Sopravvivere alla plastica

foto F. Bottini

L’istinto di sopravvivenza aiuta tante specie a superare quelli che paiono ostacoli insormontabili. Ma la battaglia contro la plastica non la possiamo vincere finché la si trova dappertutto. Da ciò che mangiamo all’acqua all’abbigliamento alle cure mediche, la plastica entra in ogni aspetto delle nostre vite. La cosa vale anche per la fauna selvatica. Fino a pochi anni fa era piuttosto raro vedere uccelli che utilizzavano oggetti di plastica per costruirsi il nido. La spazzatura sulla spiaggia o lungo le strade erano cartacce o residui di cibo. Oggi nei corsi d’acqua c’è così tanta plastica da non lasciar vedere niente altro.

Dopo l’invenzione, della plastica, tutto cambia e comincia la lenta invasione dell’orbe terracqueo da parte di questa sostanza miracolosa. Si calcola che esistano qualcosa come otto miliardi di tonnellate di plastica sparse per il mondo. Un po’ la si ricicla, ma non basta. Gran parte di quella che buttiamo via finisce ingerita dagli animali marini, o usata per fare i nidi dagli uccelli, o avvolta attorno ai loro becchi o ai colli di qualche altro sfortunato animale. Girava un video tempo fa con un cigno a Amsterdam che s faceva un nido di sacchetti di plastica. Una vera e propria malattia che si allarga e che ci vorranno da 20 a 500 anni per metabolizzare. Le componenti chimiche della plastica nell’atmosfera ci resteranno per sempre.

Il chimico belga Leo Baekeland fu il primo a ottenere una plastica totalmente sintetica nel 1907. Una potenzialità incredibile che però si è trasformata in un enorme problema per la terra, di cui non ci libereremo mai. Nonostante tutto l’inquinamento e quasi intasamento dei corsi d’acqua noi continuiamo a usarla per ogni cosa. Col Covid si è anche trasformato il modo di confezione degli alimenti e quelli che circolavano come prodotti sciolti si confezionano allargando il problema.

La tragica storia di Annie la Anhinga

Annie, come ho voluto chiamarla, era una femmina di Anhinga con un pezzo di plastica avvolto attorno al becco. L’avevo vista insieme al compagno costruirsi il nido e deporre tre uova. Dopo la schiusa dei pulcini la coppia iniziò a dargli da mangiare. Richiedono cura e alimentazione continue. La coppia faceva turni di caccia e di pulizia del nido. Con due adulti a tempo pieno era comunque un lavoro molto impegnativo che richiedeva tanta energia. Quando i pulcini avevano due settimane di vita una mattina la mamma uscì a cercare del cibo, ma trovò della plastica. Tornando al nido non portava qualcosa da mangiare per i pulcini affamati, che coi piccoli becchi provavano a mordere quella plastica che bloccava il suo.

Scattai una foto e la portai all’ufficio fauna più vicino, vennero degli incaricati a tentare di catturarla con delle reti. Dopo due ore di tentativi finì per scappare via. La vedevamo cercare di liberarsi da quella plastica strusciandosi su sassi o rami. Si notavano la confusione, la frustrazione. Che diventò disperazione quando svolazzava da un ramo all’altro sperando di trovare quello giusto per liberarsi il becco. La vidi ancora il giorno dopo piuttosto lontano dal nido con la plastica impossibile da levare, nonostante l’insistenza, e che stringeva sempre di più. Poi non la si vide più, il compagno cercava di dare da mangiare ai pulcini affamati che crescevano e aumentavano anche la fame e le pretese.

Rimasto da solo non poteva bastare a tutti. Senza la compagna provava ad accudire a tutti e tre i pulcini. Ma dopo un paio di giorni apparve evidente che non ce la faceva con tutti e tre, e smise di dar da mangiare al più piccolino nonostante lui continuasse inutilmente a supplicare. Morì dopo una settimana e venne spinto fuori dal nido. I due superstiti sono riusciti a andarsene. L’alluvione di plastica aveva ridotto una famiglia di cinque componenti a soli tre. Nel mondo di oggi è cosa che succede normalmente, anche se di solito non ce ne accorgiamo. Ma questa storia di vita e di morte forse può servirci da monito per prestare un po’ più di attenzione.

da: E-the Environment Magazine, 12 aprile 2022 – Titolo originale: Trying To Survive In A World Made Of Plastic – Traduzione di Fabrizio Bottini
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