma porta avanti parecchie iniziative connesse al «tono» del distretto, che non sono previste dagli impegni scritti, e impossibili da includere in essi. Campagne per mantenere le strade pulite dai rifiuti, per eliminare i parassiti da alberi e cespugli, per mantenere i cartelli «In Vendita» lontani dai prati sul fronte strada, per i trattamenti anti-zanzare, hanno molto a che vedere con il consolidamento del piacevole vivere di vicinato, ma non possono essere previste o attuate attraverso lo zoning. Esse possono essere animate unicamente dall’associazione volontaria dei proprietari. Questi organismi possono portare i benefici di alcuni vincoli in distretti dove essi non esistono, e qualche volta l’aiuto dello zoning in posti dove sinora è stato carente. In una parola, l’associazione dei contribuenti locali non è soltanto un solido alleato dello zoning e dei vincoli, ma il promotore costantemente attivo dei più concreti interessi della comunità. Di seguito riportiamo cosa ne dice J.C. Nichols, costruttore dei 3.000 acri del «Country Club District» alla periferia di Kansas City, Missouri, in un discorso alla National Association of Real Estate Boards:

«La state creando, un’atmosfera e una morale residenziale, importante come quella militare, alla quale hanno diritto e per cui hanno avuto fede in voi, quando accogliete le loro famiglie nella vostra proprietà? State pensando ad associazioni di manutenzione che prendano a cuore i bisogni della comunità, forniscano servizi comunitari economici, garantiscano una corretta manutenzione e cura dei parchi, ingressi e altri elementi ornamentali, e proseguano a farlo nel tempo, dopo che la proprietà è stata venduta e la vostra struttura organizzativa se ne è andata? State creando fin dall’inizio quella organizzazione comunitaria che vigilerà perché i vincoli siano rispettati, che la proprietà non debba soffrire in futuro di abbandono da parte delle autorità civiche o dei servizi pubblici, e che sviluppi e mantenga uno spirito comunitario e di vicinato, tanto importante nel far crescere il rispetto e tradizionale amore per la propria casa e il quartiere, così fondamentale nel creare orgoglio civico per una città, e vero patriottismo per la nazione?»

Area e organizzazioni locali

Se l’associazione volontaria dei residenti promuove e mantiene il «carattere», diventa allora opportuno indagare su quanto la dimensione del distretto influisce sull’emergere e vitalità di questo organismo. Ne nascerà una, in un’area occupata da una dozzina di famiglie? L’esperienza ci dice, no. Potrebbe svilupparsi in un distretto residenziale di un miglio quadrato? È possibile, ma non molto probabile. In aree di quella dimensione si trovano associazioni dedicate al golf, al tennis, al teatro dilettante, o a più basse tariffe ferroviarie, ma non a conservare il «carattere» residenziale. Perché? Perché succede raramente in città, e solo occasionalmente nelle zone suburbane, che una data «qualità» si distenda su un’area tanto grande. La popolazione di un distretto del genere è di solito troppo grande per costruire un’assemblea adeguatamente rappresentativa dei cittadini, e che possa essere contenuta nella media degli auditorium locali. Accade raramente, anche, che un gruppo così vasto sia abbastanza omogeneo economicamente, culturalmente, e da punto di vista razziale, da associarsi spontaneamente per praticabili scopi locali. Ovviamente, questa affermazione non vale per le ricche zone di campagna dove ciascuna tenuta può estendersi per centinaia di acri.

Un indizio sulla dimensione di distretto urbano atta a favorire l’associazione volontaria per scopi locali, è fornita dai numerosi organismi di contribuenti, per il miglioramento di zona, o di comunità, che possono trovarsi in molte città del paese. Non sono disponibili dati esatti, ma la semplice osservazione mostra che queste società generalmente sorgono in zone di nuova edificazione, dove esiste carenza di servizi pubblici e sono necessari miglioramenti. Marciapiedi adeguati, illuminazione stradali, fogne, ufficio postale e servizi di trasporto, pompieri e polizia, scuole, sono alcuni degli oggetti di queste associazioni di contribuenti. Esse possono contare all’inizio solo su un centinaio di famiglie. Sono forti quando sostenute da cinque o seicento gruppi familiari, e raggiungono una dimensione massima quando arrivano a rappresentare circa 1.000 famiglie, ovvero una popolazione di 5.000 abitanti. Continuano ad esistere anche in situazioni di popolazione più grande o più densa, ma da questo punto in poi, il grado in cui la comunità è effettivamente rappresentata in esse gradualmente diminuisce. Se ciò è vero, lo standard che abbiamo fissato per l’unità di vicinato è più o meno quello giusto per una sana organizzazione locale.

