Politiche agro-industriali e degrado del territorio rurale

foto F. Bottini

Barbara Dozhier preparando il pranzo familiare la scorsa vigilia di Natale mentre aspettava che arrivassero i nipotini col resto della famiglia, ci sperava proprio di ascoltare dalle previsioni del tempo l’arrivo di vento dal sud. Perché se fosse soffiato nella direzione opposta avrebbe avvolto la sua casa di Kansas, nella zona orientale dell’Oklahoma, in una tremenda puzza di sterco di pollo. Da quando le hanno aperto quell’allevamento intensivo praticamente davanti alla porta di casa nel 2018 – 336.000 uccelli che crescono contemporaneamente – questi pranzi familiari dei Dozhier devono per forza svolgersi a finestre rigorosamente chiuse. «Qualche volta se il vento è del nord puoi solo fare in fretta correre dentro casa e tappare la porta – racconta Dozhier – all’inizio stavo costantemente in allerta ma poi ho capito dopo tanti anni che non c’è niente da fare».

Tim, marito di Barbara da quasi sessant’anni, con quell’allevamento si è preso una patologia respiratoria. Indossa sempre una maschera anche per falciare il prato o sta qualche ora nell’orto sul resto dove coltiva bamia, pomodori, zucche e altro. Si mangia molto raramente sulla veranda qui: «da quando è arrivato quell’allevamento è opprimente, e non mi viene proprio un’altra parola per dirlo» spiega Tim dalla poltrona in soggiorno, sotto una miriade di foto di famiglia appese. Quell’enorme pollaio poche decine di metri davanti alla porta dei Dozhier non sarebbe stato consentito se la richiesta fosse stata per un impianto del tipo concentrated animal feeding operation, in sigla CAFO. Qualifica che riguarda l’allevamento industriale di pollame per oltre 100.000 esemplari, con rigidse regole di distanza dalle abitazioni e corsi d’acqua, oltre ad altre procedure controllate e autorizzate di insediamento.

Ma in Oklahoma per gli allevamenti esistono parecchie forme alternative di classificazione, che non richiedono né il permesso dei residenti né distanze minime. C’è poi la possibilità di allargare allevamenti che già esistono, fino al raddoppio, il che ha portato a una vera e propria nuova generazione di impianti che secondo abitanti e gruppi ambientalisti sta peggiorando traffico e inquinamento. «Se questi allevamenti avessero richiesto una autorizzazione del tipo CAFO nn starebbero qui» spiega Matthew Alison, avvocato e associato dello Indian & Environmental Law Group, in rappresentanza di residenti e associazioni nella causa contro lo Stato e le sue politiche agricole. Che consentono ancora di evitare la regolamentazione CAFO quando gli scarti – un composto di feci e lettiere – viene conferito al di fuori della proprietà. Se non lo si ammucchia all’interno, ci si classifica normale poultry feeding operation, PFO, si paga una tassa di dieci dollari l’anno, e ci si può insediare a qualche decina di metri da qualunque casa abitata.

Secondo i funzionari dello Oklahoma Department of Agriculture, Food and Forestry, un PFO dovrebbe comunque rispettare certi criteri di distanza di sicurezza per la distanza dalle abitazioni e i requisiti anti inquinamento. Ma secondo tanti abitanti siamo pur sempre troppo lontani dalle regole di un CAFO, concepite su misura per grandi impianti. «Oggi l’autorizzazione PFO è un pezzo di carta burocratico per lo Oklahoma Department of Agriculture, Food and Forestry» prosegue Alison . «Rilasciando quel genere di autorizzazione lo Stato non controlla nulla di queste grand operazioni di allevamento». I pollai agro-industriali dell’Oklahoma si concentrano nelle fasce est del territorio, molti con riferimento diretto alla Simmons Foods. Questa compagnia con base in Arkansas ha realizzato nel 2017 un impianto di lavorazione di pollame per un investimento da 300 milioni i dollari, alimentato appunto da allevamenti sparsi nella regione a cavallo tra i due Stati. Chi abita vicino a queste poultry farms lamenta la puzza, l’inquinamento, il traffico di mezzi pesanti, i pozzi contaminati dagli scarichi. Secondo le associazioni ambientaliste si sono compromessi parecchi corsi d’acqua e laghetti spargendo come fertilizzante nei campi quegli scarti.

