Il Milanino (1910)

Nessuno di quanti partecipano alla vita milanese ignora di questa nuova impresa cui l’Unione Cooperativa si è accinta con fervida energia e con fede di successo, sotto la guida sapiente del suo benemerito Presidente, Comm. Luigi Buffoli. La cittadinanza tutta è stata pronta a comprenderne la genialità ed insieme la difficoltà grande, e ora ne segue lo svolgersi con quella benevola aspettazione, quella ansiosa simpatia, che sempre trovano fra noi coloro che coraggiosamente si accingono ad opere nobili, quanto ardite. Allorché, per lo aumento rapidissimo della popolazione milanese, dovuto al meraviglioso incremento economico della città, l’industria edilizia si manifestò incapace a soddisfare convenientemente al bisogno impellente di alloggi sanie d economici, e la cittadinanza cominciò a soffrire acerbamente della penuria di abitazioni, l’Unione Cooperativa, che da umilissime origini si è innalzata fino a costituire uno dei nostri più poderosi organismi commerciali, ritenne fosse giunto il momento di dedicarsi all’esplicazione di una forma di attività che, pur essendo contemplata nel suo statuto, era stata allora trascurata, quella cioè di fornire le abitazioni ai propri soci.

E studiando attentamente i molteplici rimedi suggeriti dagli studiosi del problema delle abitazioni, e i provvedimenti all’uopo attuati in Italia e all’Estero, gli Amministratori della Società si convinsero come nel modo migliore avrebbero adempiuto al compito loro, ove avessero potuto far sorgere anche a Milano uno di quei Sobborghi-giardino formati esclusivamente di piccole case isolate con giardinetto, che altrove, e specialmente in Inghilterra, vanno sorgendo e sviluppandosi da tempo con splendidi risultati. Nessuno infatti può dubitare che l’abbandonare il sistema dei grandi casamenti, ove gli abitanti si trovano agglomerati in appartamenti ristretti e non sempre igienici, obbligati a contatti sgraditi, per sostituirvi casette piccine circondate di verde, ove la famiglia si trova tutta raccolta, e tali casette disporre in modo da formare una intera cittadina, ricca di spazi liberi, di campi da gioco, fruente insomma di tutti quei benefici di cui la natura è così generosa e provvida dispensatrice, risponda a uno dei più alti ideali umanitari.

Recenti statistiche pubblicate in Inghilterra insegnano che mentre nei quartieri urbani di Londra, la mortalità dei bambini sale alla cifra enorme di 240 per mille, tale cifra scende al 40 e anche meno, per mille nei sobborghi-giardino di Hampstead e di Ealing e nella città-giardino di Letchworth; e il sig. Lever con giusto orgoglio riferisce che nel suo villaggio di Port Sunlight una scrupolosa indagine medica eseguita nelle scuole ha dimostrato che i bambini degli operai si trovano in migliori condizioni fisiche dei bambini di famiglie ricche esaminati nelle scuole cittadine. Per l’Unione Cooperativa la cosa si presentava anche maggiormente accettabile in quanto che essa non doveva proporsi di provvedere ad alloggi strettamente operai, ma bensì di soddisfare al bisogno della numerosa classe di impiegati, piccoli professionisti, ed esercenti ecc., i quali costituiscono la grande maggioranza dei suoi soci e che, mentre sono in grado di sopportare un onere di affitto relativamente elevato, sono anche più disposti ad apprezzare i benefici dell’abitazione isolata.

Non si nascosero però i promotori l’estrema arditezza e difficoltà dell’iniziativa assunta. Occorreva formarsi una esatta conoscenza del reale fabbisogno di abitazioni per la nostra città, studiarne i gusti e le esigenze delle categorie di cittadini maggiormente colpite dalla lamentata penuria di case, procurarsi notizie precise circa il valore delle aree fabbricabili e il costo delle costruzioni, insomma fare raccolta diligente di tutti quegli infiniti dati che si rendevano necessari per potere fin dall’origine stabilire un piano perfetto dell’opera, determinandone esattamente i limiti e la modalità. Occorreva soprattutto scegliere la località nella quale il nuovo villaggio-giardino, il nuovo «Milanino» come venne fin dal principio chiamato, dovesse sorgere, e si comprende come tale ricerca assumesse importanza capitale, per la riuscita dell’impresa, trattandosi di decidere fra le due tesi opposte, ed entrambe messe avanti con grande copia di argomenti a sostegno, quelle cioè della vicinanza o della lontananza dal centro della città

