Alberi in città (1917)

In paesi dal clima diverso più caldo del nostro, come in Francia, Italia, o negli Stati Uniti, gli alberi sono una necessità nelle vie principali delle città, per via dell’ombra estiva che offrono. Contrastano efficacemente il caldo e il riflesso dei marciapiedi, non solo sgradevole ma assai pericoloso per la salute. La New York Medical Society ha ribadito come «uno dei mezzi più efficaci per mitigare l’intenso calore dei mesi estivi e contrastare le morti infantili è piantare e mantenere quantità adeguate di alberi lungo le strade».

Nelle vie delle nostre città il bisogno di piantare alberi a proteggerci dai danni del caldo non è forse così urgente, e l’argomentazione è principalmente estetica: gli alberi aggiungono molta bellezza alla città. Attenuano la durezza di certe architetture. Hanno un effetto riposante, offrono una vista interessante e varia, che cambia di giorno in giorno, di stagione in stagione. D’inverno ammiriamo le forme intrecciate dei rami e la corteccia. D’estate le varietà del fogliame che cambia sfumature sino ai magici colori dell’autunno. Gli alberi in genere sono forse più ben collocati nel suburbio di quanto non succeda nei quartieri centrali o degli affari. Fanno molto per accrescere la qualità di tante vie altrimenti squallide. In tutti questi modi hanno un ruolo igienico. Non bisognerebbe mai piantare gli alberi in vie troppo strette, e per sicurezza metterli anche solo là dove i marciapiedi sono abbastanza larghi. Si osserva a volte che creino troppa umidità sulle strade, ma anche quando ciò avviene non danneggia in alcun modo la superficie, e al contrario la mantiene in condizioni migliori di quando è asciutta ma polverosa. Alcuni non apprezzano le foglie cadute, ma non è tanto difficile rimuoverle.

È ben noto come le città non siano l’ambiente più sano per la vegetazione in genere ed in special modo per gli alberi; e si tratta di una cosa importante, singolarmente legata al fatto che le stesse città se ci pensiamo bene per diverse ragioni sono poco sane anche per gli esseri umani. In primo luogo nelle città ci sono i fumi, bruttissimo ed evitabile spreco di carbone. A Londra i sempreverdi si ricoprono rapidamente in inverno di un lucente strato carbonaceo di fuliggine, e devono essere lavati all’Orto Botanico di Regent’s Park. Il fumo delle città chiude i pori delle foglie soffocandone la respirazione. Una pianta così sporca in pratica vive costantemente nel crepuscolo, la fuliggine ostacola l’assimilazione dell’anidride carbonica dalle foglie, e riduce moltissimo l’alimentazione dell’albero. Ultimo, lo zolfo contenuto nel carbone da ardere quando lo si brucia si converte in anidride solforosa che poi forma acido solforico, veleno mortale che corrode le foglie.

Il suolo sotto le strade delle città non è fertile, spesso molto povero composto com’è di residui dell’edificazione; ma il difetto principale sta nell’essere troppo secco, perché a causa della moderna pavimentazione tutta l’acqua piovana defluisce nei condotti fognari verso il mare, senza mai bagnare la terra dove affondano le radici gli alberi. Il loro principale nemico è la siccità, dato che a causa della grandissima superficie delle foglie necessitano di enormi quantità di acqua. Le uniche piante in grado di prosperare nelle vie urbane sono quelle che resistono alla siccità. Il suolo, reso acido dalle sostanze solforose che compongono la fuliggine, perde la propria attività batterica e diventa sterile. Così spesso è molto utile aggiungere nuovo suolo che rivivifica il vecchio.

Le varie operazioni chimiche che si svolgono nelle città riversano nell’atmosfera scarichi di acido cloridrico, nitrico, e solforico, fatali a tutti gli alberi che si trovano entro un certo raggio. Anche le nuove tecniche di pavimentazione ad asfalto delle vie probabilmente danneggia le piante, anche se in misura ancora da comprendere. Gli alberi vengono uccisi dal normale gas per l’illuminazione, se le radici sono esposte abbastanza a lungo a qualche perdita, o essere danneggiati da scosse elettriche. È davvero lungo l’elenco dei mali a cui sono soggetti gli alberi in città, ed è ci sono pochi dubbi sul fatto che i più begli esemplari che si trovano nei centri finiranno per ammalarsi e morire. Ma continuo a pensare che il nemico principale resti la siccità, la scarsità di acqua nel suolo. Bisogna anche aggiungere i danni inferti durante i lavori stradali, di posa dei condotti o manutenzioni. Il pericolo nelle città è l’ignoranza di chi lavora attorno alle piante.