Un gruppo, Spring Creek Coalition — fra quelli assistiti da Alison  — ha monitorato l’inquinamento dello Spring Creek, lungo il corso di oltre cinquanta chilometri che attraversa le circoscrizioni di contea di Delaware, Cherokee e Mayes, dove esiste una grande concentrazione di allevamenti. Rilevando in forte crescita fosforo, azoto e batteri. Oltre a concentrazioni 36 volte superiori di quanto consentito dalle leggi statali di enterococco, indice della presenza di patogeni da feci animali. Troppo fosforo porta alla proliferazione di alghe che consumano ossigeno e impediscono alla luce solare di raggiungere altre specie acquatiche. «Sassi nel torrente tutti scivolosi e incrostati di alghe come mai in precedenza» racconta Beth Rooney, attivista dal 2009, ricordando come solo una decina d’anni fa tutte le rocce sul fondo fosse ancora bianche. Ma gli enti pubblici che rilasciano le autorizzazioni per gli allevamenti sostengono di non avere l’autorità di negare i permessi, quando mancano leggi adeguate.

Gli abitanti non hanno neppure modo di sapere prima se e quando se ne insedierà uno nuovo. E ci pensano le norme stesse statali a rendere più difficili le proteste. Ci sono alcune cause intentate dalle associazioni e residenti, ma tanti altri, come Tim e Barbara Dozhier, spiegano di non avere abbastanza soldi per sfidare lo Stato o le grandi aziende. «Un mio vicino mi consiglia di pregare perché arrivi un tornado a devastare quei pollai e strapparli da terra Mi pare esagerato perché cn due cose sbagliate non se ne fa una giusta, in fondo lì c’è gente che lavora per mantenere la famiglia. Però mi piacerebbe portare un rimorchio di questo letame di pollaio e scaricarlo davanti al naso di quelli della Simmons per farglielo annusare un paio di settimane. Pare non ci sia nessuna considerazione per la gente che ci abita in mezzo».

L’Ente di Protezione Ambientale in Oklahoma rileva statisticamente un calo dei CAFO nonostante la rapida crescita degli allevamenti

Nel 2012, l’Oklahoma aveva 626 CAFOs, si collocava al decimo posto a livello nazionale, secondo i dati della Environmental Protection Agency. Ma per decenni il settore allevamenti è cresciuto in modo stabile, sia per i suini nell’ovest che per il pollame nell’est. Le imprese del settore avicolo con sede nel confinante Arkansas, come Tyson Foods, hanno stretto accordi con operatori agricoli dell’Oklahoma per allevare ogni anno milioni di polli, trasportando pulcini a crescere dentro gli impianti alcune settimane per poi tornare ad essere macellati. Gran parte delle strutture consistono in lunghi capanni metallici dove avviene l’alimentazione automatica, si controllano le temperature, si raccoglie e smaltisce il letame. Gli allevatori cercano di sviluppare metodi più economici polli del peso di 2-3 chili, ben sapendo che basta una minima variazione del prezzo a peso pagato da imprese come Simmons Foods a cambiare la situazione tra un bilancio positivo e il rischio di fallimento. La crescita delle chicken farms agroindustriali tra gli anni ’90 e i primi duemila ha sollevato forti perplessità per gli effetti sui corsi d’acqua dello Oklahoma orientale così inquinati dagli scarichi.

L’Ente per la Protezione Ambientale regola le autorizzazioni CAFO ai sensi del Clean Water Act. Ma agli Stati è anche consentito di derogare in qualche misura i governi inoltrano richiesta formale. L’Oklahoma l’ha fatto nel 2012. L’allora responsabile EPA per la regione, Ron Curry, riteneva che così «si avvantaggiano sia le imprese che gli abitanti». Mentre Jim Reese, allora ministro statale per l’ambiente sosteneva addirittura che così l’Oklahoma avrebbe avuto più capacità di governo delle proprie risorse e di limitazione dell’inquinamento: «Possiamo fare molto di più nella tutela della natura. Un anno dopo aver aggirato così il sistema di classificazione CAFO, in Oklahoma scendeva del 91% la quantità ufficiale di quegli impianti di allevamento. E in seguito gran parte delle poultry farms si sono registrate secondo i criteri meno restrittivi, parallelamente a un incremento del doppio della quantità dei capi allevati: nel 2022 si è arrivati a 215 milioni di polli cresciuti a scopo alimentare in Oklahoma.