Gli studi vennero intrapresi con vigore, chiamandovi a parteciparvi quanti in Milano posseggono competenza in proposito, e furono condotti a termine con quella sollecitudine che solo si può sperare di ottenere, quando al concetto del dovere si aggiunge un sincero entusiasmo. Si cominciò col tracciare attorno a Milano un cerchio di 10 chilometri di raggio, il vasto territorio racchiuso in detto cerchio venne esaminato si può dire palmo a palmo, sia ne’ riguardi igienici, consultando esimi igienisti, sia nei riguardi economici ed edilizi, a mezzo di tecnici, di costruttori, di competenti d’ogni genere. Si determinò così una zona minore, giudicata la più salubre, per condizioni altimetriche e per altre speciali considerazioni, e la più adatta al sorgere del Milanino, per la più facile fabbricabilità, e per la possibilità riscontrata di provvedere più agevolmente ai servizi pubblici, e specialmente alla fognatura, del futuro quartiere. È in quella zona che venne scelta l’area di cui l’Unione Cooperativa si rese proprietaria con una spesa superiore ad un milione di lire.

milaninoL’area suddetta ha la forma quasi regolare di un rettangolo, e la superficie di circa un milione e trecentomila metri quadrati; è situata per la massima parte nel territorio del comune di Cusano sul Seveso, al 10 chilometri dalla Piazza del Duomo. Fronteggia per circa un chilometro la strada provinciale della Vallassina, percorsa dalla tranvia a vapore Milano-Carate, ed è attraversata dalla strada comunale da Cusano a Cinisello. Sull’esempio dell’Estero, l’Unione Cooperativa intende provvedere direttamente alla lottizzazione e sistemazione totale dell’area acquistata, nonché a tutti i servizi pubblici, come l’acqua potabile, la fognatura, l’illuminazione ecc., lasciando invece il compito di provvedere alla fabbricazione, sia ad una speciale Società di inquilini, creata sopra basi affatto nuove per noi, sia a quelle qualsiasi Società edilizie o a quei privati che vorranno acquistare i lotti di terreno resi fabbricabili, per costruirvi le case.

A tal uopo, per opera dell’egregio Ing. Cav. Giannino Ferrini, venne redatto un piano completo regolatore, che esplica ottimamente i concetti ai quali si dovrà uniformare la nuova cittadina. Il piano considera un vialone centrale, della larghezza di circa m. 60, che sarà sistemato con giardini laterali, ed al quale vengono ad allacciarsi tutte le strade secondarie, ampie, per la maggior parte alberate, opportunamente tracciate e costruite, in modo da risultare precipuo elemento di comodità e di igiene. L’attuale strada comunale da Cusano a Cinisello sarà pure nel tratto attraversante il Milanino, allargata da m. 8 a m. 20, rettificandone anche l’asse. La nuova strada così formata, avrà una carreggiata centrale in mac-adam, a sezione convessa, di m. 12,00 di larghezza, due marciapiedi laterali alberati e rialzati, larghi ciascuno m. 4,00, sistemati in acciottolato ed asfalto. Tale miglioramento sarà senza dubbio esteso in seguito anche al tratto di imbocco di detta via sulla strada provinciale, ed alla continuazione per Cinisello, con quale vantaggio pubblico è facile immaginare.

L’area destinata dal piano a sede di strade, piazze, giardini, campi di giuoco e spazi pubblici d’ogni genere, ammonta a circa mq. 450.000, ossia più di un terzo del totale; l’area residua verrà suddivisa in lotti di 400 e più mq. Ciascuno, e potrà servire per la costruzione di circa 2000 casette, ognuna fornita di giardinetto ed orto. Come già si disse, l’Unione Cooperativa intende riservare a sé il compito della esecuzione del piano e della provvista dei pubblici servizi, ed ha già incaricato degli studi relativi gli egregi sigg. ing. Magnani e Rondani, che attendono colla nota competenza e con vero amore al compito, non certo facile, loro assegnato. La fabbricazione sarà lasciata agli acquirenti dei lotti, senza esclusioni di sorta: però, allo scopo die vitare che la speculazione entrasse a pregiudicare la esatta attuazione del progetto, la Società ha provveduto alla compilazione di apposite norme, alla cui assoluta osservanza sarà subordinata la cessione dei lotti fabbricabili, e che mirano ad assicurare che le caratteristiche della città-giardino vengano mantenute integralmente.

