Q.T.8 Il quartiere sperimentale della Triennale di Milano (1954)

Prefazione

… Sette anni sono molti nella vita di un uomo e pochi nella vita di un quartiere di città che, una volta impostato urbanisticamente, sorge e si ricostruisce per dei secoli nello stesso luogo, Barbarossa o bomba atomica imperante. Per questo, all’impazienza del voler constatare “de visu” i progressi dei programmi che sollecitava me e tutti quanti hanno collaborato alla creazione del QT8 e creduto nella sua utilità e vitalità, corrispondeva la naturale lentezza del formarsi di queste opere di urbanistica che sono fatte sì di strade, di fognature, di impianti idrici e arborei e di costruzioni, ma anche di “abitato”, nel senso più vasto della parola che vuoi dire interessi e abitudini locali, sapere che in un certo luogo esiste un quartiere di abitazioni, considerarlo inserito Del quadro della città, abitarlo o volerlo abitare. Tutti sanno la storia della periferia di Milano, ritratto di tante altre periferie di città moderne, sorte senza programmi e da decenni viventi di una stentata vita nella economia di una società che considera l’abitazione, non un diritto dell’uomo che lavora, ma un affare della iniziativa e della speculazione privata. Il QT8, pur col suo completo programma urbanistico, non ha potuto del tutto sfuggire a questa realtà economica e in questo lascia insoddisfatti i suoi amici e sostenitori.

Ma un più approfondito e realistico esame della situazione può far discernere il sostanziale dall’aleatorio. Nei primi tempi, sette anni fa, vi furono polemiche, asprissime sul programma di una proposta per il quartiere dichiarandosi da qualcuno che esso era cosa utopica e irrealizzabile. Poi alla fase pessimistica seguì la fase euforica. Quando ci si rese conto che, volendo, i programmi si potevano realizzare e nel 1951 se ne videro esposti in parte i consuntivi, durante il periodo della 9° Triennale, qualcuno, anzi molti, credettero che il quartiere sarebbe stato completato in brevissimo tempo e rimasero delusi che così non fosse. Furono critiche negative all’inizio, facili entusiasmi positivi durante il corso delle opere, in tutti e due i casi incomprensione della realtà che è un altra e che è quella espressa nel primitivo programma.

Il QT8 è un quartiere sperimentale e come tale ospita esperienze favorevoli e sfavorevoli, ma sempre utilissime ad una indicazione precisa del meglio che, in esso, e anche altrove, si dovrebbe fare e del peggio che sarà da evitare. Il QT8 è un esempio, nella casistica italiana e per certi aspetti anche straniera, di un quartiere che è libero, anche se solo in parte, dalle codificazioni regolamentari che vincolano altri quartieri della città, l’unico che a Milano presenti le condizioni urbanistiche ideali per l’architettura moderna e nel quale è possibile realizzare, e per qualche caso si sono realizzate, opere di estremo interesse. Le esperienze del QT8 hanno influenzato, e influenzano direttamente o indirettamente, certi aspetti della tecnica urbanistica al di fuori dei suoi limiti territoriali.
E citiamo i fatti: nel 1946-47 vi furono realizzate le prime case costruite ex novo a Milano nel dopo guerra per reduci e senza tetto costruendo undici modelli diversi di casette progettate, con concorso nazionale, da esimi architetti di tutta Italia. Modelli che furono variamente utilizzati nella ricostruzione italiana.