Unità che contengono 6.000 o più persone non sembrano, secondo quanto sopra, essere molto adatte ai requisiti per una associazione. Ci sono comunque due considerazioni a questo proposito. Anche un quartiere grande passa attraverso un periodo in cui la sua popolazione è piccola, ed è durante quei giorni di formazione che l’associazione inizia a instaurarsi. Dopo essere diventata un’istituzione locale va avanti sin quando può rendere un servizio, anche se la popolazione è cresciuta più di quanto necessario.

L’altra considerazione è che le condizioni di un vicinato ben concepito presentano migliori e più numerose opportunità per le organizzazioni locali di quanto non sia mai accaduto nelle comuni lottizzazioni o comunità di villaggio del passato. Sappiamo che gli uomini tendono a organizzarsi per fini comuni. Dunque uno sviluppo sociale che mette insieme persone di gusti e abitudini simili, nonché di simili capacità per praticarli, è destinato a stimolare e promuovere l’organizzazione volontaria ad un livello inusuale. Solo il tempo ci dirà la vera capacità di vita associata di un vicinato pianificato unitariamente, ma già da ora si intravede notevole ricchezza in questo senso.

Variazioni sulla dimensione standard

Quello che si può dire sulle variazioni, è che a seconda del grado in cui esse esistono in un insediamento di vicinato, comportano il sacrificio di qualcuno dei vantaggi e delle comodità alla base degli standard e requisiti stabiliti per una comunità urbana modello. Se, comunque, alcune condizioni impediscono a un costruttore di sperare nella piena realizzazione di tutti i vantaggi di uno schema vicinato, sarà sempre meglio per lui individuare quelli possibili anziché scartare totalmente l’idea. La popolazione che si prevede può essere troppo piccola per sostenere una scuola pubblica standard, ma qualche tipo di scuola a localizzazione centrale, comunale o privata che sia, servirà probabilmente meglio i suoi futuri residenti di una situazione in cui fossero costretti a mandare i bambini a scuola a distanze considerevoli. Stabilendo un sito scolastico e realizzando le strade che ci convergono, egli potrà concretamente assicurare i suoi residenti riguardo a un conveniente servizio educativo, e più o meno alla portata del loro controllo. Nel paese esistono, come abbiamo mostrato, numerose scuole urbane che ospitano meno di 800 bambini, e molte di queste sono dotate delle strutture più moderne. Con questa piccola capacità, esse sono, semplicemente, non molto economiche: una considerazione che ha meno peso in un quartiere agiato.

Un terreno può essere molto più vasto di 160 acri, la le maggiori distanze di spostamento verso la scuola e i negozi così determinate non conterebbero molto, se tutti possedessero un’automobile. La questione della distanza conveniente da un centro servizi di quartiere, ad ogni modo, spesso viene presa poco in considerazione, in particolare dal punto di vista della soddisfazione dei collaboratori domestici. Per le cameriere, cuochi e giardinieri, i negozi locali e il cinema sono luoghi di riposo e divertimento, e dato che il percorso è spesso lungo una via di traffico, è anche spesso il posto dove essi prendono il filobus per andare «in centro». Anche le persone agiate trovano conveniente avere una stazione di servizio, un chiosco di giornali, un mercato, e altri negozi non troppo lontano. I centri commerciali sono stati resi tabù in molti quartieri di alta classe a causa del loro effetto di degrado. Ora si capisce, comunque, che essi possono essere sistemati a servizio delle comodità locali, e allo stesso tempo localizzati, controllati e progettati in modo da non aver effetti deleteri sulla qualità residenziale. Ma una volta che siano inclusi fra i vari elementi dello schema di insediamento, la distanza di viaggio – ovvero l’area – deve essere presa in considerazione.

