Bloomberg finanzia i movimenti giovanili urbani per il clima

Foto F. Bottini

I giovani per generazioni hanno inciso i propri nomi di protagonisti del cambiamento sul sentiero della storia. James Monroe e Alexander Hamilton celebravano il proprio venticinquesimo compleanno durante la Rivoluzione americana. Circa due secoli più tardi poco più che adolescenti uomini e donne afroamericani si mobilitavano per i propri diritti, negati sin dai tempi di fondazione del paese. E i giovani di oggi hanno preso il testimone dai propri predecessori. Levando la voce che chiede rabbiosamente di agire su ciò che è essenziale nelle loro esistenze: l’emergenza climatica. Ma pochissimi governi, ad ogni livello, in qualunque paese, ascoltano questa domanda di azione. Da pochi giorni Bloomberg Philanthropies — l’ente senza scopo di lucro fondato dall’ex sindaco di New York e candidato alla Presidenza Michael Bloomberg — ha attivato lo Youth Climate Action Fund. Contribuirà a sostenere in 100 città del mondo chi giovane leva voce ed esprime visioni per più efficaci politiche climatiche.

«Vogliamo sostenere l’espressione sempre più decisa dell’attivismo climatico» spiega James Anderson, responsabile dei programmi dell’ente filantropico che ha contribuito a delineare la strategia. «E anche far sì che le amministrazioni locali partecipino significativamente a questa azione nel proprio territorio». Le risorse devolute alle città di 38 paesi in sei continenti dovrebbero facilitare tutto questo. Si inizia da un versamento iniziale di 50.000 dollari ciascuna. Nel caso un sindaco risponda con adeguata sensibilità rapidità e impegno, con programmi e progetti in grado di coinvolgere direttamente i giovani nell’azione climatica, entro sei mesi la città avrà altri 100.000 dollari per proseguire. Potrebbe anche apparire insignificante, questo tipo di somme, a fronte dei classici finanziamenti per il clima che di norma si calcolano a milioni o miliardi o addirittura centinaia di miliardi. Eppure gli effetti possono essere davvero enormi, specie nelle città e paesi che ne hanno più bisogno.

Sono esterrefatto, ma positivamente esterrefatto, visto che si tratta comunque di parecchi soldi, specie qui in Zimbabwe, e credo che potremo farci molte bellissime cose per la nostra città» commenta Nozinhle Gumede, ventunenne attivista per il clima di Bulawayo. Una città di un milione e duecentomila abitanti nel sud-ovest del paese, tra quelle individuate dallo Youth Climate Action Fund. Gumede spera che quei fondi sostengano l’attività delle organizzazioni giovanili nell’adattamento climatico, e facciano sì che amministrazioni locali e giovani collaborino meglio. «Siamo i guardiani del futuro – continua Gumede – credo che abbiamo il diritto di esercitare una certa leadership o competenza di controllo per indirizzare le azioni di quelle risorse». Parecchie città stanno cercando di istituire consigli di quel tipo per piani e progetti riguardanti il proprio futuro.

Yvonne Aki-Sawyerr, sindaca di Freetown, Sierra Leone, ha fatto della resilienza climatica una priorità fondamentale del suo lavoro, nella città più grande e capitale del paese, scelta dallo Youth Climate Action Fund. Ha anche posto al centro il ruolo dei giovani. «Operiamo secondo il vecchio adagio che recita Non fate nulla per me senza di me, e in una città come la nostra col 70% della popolazione che ha meno di 35 anni non si può far nulla senza i giovani». Per stabilizzare ulteriormente ruolo e presenza dei giovani nel sistema di amministrazione urbano, Aki-Sawyerr prevede di istituire tra poco una consulta giovanile climatica per coinvolgerli e allargare il campo della discussione. Questa consulta sarà essenziale per dare forma alle azioni climatiche strategiche di Freetown.