Al QT8 fu realizzato nel 1948 un programma di sperimentazioni di prefabbricazione e montaggio in cantiere di case a 4 piani e un secondo più vasto è in corso di esecuzione. Sono queste le uniche sperimentazioni ufficiali fatte in Italia dal Ministero dei Lavori Pubblici, assieme a quelle più limitate fatte a Napoli, che furono del resto una diretta conseguenza di quelle di Milano. E’ sorta al QT8 l’interessantissima casa Ina Casa di 11 piani col sistema a ballatoio e scala esterna, la sola del genere che esista a Milano e in Italia.
É in costruzione al QT8 la chiesa, a pianta circolare, il cui progetto fu vincitore di un concorso della 8° Triennale (1947) veramente “sperimentale” per la planimetria e la volumetria e persino, si dice, per l’interpretazione della liturgia.
É sorto al QT8 il primo campo di gioco per ragazzi di Milano, campo che fu, fra l’altro, il propulsore della iniziativa degli altri campi di gioco cittadini.
Sono in esperimento le formazioni delle zone verdi condominiali per lo svago dei ragazzi e il riposo degli adulti che mirano a risolvere il problema del giardino annesso alla casa con minimi di area.

Il QT8 è il solo quartiere di Milano in cui siano stati realizzati prototipi di architettura straniera (Belgio e Finlandia).
Al QT8 si è realizzata durante la 9° Triennale la prima esposizione realistica di arredamenti economici popolari entro case reali e destinate ad essere abitate.
La scultura all’aria aperta, entro le zone verdi e le decorazioni murali di ceramica a colori furono realizzate e sono in corso di sviluppo al QT8, esempio unico a Milano e in Italia di collaborazione sul piano urbanistico-edile fra artisti decoratori ed architetti.
Entro il grande programma della formazione di un parco verde di circa 375.000 mq. destinato ad uso, non solo degli abitanti del Quartiere, ma anche di tutti i cittadini, come gli altri parchi milanesi, è, inserito il problema della sistemazione altimetrica delle zone verdi.

La collina progettata, altro elemento unico nel genere nel piano urbanistico dei quartieri residenziali, non solo si va formando, costituendo così una soluzione del problema spaziale e panoramico dei quartieri di pianura, ma fa scuola nelle sistemazioni verdi di altre zone cittadine. Al Parco Lambro, per esempio, già piatta campagna nel progetto originale, la sistemazione recente ha attuato movimenti di terra vastissimi e ondulazioni dei prati che conferiscono al Parco aspetti pittoreschi. L’influenza della collina è sensibile anche nelle altre sistemazioni a verde cittadine.
Infine, e ancora, con riflessi anche nel campo sociale, i primi cantieri scuola del Ministero del Lavoro furono portati a Milano per iniziativa della Triennale e realizzati nel QT8 (sistemazione della collina).

Tutto questo complesso di attività è indissolubilmente legato al QT8 e alla sua storia e questo libro vuole esserne la obbiettiva dettagliata documentazione. Dinanzi alle critiche, alcune volte giuste, che si levano sul non sufficiente interessamento del Comune al realizzo delle opere, e a quelle relative a certi risultati non completi o negativi dell’edilizia, c’è da ricordare come dissi, la complessità dei problemi che si pongono e sorgono nella realizzazione di un cosi vasto quartiere cittadino; le difficoltà di ottenere risultati unitari non è un difetto del programma del QT8 ma lo specchio di una situazione economica e sociale che è propria del nostro tempo. Ma i risultati positivi dell’opera, che sono gli unici che contano, sono quelli urbanistici, risultati per i quali si può affermare che in nessun quartiere di Milano esiste un “ambiente” di abitabilità come c’è nel QT8 dove il verde e il paesaggio sono composti con le case e per esse e dove le migliaia d’alberi piantati e quelli che si pianteranno garantiscono per il futuro un miglioramento continuo, e non un peggioramento, della situazione ambientale.