L’altro fattore che limita la dimensione – a parte le strade di traffico principale – è un altro forse non troppo importante in un quartiere ampio e di prezzo elevato. Come è stato osservato, più lontano un distretto è dalle parti congestionate della città, maggiore sarà lo spazio consentito fra le strade principali. Più distante il suburbio, più grande l’area che è possibile chiudere al traffico di attraversamento. Un’area protetta non è tanto necessaria in un distretto dove i singoli lotti edificati sono così ampi che i bambini non devono giocare per le strade. Ma se un vicinato possa o non possa mantenere la sua integrità quando una strada di grande traffico lo attraversa, è un problema serio. Molto dipende dalle caratteristiche della strada. Se fosse percorsa da linee di filobus e vi ci stessero allineati negozi la cosa certamente eserciterebbe una certa influenza sul carattere residenziale, e ancora in grado di inserire una scheggia nell’identità del luogo. Una persona potrebbe abitare nel «quartiere tale sulla Parkway», ma sentirsi sempre obbligata ad aggiungere «sul lato tale», a causa di qualche distacco o differenza sociale segnata da quella linea. I residenti che abitano su entrambi i lati di quella parkway potrebbero mettersi insieme per il suo miglioramento o conservazione, ma i loro interessi riguardo alla scuola, alla spesa, al tempo libero probabilmente li vedrebbero in due campi separati.

In una parola, dunque, i fattori limitativi delle dimensioni sono tutti elastici, ma hanno dei punti di rottura. Nella zona media ad abitazioni unifamiliari una variazione del 30 o anche 40 per cento, su o giù, nello standard dei 160 acri, può avvenire senza distruggere il carattere di vicinato. Un quartiere di alto prezzo può salire a 500 acri di superficie e sprofondare a 2.500 abitanti in popolazione, ma conservare tutti i vantaggi connessi allo schema di vicinato, contando solo sulla pianificazione accurata e la benedizione iniziale di un terreno favorevole.

Dimensione delle unità a case d’appartamenti

Nei quartieri a case con alloggi multipli c’è naturalmente poca difficoltà ad inserire popolazione sufficiente a sostenere servizi di vicinato, e i minori costi di costruzione, insieme ad altri fattori, tendono a limitare l’area coperta. Dunque non ci sono problemi di distanze per gli spostamenti. Le variazioni di superficie che ci interessano quindi non sono verso l’alto. La questione, piuttosto, è: quanto può essere grande un quartiere di case ad appartamenti per poter ancora contenere caratteristiche di vicinato? Ovviamente, il principale elemento esterno che strutture ad appartamenti possono offrire all’uso comune dei residenti è qualche tipo di spazio esterno. Un cortile a fungere da pozzo d’aria e di luce è forse l’esempio più immediato di questo tipo, ma è piuttosto difficile che sia sufficiente a formare la base per una vita di vicinato. Un parco per la ricreazione comune, comunque, getta le fondamenta per una naturale associazione fra persone, e un gruppo di case ad appartamenti che racchiuda, o quasi racchiuda, questo tipo di area inevitabilmente mostrerà una vita sociale con origini di prossimità. Lo spazio comune deve, ad ogni modo, essere praticamente circondato dagli edifici, o sarà difficile conservarne il piacere per i residenti.

Molti dei vantaggi di un quartiere ad appartamenti multipli sono visibili a «Tudor City», un progetto delle Fred F. French Companies a New York, di cui un certo numero di edifici sono già stati completati. Questo insediamento occupa parti di quattro isolati fra la 40° e 44° Strada e la Prima e Seconda Avenue, comprese numerose aree che coprono nell’insieme sei acri di terreno. Gli edifici sono sia ad appartamenti che a casa-albergo. Sono disposti a fronteggiare una vasta area centrale a parco, parte della quale è dedicata ad un campo da golf in miniatura su 18 buche. Essendo localizzato su un’altura (Prospect Hill) che rende le strade trasversali a fondo cieco in questo punto, il quartiere gode di insolita libertà dai rumori del traffico. Oltre al parco e al campo da golf, si stanno realizzando uno spazio giochi, garage, negozi, caffetteria, ristorante, lavanderia e altri vari servizi. Attraverso l’uso di questi privilegi in comune, i legami sociali e l’associazionismo fra residenti sono destinati a svilupparsi. Quindi, «Tudor City» è un eccellente esempio dei guadagni in termini di carattere residenziale resi possibili dal trattamento unitario di un vicinato ad appartamenti, e preannuncia chiaramente un importante futuro per questo tipo di progetti.