In città come Freetown o Bulawayo, le politiche climatiche sono diverse da quanto pare interessare i grandi centri urbani di Stati Uniti ed Europa. Quando la sindaca ha incontrato la locale sezione di Fridays for Future — l’organizzazione di Greta Thunberg per diffondere il messaggio dei suoi Scioperi della Scuola in altri paesi e città – Aki-Sawyerr si è sentita obbligata a considerare «quanto siano diverse le situazioni, come non esista un solo modello per affrontare i movimenti giovanili». A Freetown, «se tu non vai a scuola non interessa a nessuno, quasi non c’è neppure quacosa di simile a un obbligo scolastico. E non ci sono sufficienti rapporto con gli insegnanti». E tantissimi giovani e giovanissimi di Freetown affrontano una miriade di problemi essenziali,dall’insicurezza alimentare ai matrimoni combinati. Oltre a tutto questo le loro esistenze vengono pericolosamente condizionate anche dal cambiamento climatico».

E non hanno nemmeno goduto di tutti i vantaggi di chi nel Nord Globale ha nel tempo inquinato il pianeta esponendo poi anche le ex colonie a gravi pericoli. «Niente mille luci. Niente Broadway. Niente auto di lusso – continua Aki-Sawyerr – solo i tremendi effetti delle emissioni che hanno prodotto». Di conseguenza oggi qui la questione non è tanto di mitigare un problema di cui non sono la causa ma adattarsi. Freetown ha già affrontato tragedie che col cambiamento climatico potrebbero diventare la normalità. Nel 2017, alcune giornate di pioggia torrenziale hanno innescato una frana che ha ucciso più di 1.000 persone. Precipitazioni così dovrebbero farsi molto più frequenti in regioni geografiche come quella di Freetown. Anche a Bulawayo, Gumede racconta come la preoccupazione principale siano le ondate di calore estremo, qualcosa con cui gli abitanti combattono da tempo. Queste città e altre del Sud Globale cercano di incrementare la propria resilienza, mentre i giovani del Nord Globale hanno di fronte a sé l’enorme sfida di affrontare direttamente gli inquinatori. Nella gestione delle risorse Youth Climate Action Fund di Bloomberg Philanthropies, le città dei paesi sviluppati devono imparare a indirizzare le energie e ambizioni dei più giovani verso azioni che azzerano le emissioni.

Molti giovani attivisti degli Stati Uniti parlano della propria visione. Holly Swiglo, matricola allo Oberlin College in Ohio ed esponente della sezione di Sunrise Movement, racconta quanto i suoi coetanei di fronte al peggiorare della situazione mondiale non siano disponibili a tollerare che la burocrazia ostacoli ritmo e dimensioni del cambiamento urgente, non solo possibile ma indispensabile. Per le città e i sindaci, non si tratta semplicemente di indirizzare energie giovanili alleandosi con esse. Kristy Drutman, attivista del clima in New Jersey ed esponente della consulta giovanile EPA, spiega come la riduzione dell’attivismo a un semplice girare a vuoto partecipativo produca frustrazione e disillusione. Ma in casi come Mesa, Arizona, si conferma che anche sindaci e amministrazioni locali possono svolgere un ruolo sociale e civile chiave.

John Giles, primo cittadino eletto col Partito Repubblicano, ha ascoltato le preoccupazioni climatiche dei suoi elettori dal momento immediatamente successivo all’entrata in carica, quando gli è stato posto il problema di quali azioni intraprendere. Il Piano Climatico sviluppato per Mesa comprende i classici temi — obiettivi di emissioni zero, energie rinnovabili, riduzione dei rifiuti — ma anche un altro pilastro che Giles considera essenziale per agire di concerto con gli altri: il coinvolgimento diretto dei cittadini. Gli abitanti di Mesa hanno già lavorato verso un loro approccio alla questine climatica con un programma Youth Climate Action Fund, derivazione diretta del proprio Hacktivate Mesa, che dava agli studenti delle superiori spazio di partecipare attivamente alla soluzione dei vari problemi della città. Iniziative che sono uno sbocco all’energia e rabbia di generazioni disponibili ad agire immediatamente. Così lo Youth Climate Fund spera di diffondere questo spirito. Ce ne è un gran bisogno, oggi gli attivisti hanno in ogni modo reso evidente di aver appreso la lezione di chi è venuto prima di loro, e di essere disponibili a tutto per innescare un vero cambiamento.

da: Grist, 10 aprile 2024; Titolo originale: Bloomberg funds youth-led climate action in 100 cities worldwide – Traduzione di Fabrizio Bottini

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