Sette anni or sono, di questa zona ripiena di baracche e regno dei “barboni”, soggetta alle improvvise piene dell’Olona e di scarsissimo reddito per il Comune che ne era in gran parte proprietario, pareva naturale profetare che non sarebbe mai divenuto un quartiere residenziale. Se la profezia non si è realizzata è merito, oltre che del mio modesto, e, necessariamente, ostinato lavoro, dell’opera di tutti i miei collaboratori diretti e indiretti di cui molti sono ricordati col nome in questo libro, dei tecnici, funzionari e dirigenti dell’Amministrazione Comunale, dei Ministeri dei LL. Pubblici e del Lavoro, di altri enti e istituti pubblici che favorirono, per tutto quanto possibile, la realizzazione del mandato che la legge affida alla Triennale. Ad essi va il ringraziamento della Triennale e il mio, come va agli oscuri collaboratori artigiani, geometri e assistenti di fabbrica e comunali, agli operai dei cantieri scuola e concessionari di discariche, i quali hanno oscuramente sentito l’importanza dei fini che il programma del QT8 poneva di una più umana e serena abitazione ed hanno aiutato ad attuarlo.

Principali caratteristiche del quartiere

Milano, che si trova all’incrociò fra la strada che da Torino va a Venezia e quelle che dalla frontiera nord scendono a Bologna e Genova, ha il carattere di grande emporio commerciale e industriale. L’espansione recente avvenuta dopo il 1890 ne ha triplicato la popolazione. Lo spirito mercantile che ha informato la nostra epoca, ne ha fatto una delle città più dense e meno dotate di aree verdi. La maggior parte dei giardini patrizi sono stati sommersi dalle costruzioni. Per interrompere l’espansione continua e indifferenziata della città, il nuovo Piano regolatore prevede la creazione di nuclei residenziali autonomi e vicini, ben isolati da fascie verdi. In tale Piano è stata individuata la zona di espansione della Città nel quadrante a nord con le due direttrici principali nel viale Zara e nel corso Sempione e con caratteri ben determinati. Il viale Zara come espansione lontana e corso Sempione con quartieri satelliti più vicini. Il QT8 è appunto il primo di questi quartieri. Adiacenti ad esso si estendono l’ippodromo, le scuderie, le piste di allenamento, che garantiscono, anche per il futuro, una magnifica riserva di verde a sud. Il Lido a sud-est e una fascia di parco , creata a nord lo isolano dai quartieri del corso Sempione.

Confini: Il QT8 è delimitato a nord da una strada di alimentazione derivata dal Viale Scarampo, ad est dalla Via Serra, a sud da Via Diomede e ad ovest dalla Via Sant’Elia.

Superficie: La superficie totale compresa fra le strade periferiche accennate che era di ha. 66 circa è stata portata a ha. 94 ca.

Suddivisione in nuclei: Il Quartiere è diviso in 4 nuclei di circa 4.500 abitanti ciascuno; ogni nucleo è servito da strade periferiche che hanno all’interno percorsi pedonali svincolati da qualsiasi interferenza di traffico; il nucleo è servito da un asilo e da due o tre raggruppamenti di negozi di prima necessità. Due nuclei raggruppati danno vita ad una scuola primaria. Alla saldatura dei 4 nuclei costituenti il quartiere sorge il centro che raggruppa gli edifici commerciati, del culto e dello svago a servizio dell’intero quartiere previsto per una popolazione totale di circa 18.000 abitanti.

Il verde: La superficie verde del quartiere è complessivamente di 673.470 mq. cosl suddivisa: mq. 375.694 sistemati a parco (campi di gioco per lo svago e riposo) e mq. 297.77d destinati ad orti e giardini; la disponibilità di verde per abitante è di mq. 37,6. Si consideri però che il nuovo parco è a disposizione di tutta la città.

Campi di gioco: Fra i fabbricati alti e nel mezzo, di ciascun gruppo di case unifamiliari e previsto un campo di gioco per ragazzi, completamente isolato dal traffico e controllabile dalle abitazioni; un gruppo di impianti sportivi trova sede nel parco a nord-ovest del quartiere; integrano gli impianti previsti le sistemazioni già in atto del Lido di Milano e il campo di calcio già esistente compreso nell’area fra il QT8 e il paese di Lampugnano. Un campo di giuoco pubblico è stato costruito dalla Triennale e donato al Comune di Milano.