Un intervento di case ad appartamenti nei sobborghi può coprire 75 acri e alloggiare una popolazione di 10.000 persone. In questo tipo di schema possono essere fornite tutte le comodità dei servizi di vicinato, con l’eccezione che difficilmente ci sarà tanto spazio esterno per il gioco e il tempo libero quanto sarebbe desiderabile. Si potrà, comunque, separare nettamente un’unità di questo tipo dal traffico di attraversamento, e conferire un tipico carattere residenziale all’intera zona. Se si dovesse ricostruire una porzione del centro città, comunque, interventi di quelle dimensioni non consentirebbero di escludere le grandi strade di attraversamento. Questo limita di fatto le unità di case ad appartamenti, nelle sezioni congestionate, a quattro o cinque isolati, e anche in questi casi parte dell’area entro le linee dell’edificato dovranno essere utilizzate per scopi di traffico.

Limiti fisici dell’unità

Nella progettazione di una unità di vicinato, perché dedicare tanta attenzione ai confini? La risposta generale è che limiti chiari consentono al pubblico di vedere una comunità in quanto tale, di riconoscerla come entità distinta. Quando i confini scompaiono, perde la propria identità e scivola fuori dalla consapevolezza collettiva. Ma cosa ci si guadagna, dall’avere persone consapevoli di un certo vicinato? Senza questa consapevolezza i valori che abbiamo descritto – comodità delle scuole e dei negozi, sicurezza nella vita per la strada, conservazione del carattere residenziale – di solito non si ottengono, o non si mantengono, semplicemente perché nessuno li stabilisce come obiettivi determinati.

Un villaggio assorbito dalla città in espansione esce dalla consapevolezza dei cittadini quando perde i propri margini. Le generazioni più anziane possono ancora pensare ad esso perché mantengono la memoria dei confini antichi, che però ai bambini restano sconosciuti, dato che non esiste una linea che le loro menti possano percepire. Una lottizzazione di iniziativa privata suburbano ha un nome, che viene usato dai residenti sin quanto a circondarlo ci sono aree non costruite. Un insediamento circondato dall’aperta campagna segna una tacca distinta nella consapevolezza. Una sezione di città segnata da un taglio ferroviario su un lato, un corso d’acqua sull’altro, una parkway sul terzo e una sopraelevata sul quarto, acquista rapidamente un nome particolare, anche se nessun insediamento si è mai sviluppato lì; e quel nome aiuta a rendere permanente un posto nei pensieri della gente.

Metodi di demarcazione

Come è stato già osservato, gli interstizi fra le unità di vicinato sono necessari, come canali per la circolazione generale. Il fatto può apparire non troppo chiaro nel caso di un nuovo quartiere ai margini della città. Un distretto circondato su tre lati da boschi sembra abbia bisogno di una strada importante di grande traffico che faccia da confine solo sul quarto lato. Ma se i vari percorsi dei boschi entrassero nell’unità in qualunque punto, questi verrebbero usati alla fine da un traffico senza destinazione all’interno del distretto, e che potrebbe diventare una fonte di pericolo per i residenti. Fisicamente, un’unità potrebbe essere vistosamente delimitata su uno o più lati da una ferrovia, un canale, o una striscia di territorio ad uso industriale. Questo tipo di confini sarebbero completamente adeguati alla creazione di una consapevolezza di identità del distretto. Ma se ci fosse un flusso naturale di traffico lungo quella ferrovia o fiume, e questo fosse interrotto dall’unità di vicinato, ci sarebbe bisogno di una strada di grande comunicazione su quel lato. Dato che questo prima o poi è il caso generale, l’unica regola sicura è di allineare su tutti i lati strade in grado di sostenere tutto il traffico che deve evitare il distretto.

Da: The Neighborhood Unit, Regional Survey of New York and its Environs, Volume VII, Neighborhood and Community Planning, New York 1929 – estratti e traduzione a cura di Fabrizio Bottini

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