Lee Benson, portavoce allo statale Department of Agriculture, Food and Forestry, spiega che il calo dei CAFO si deve alla «correzione» locale delle statistiche EPA. «Il calcolo nel 2012 risultava fuorviante perché non tutti quegli impianti avevano in effetti bisogno di autorizzazione federale.​L’EPA poi ha condiviso la nostra interpretazione aggiornando i dati, e da lì viene quella modifica tanto radicale». Oggi, sono 543 in Oklahoma gli impianti registrati come alimentazione agroindustriale di polli, un terzo con oltre 100.000 capi, anche se EPA riporta solo 39 CAFO.

Benson aggiunge anche che per certi versi l’autorizzazione di tipo PFOè addirittura più vincolante di un CAFO, e consentirebbe allo Stato di adeguarsi alle specificità dell’allevamento di polli, che è diverso dai suini o bovini. «Non si possono per esempio paragonare tipi di distanziamento di un CAFO rispetto a un PFO perché esiste un ciclo dei rifiuti diverso, lo dice la stessa legge». Un poultry feeding operation fissa come distanza minima dalle abitazioni di un allevamento di polli 150 metri, mentre i CAFO sono proibiti entro un chilometro e mezzo da oltre dieci «abitazioni occupate», secondo la legge statale. Anche se qualcuno poi finisce per ammetterlo, che le regole dei CAFO sono più vincolanti da parecchi punti di vista. Durante una deposizione nella causa intentata dalla Spring Creek Coalition contro il Department of Agriculture e le pratiche di autorizzazione, Tenna Gunter, responsabile generale, ha definito quello per i CAFO un «sistema più avanzato» di autorizzazione che per i PFO. Confermando come si classificasse CAFO solo chi mantiene gli scarti in sede in un bacino o scarica nei corsi d’acqua. Si riconosce anche come parecchi degli impianti che in Oklahoma sono registrati PFO secondo le leggi e norme federali sarebbero in realtà dei CAFO. «La definizione dell’Oklahoma è diversa» recita la deposizione scritta di Gunter.

Un permesso Concentrated Animal Feeding Operation richiede anche la comunicazione preventiva agli abitanti, e la possibilità per questi di presentare ricorso. Quando Simmons Foods nel 2017 ha allargato la propria attività produttiva in Arkansas, l’Oklahoma si presentava come territorio ideale ai nuovi impianti poultry farms sia grazie ai costi minori dei terreni, sia per le procedure di autorizzazione PFO che consentivano agli operatori di collocare quei vasti capannoni anche vicino alle case senza il rischio di ricorsi degli abitanti. Alla nostra email di richiesta di precisazioni a proposito, Simmons Foods non ha mai risposto.

Un giudice federale considera carente l’azione statale di tutela dei cittadini dagli allevamenti di polli

Louanna Cochran non sapeva nulla di quell’allevamento progettato davanti a casa sua, finché non si è vista cominciare le costruzione di sei lunghi edifici, destinati all’alimentazione di 300.000 uccelli. I proprietari dell’impianto avevano un contratto di fornitura con Simmons Foods e avevano registrato l’impianto nel 2017. Sono almeno 62 i grandi pollai che si trovano nel raggio di tre chilometri dalla casa della signora Cochran, una situazione piuttosto comune in questo territorio ondulato. Ma questo impianto in particolare sta a poco più di un centinaio di metri dalla porta. Il letame viene portato via, proprio per evitare la qualifica CAFO. Ma Cochran si preoccupava anche per l’inquinamento del suo pozzo, con tutta l’acqua piovana che dall’impianto arrivava in giardino «parecchio puzzolente». Nel 2019, Cochran, di etnia Cherokee, ha chiesto al locale Office of Environmental Health di effettuare un prelievo e analisi delle acque, in cui è stata trovata una quantità di batteri coliformi  — causati dal letame di pollo  — da farle raccomandare una disinfezione del pozzo.