Credo prezzo dell’opera riprodurre qui le principali di dette norme, come quelle che illustrano il piano esposto, contribuendo a dare una nozione completa della nuova grande impresa:

  • «Eccezione fatta per gli edifici speciali ad uso di pubblici uffici o ritrovi – da erigersi in lotti a ciò appositamente destinati – le case d’abitazione non potranno avere più di due piani, oltre al terreno, né occupare più di due quinti dell’area, su cui sorgono.
  • La parte di terreno, non occupata dai fabbricati, deve essere prevalentemente sistemata a giardino.
  • Sono ammesse le maggiori sopraelevazioni decorative, come torri, pinnacoli, mansarde e simili, e si avverte che nel computo dell’area fabbricata (agli effetti della limitazione, di cui al precedente articolo) non si terrà conto delle costruzioni accessorie, come pensiline, terrazzi, verande, chioschi, ed in genere di tutti i manufatti, così isolati come infissi alle case a scopo di maggior eleganza e decoro edile.
  • Le case, agli effetti dei precedenti articoli, possono essere considerate isolatamente o riunite in gruppi di più edifici, a condizione, in questo secondo caso, che il rapporto fra il complesso dell’area fabbricata e quello dell’area libera, che ne è di compendio, si mantenga nel limite suesposto.
  • Tutte le fronti libere delle case devono essere, pur semplicemente, ma pur convenientemente decorate, intendendosi con ciò vietare i frontespizi nudi in corrispondenza ai divisori.
  • Le divisioni interne fra le proprietà potranno essere costituite da reti metalliche, cancellate il legno e ferro, o muri di cinta che non eccedano l’altezza di m. 3,00.
  • In fregio alle strade le proprietà saranno preferibilmente delimitate da cancellate in ferro su zoccolo di muratura oppure di pietra naturale od artificiale.
  • Potranno ammettersi anche muri di cinta, purché alti non più di tre metri, con copertura di pietra naturale od artificiale, decorati a riquadratura e lesene e muniti di cancelli di ferro apribili, fra pilastri di muro o di vivo.
  • Prima dell’inizio dei lavori di costruzione è fatto obbligo agli edificanti di presentare i tipi dei relativi progetti all’Unione Cooperativa nell’intento che questa possa constatarne la corrispondenza alle presenti norme edilizie ed apporvi il visto d’approvazione».

Come si rileva dalle citate norme, la parte della intera area destinata al Milanino che verrà effettivamente coperta di fabbricati sarà di mq. 340.000; tutto il resto andrà usato per viali, strade, spazi aperti e giardini. Ove si calcoli sopra una fabbricazione complessiva di circa 16 mila locali, ne risulta una media d’area per ogni locale di mq. 85; proporzione senza dubbio assai buona. Il Milanino dunque riuscirà veramente un villaggio-giardino, e la Società promotrice confida che i molti vantaggi economici, igienici e morali che vi troveranno i futuri abitanti, appariranno ben presto tali, da compensare largamente il lieve incomodo della lontananza dalla città.

Non si può del resto aver dubbio che anche tale inconveniente, che costituisce certo uno dei punti più difficili della impresa, sarà eliminato, colla adozione di mezzi rapidissimi ed economici di trasporto. Già attualmente il possedimento è servito dalla ferrovie Nord-Milano e da una linea di tram a vapore, le quali potranno assai bene sopperire ai primi bisogni, e per l’avvenire la Società saprà certo provvedere convenientemente. Tanto il problema dei trasporti, come quello non meno importante della fognatura, e gli altri relativi a tutti i servizi pubblici, sono attivamente studiati dai promotori e già il progetto di fognatura può dirsi completamente redatto dagli egregi ing. Magnani e Rondani che ne inizieranno ben presto l’esecuzione, almeno per quella parte del possedimento che si intende fabbricare per la prima: per gli altri servizi, procedono ottimamente gli studi, e, sebbene il parlarne sarebbe intempestivo, può affermarsi che saranno fra non molto compiuti.

È nel desiderio dei promotori che col principiare dell’anno prossimo si inizino pure le costruzioni, e per questo contano specialmente sulla Società Cooperativa inquilini, geniale creazione della quale mi riservo di esporre in altra occasione i concetti informatori, regolarmente costituita e funzionante da tempo, la quale non attende che il momento in cui le sia concesso di svolgere il proprio compito, dedicando alla costruzione il capitale raccolto in misura abbastanza ingente. Così anche questa impresa che per importanza ed arditezza supera ogni altra che sia stata in questi anni assunta in questa materia sia da privati che da enti pubblici, può dirsi entrata nel periodo della attuazione, costituendo una nuova prova di quella energia e saggezza economica, di cui la nostra città giustamente si vanta.

Da: Le case popolari e le città-giardino, fasc. 2, 1910

Gli articoli sulle città giardino in questo sito abbondano, forse val la pena ricordare qui la serie dei precedenti storici ottocenteschi compilata nel 1913 da C.B. Purdom, Nascita della città giardino nella sezione Antologia

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