Il centro del quartiere: Nel centro si raccolgono gli edifici necessari alla vita collettiva, alla vita spirituale e allo svago; La Chiesa sorge sulla grande piazza con annesso edificio raggruppante la canonica e le organizzazioni religiose. Cinema – ristorante – caffè – negozi – ufficio postale – agenzie di banca sono raggruppati nel centro che è chiuso verso ovest da un fabbricato di 22,75 m. di altezza destinato alla casa collettiva. Un albergo per la gioventù, un club per ragazzi ed un grande tennis coperto sono previsti presso il laghetto ai piedi della collina, un centro sociale INA-CASA presso il campo di gioco.

La preparazione di aree per quartieri residenziali, richiede forse il massimo complesso di sistemazioni tecnico-urbanistiche e di servizi, a parità di superficie, rispetto quella di zone destinate ad altre funzioni quali le zone industriali, dei mercati, ospitaliere ecc. E ciò soprattutto per una maggiore varietà e capillarità della rete di distribuzione. Sono quindi facilmente comprensibili le grandi difficoltà che si sono frapposte alla realizzazione di un quartiere dove non esisteva nessuna attrezzatura di servizio pubblico e dove le condizioni delle acque, in superficie (fiume Olona e torrente Merlada, cave in attività e morte) creavano ulteriori problemi alla sistemazione dei terreni. Quando nel 1946 venne adottata dal Consiglio Comunale la proposta di creare il quartiere sperimentale QT8, il Comune era proprietario del 60% di tutta l’area che solo nel 1953, attraverso espropri comunali, fu trasferita al Comune per il 98%. La valorizzazione di queste aree, allora in parte occupate da cave, in parte .arbitrariamente occupate da terzi con baracche e orti privati e abitate da una popolazione poverissima di “barboni”, si è in questi ultimi anni sviluppata attraverso il programma del QT8 e le iniziative r della Triennale, attraverso i contributi dello Stato e l’opera del Comune in modo tale da aumentarne in alcuni casi di 30 volte il valore (3000%). […]

I piani urbanistici

Un piano di un quartiere residenziale che interessa un’area dell’importanza di quella del QT8 non si realizza, nel clima della nostra attuale economia, in così breve tempo da sfuggire alla necessità di successivi adattamenti a successive esigenze urbanistiche. , Ciò nonostante il quartiere sperimentale della Triennale ha mantenuto una linea costante di sviluppo da quando il luogo dove doveva sorgere fu scelto: la stessa zona interessava il progetto che nel 1934-1936 fu studiato dagli architetti Bottoni-Pagano-Pucci e che non si poté realizzare per immaturità dei tempi. La stessa area, ma ampliata (circa 600.000 mq.) fu l’oggetto dello studio che gli architetti P. Bottoni, E. Cerutti, V. Gandolfi, M. Morini, G. Pollini, M. Pucci, A. Putelli prepararono nel 1946 per incarico dell’allora Commissario straordinario della Triennale e che è divenuta, col suo tracciato stradale, parte integrante del Piano di Ricostruzione della città di Milano (zona di ampliamento aggiuntiva) e del P.R. 1953.
Tre sono essenzialmente i piani successivi del QT8 e corrispondono all’incirca alle epoche delle successive Triennali.

Il 1° piano, del 1946, redatto dagli architetti, nel quale si teneva conto dell’esistenza di un grande lago costituito da una cava nella zona nord-ovest dell’area; attorno ad esso si sviluppava un grande parco di notevole ampiezza e una zona sportiva. La composizione urbanistica era essenzialmente di quattro settori residenziali confluenti in un centro ed una piazza principali e di un ritmo aperto di grandi edifici lineari, orientati con asse eliotermico, periferici rispetto la zona delle costruzioni basse immerse nel verde. In sede di realizzazione di questo progetto fu deciso di costruire nel parco verde due piccole colline.