Quell’analisi dell’acqua, di cui la nostra redazione ha ottenuto una copia, parla anche di una torbidità  — quanto appare limpida –  ben superiore a quanto raccomandato dall’EPA per l’acqua che si beve. L’Oklahoma Department of Agriculture, Food and Forestry sovrintende le autorizzazioni PFO, e lo Oklahoma Water Resources Board aveva rilasciato un autorizzazione temporanea all’allevamento di polli davanti a casa Cochran. Nel 2018, Cochran ha intentato causa contro l’ente statale responsabile per la qualità dell’acqua, contestando l’autorizzazione temporanea all’allevamento avicolo che non tiene conto dell’inquinamento, compreso quello della falda, così non si tutela la salute dei cittadini.

Qualche mese fa un giudice della contea Delaware si era espresso a favore di Cochran, sentenziando che l’ente statale prima di concedere autorizzazioni agli allevamenti dovesse valutare anche quell’aspetto. Settimane dopo quella sentenza, il consiglio direttivo di nove membri ha ascoltato le due parti assistite dal legali. «Alleviamo i nostri poll trasportando altrove il letame» dichiara l’avvocato Blaine Nice in rappresentanza degli allevatori accanto a casa Cochran, all’udienza dello Oklahoma Water Resources Board (OWRB) del 15 agosto, ricordando che secondo le norme statali così facendo non si ricade nella classificazione Concentrated Animal Feeding Operation – CAFO. «I miei clienti hanno questo caso pendente ormai da anni» rimarca Nice che non ha voluto rispondere a richieste di chiarimento. OWRB ha poi rinnovato l’autorizzazione provvisoria per l’acqua, a parere di Alison, avvocato di parte Cochran, ignorando del tutto l’opinione negativa del giudice di contea.

Un un’altra distinta causa contro lo Oklahoma Department of Agriculture, Food and Forestry, l’associazione Spring Creek Coalition sostiene che lo stato dovrebbe richiedere autorizzazione CAFO per molti più impianti di allevamento di quanto non faccia adesso (l’udienza è prevista tra qualche settimana in un tribunale della contea Delaware). L’ente ha più volte confermato che la classificazione CAFO non è necessaria quando il letame viene rimosso e smaltito altrove, risolvendo secondo i funzionari il principale problema di inquinamento da allevamento agroindustriale dei polli. Eli Holmes, storico consigliere al Socially Responsible Agriculture Project, associazione della contea Delaware che si occupa di grandi allevamenti, crede che questo spostamento del letame non risolva affatto tutti i problemi affrontati nella designazione CAFO. «Lo smaltimento si sposta altrove ma resta comunque una questione». I liquami possono filtrare nel sottosuolo e inquinare la zona circostante. «Sino al punto di far pensare che le persone possano bere acqua contaminata, e anche l’atmosfera può risentire di scarti immagazzinati male. Ci sono evidentissimi segnali di effetti sociosanitari visibili».

Sia lo Oklahoma Department of Agriculture, Food and Forestry, che il Water Resources Board, sostengono di avere le mani legate dalle norme fin che non interviene con qualche deliberazione il governo statale. «La nostra autorità sta dentro i termini delle leggi esistenti» spiega il portavoce Benson. Ma la legge statale Concentrated Animal Feeding Operations Act recita tra l’altro che «Lo State Board of Agriculture può decidere caso per caso se si tratta di concentrated animal feeding operations» e può dichiarare un allevamento di tipo CAFO se ritiene che «possa inquinare in qualche significativa misura le acque dello Stato». Il portavoce Benson ci conferma che lo Oklahoma Department of Agriculture, Food and Forestry regolamenta le attività di allevamento e può anche chiudere qualunque impianto che trasgredisce la legge.

La legge ostacola le proteste contro gli allevamenti

Il rombo dei grossi motori diesel dei camion è il rumore di fondo costante nella casa di Clayton Williams nella contea di Delaware, a poche decine di metri da un grande allevamento di polli sulla Highway 412. C’è il baccano dei veicoli che trasportano i pulcini verso i capannoni dove cresceranno, e poi quello per portarli di nuovo via qualche settimana dopo. E poi i camion che vanno e vengono da questo e altri più distanti allevamenti per lo smaltimento a distanza del letame. Il rumore più forte resta quello del nastro trasportatore su cui passano i polli pronti per le fasi successive di lavorazione. «Mi è quasi venuto voglia di andare a dirgli qualcosa direttamente per questo fracasso insopportabile – racconta Williams. Ti cambia sul serio l’esistenza in peggio ma la gente pare non lo voglia capire». Oltre al rumore dei camion casa Williams subisce anche puzza, mosche, piume svolazzanti che si posano sulle spalle di chi cammina in cortile. «Non apriamo mai la finestra è proprio impossibile» racconta Beth, moglie di Clayton, afflitta da una tosse continua sin da quando si è aperto l’allevamento nel 2019.

Beth e Clayton ritengono di essere vittime di imprese come Simmons Foods, ma anche dei funzionari statali che avrebbero deciso di ignorare il problema. Un giudice federale sembrerebbe anche dargli ragione. Nel 2005, l’allora Procuratore Generale per l’Oklahoma, Drew Edmondson, aveva intentato causa a diversi allevatori e imprese collegate – tra cui Tyson Foods e Simmons Foods —  ritenendoli responsabili per l’inquinamento del bacino idrografico del fiume Illinois nella fascia orientale dello stato. Una causa che ha attraversato il sistema giudiziario per vent’anni, fin che un giudice federale non ha deciso che è il letame da polli, smaltito lontano o sparso sui campi com fertilizzante, da incolpare per gli elevati livelli di fosforo nei fiumi, la scarsità di ossigeno nelle acque  — che danneggia pesci e habitat  — chiedendo alle città di investire di più in depurazione o ricerca di approvvigionamenti alternativi.

Nell’auspicare una maggiore collaborazione pubblico-privata per la stipula di nuove norme – processo oggi in corso con un mediatore – il giudice federale di Distretto Gregory Frizzell rileva come sia stata carente la cura statale del sistema idrico. «Né i legislatori, né lo Oklahoma Department of Agriculture, Food and Forestry o altri enti statali si sono mai impegnati per imporre criteri più vincolanti, o negare autorizzazioni agli allevamenti per l’uso del letame come fertilizzante nell’ambito del bacino del fiume Illinois» scrive il giudice nella sua decisione pubblicata a gennaio. Non solo lo Stato non è intervenuto, ma alcuni avvocati hanno addirittura cercato di rendere più difficile per gli abitanti presentare le proteste contro gli allevamenti. La maggioranza repubblicana che governa lo Stato ha votato lo House Bill 2053, che impone di non accogliere alcun ricorso contro gli allevatori quando «si basa esclusivamente sul tipo di attività o soggetto che richiede di insediarla usando l’acqua».

Il senatore statale Brent Howard, relatore del disegno di legge approvato, spiega che così si vuole fermare l’opposizione pregiudiziale all’allevamento di polli in generale. «Se c’è qualche tipo di causa contro le autorizzazioni all’uso delle acque dobbiamo accertare che non si tratti di impedire l’insediamento di un tipo di attività specifico» ha dichiarato pubblicamente Howard. Barbara Dozhier, con uno di quei grandi allevamenti davanti alla porta di casa, replica di non essere affatto contro il settore avicolo in generale. Anche se in realtà le sue esperienze quotidiane l’hanno portata a smettere del tutto di mangiare carne di pollo: «Pensare che era uno dei miei piatti preferiti. Ma adesso non mi va proprio più».

da: In These Times, 2 gennaio 2024 [ripreso dalla testata Investigate Midwest]; Titolo originale:How Deregulation Is Helping Turn Eastern Oklahoma into a Factory Farm Sacrifice Zone -Traduzione di Fabrizio Bottini

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