Il 2° piano, del 1950, studiato dagli architetti P. Bottoni e E. Cerutti, porta il segno di una più densa fabbricazione di case (11 piani) richiesta dal Comune per un maggiore sfruttamento delle aree. Gli elementi lineari si susseguono con un ritmo continuo lungo la Via Scarampo chiudendo tutto il lato nord del quartiere; divengono quattro, in luogo di tre, le case alte nell’angolo sud-est del quartiere. La collina assume una più determinata configurazione; in luogo di una seconda collina è previsto un piccolo lago. La chiesa abbandona lo schema rigido per assumere quello articolato studiato dai vincitori del concorso per il centro religioso. Questo 2° progetto di P.R. del Q.T.8 è entrato a far parte del P.R. di Milano approvato nel 1953.

Il 3° piano, del 1953, studiato dall’arch. Bottoni, è il segno di un inserimento del QT8 nei più vasti problemi cittadini. Ferma restando I’impostazione generale e in particolare quella della zona sud dell’Olona, notevoli varianti sono previste nel settore a nord di essa. La grande collina diviene, da elemento locale di completamento del quartiere, elemento integrante dell’attrezzatura verde e del panorama urbano della città. Essa costituisce il fondale della nuova grande strada, che dalle autostrade entra in città (nuova via Scarampo) e poi corre ai suoi piedi.
La via Scarampo infatti, secondo il progetto studiato dall’Ufficio Tecnico Comunale, diviene una strada di spiccate caratteristiche e attrezzature di traffico veloce dividendosi in piste differenziate per traffico locale e di transito, snodandosi in raccordi di grande e piccolo raggio.

Ma la collina, in sé, diviene anche elemento urbanistico residenziale perché nel nuovo progetto si è prevista su di essa una serie di ville di notevole importanza con giardini alternati a strade locali.
In questo terzo progetto, a differenza dei due precedenti, avviene un capovolgimento del sistema di alcune strade locali perché, mentre prima afferivano alle strade periferiche, e in particolare alla via Scarampo, ora affluiscono a strade che si dirigono al centro del quartiere realizzandone così una maggiore unità. Questo terzo progetto costituisce una variante al piano particolareggiato del nuovo P.R. di Milano allo studio per la zona del QT8. […]

Il verde e la collina

Un grande parco pubblico è in via di attuazione nel QT8. Esso occupa un’area di circa mq. 375.000 ed è disposto, con uno schema serpeggiante, attorno al letto dell’Olona e ramificato in ampliamenti vari sino a raggiungere la grande zona occupata dalla collina. La sua disposizione, da est a ovest, permette l’attraversamento del quartiere, dalla città alla campagna senza interferenze con le case. La collina ha una storia i cui aspetti diversi meritano di essere conosciuti. Essa può, innanzi tutto, essere considerata come la espressione della intraprendenza dello spirito milanese verso le cose pratiche e di civico interesse, unita allo spirito di poesia e di ricerca plastica propri dell’architetto. Dalla tragica necessità di sistemare le macerie di guerra, prima riempiendo le vecchie cave, poi scaricando al di sopra di esse, è sorto il primo embrione della collina. Essa è stata poi progettata entro il piano del quartiere e viene realizzata attraverso il costante affluire ad essa, quale pubblica discarica, delle materie di scavo per nuovi edifici. Un terzo elemento, la costituzione dei Cantieri scuola di riabilitazione professionale del Ministero del Lavoro ha reso possibile la conformazione della collina, secondo una precisa plastica. Piantumazione e reti stradali, aperte quest’ultime e consolidate automaticamente dai camion scaricatori, completano l’opera di trasformazione in una zona mossa e verdeggiante. La costruzione della collina, che non costa nulla al Comune, ma anzi rende, potrà essere compiuta entro una quindicina di anni.

da: Q.T.8 Il quartiere sperimentale della Triennale di Milano, Editoriale Domus, Milano 1954

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