Nella zona più centrale o quartiere degli affari, dove il suolo è ricoperto di edifici e pavimentazione, e la situazione del suolo è quindi la peggiore possibile, sono pochissime le specie che si sono dimostrate in grado di sopravvivere. E così l’elenco degli alberi che si possono piantare a Parigi è di soli undici tipi, a Washington di dodici. In Inghilterra la scelta si assottiglia ancora di più. Il Professor Farmer a richiesta poteva suggerire all’amministrazione di Kensington solo quattro specie: Platano, Ailanto, Olmo e Pioppo lombardo; al massimo indicando la possibilità di sperimentarne altre quattro: Tiglio, Frassino a foglia singola, Ippocastano, e Bolleana. Nelle zone residenziali suburbane, dove tra gli edifici e le aree pavimentate si infrappongono giardini e altre superfici libere, le radici delle alberature stradali possono trovare abbondante spazio e acqua senza affondare troppo lontano. Le condizioni del suolo sono assai più favorevoli che nel centro città, e così si allunga considerevolmente l’elenco delle specie che si possono piantare con buoni risultati. Poi nei parchi e spazi aperti dove il suolo mantiene una condizione ancora naturale si coltivano numerosissime specie, se non c’è troppa invadenza dei fumi.

In generale per collocare alberi in città la scelta delle specie deve essere contenuta a quelle davvero resistenti, che sopravvivono e prosperano nell’ambiente dell’area, e sono in grado di sostenerne i venti, in caso di esposizione. Ancora meglio se specie non facilmente attaccabili da funghi o insetti. È assai maggiore di quanto non si pensi la differenza tra le necessità climatiche tra gli alberi. Ad esempio alcune piante americane, come il Noce nero o il Liriodendro, che si presentano in esemplari davvero imponenti nella valle del Tamigi e ancora più a sud, spesso stentano più a nord in Inghilterra e Scozia. La Paulonia Imperialis cinese così splendida a Parigi nelle nostre città non sarebbe probabilmente tanto bella. Specie nuove e rare di cui si vedono esemplari negli orti botanici di Kew, Glasnevin, potrebbero essere sperimentate nei parchi cittadini e spazi benedetti da una buona qualità dei suoli, ma non certo lungo le strade dove le condizioni sono sfavorevoli.

Le varie specie di alberi differiscono molto in quantità e distribuzione del fogliame, e anche ciò condiziona la loro adeguatezza all’uso nelle vie. In alcuni casi come il Faggio la copertura delle foglie è densa e fitta, nulla può crescere sotto quell’ombra. Alberi di questa categoria non sono adatti per le vie, mantengono troppo a lungo l’umidità dopo le piogge, e nelle strade più strette impediscono alla luce del sole di raggiungere le case. Altre specie, come Betulle e Robinie, favoriscono invece la luce grazie ad un fogliame più rado che getta meno ombre, e quindi sono piante adatte alle alberature. Le dimensioni a cui crescono gli alberi col tempo è cosa importante, perché quelli davvero grandi si possono collocare con sicurezza solo nelle vie più ampie. Da considerare anche la conformazione della pianta: in spazi limitati e vie strette, la più adatta pare la forma a piramide o colonna.

Sono inoltre utili altre note sugli alberi più adatti alle città. Il Platano londinese (platanus acerifolia) riesce molto bene lungo le strade non solo in Inghilterra ma anche sul continente europeo e americano. Una specie notevole di albero che non esiste in natura, indubbiamente un ibrido, che pare avere origine in questo paese circa 250 anni fa. Origina dal Platanus orientalis nativo del Levante, e dal Platanus occidentalis, piuttosto comune nei boschi dell’America settentrionale. A questa origine ibrida si deve lo straordinario vigore della pianta, che le consente di restare sana anche nelle condizioni atmosferiche e di suolo più sfavorevoli delle città. Viene puntualmente riprodotto dai vivaisti per talea. Se derivato da semi produce una varietà estrema di esemplari, nessuno dei quali replica esattamente l’originale, alcuni che si avvicinano nel fogliame più al Platano orientale e altri a quello occidentale, a conferma della natura ibrida.

Il tipo originario è rappresentato da parecchi ottimi vecchi esemplari nelle piazze londinesi, oltre che in tante vie e viali della metropoli. Un albero che si allarga su rami orizzontali e pendenti, e in suoli di buona qualità raggiunge anche dimensioni enormi, come si nota nelle magnifiche piante al Ranelagh Club, Barnes. Sono note altre due varianti, probabilmente da semi. Una detta «piramidale» proverrebbe dall’Olanda circa trent’anni fa, e la si distingue per il portamento più sottile, i rami ascendenti e il fogliame denso, con le singole foglie di forma diversa da quella tipica. La variante piramidale oggi è molto diffusa nelle città delle isole britanniche, quasi altrettanto vigorosa della specie originaria. Un’altra forma, Platanus acerifolia hispanica, oggi piuttosto rara, mai coltivata che ne sappia io nelle città inglesi. A Kew ha assunto una forma a tronco alto con rami meno penduli del tipo più comune, e foglie parecchio più larghe molto distinguibili. Una magnifica pianta dal punto di vista del fogliame, che varrebbe certo la pena diffondere di più, sperimentandola sia nei parchi che nelle vie. Tutti gli esemplari che mi è capitato di vedere dovrebbero provenire dai vivai Van Houtte in Belgio, dove la specie viene coltivata col nome di Platanus orientalis californica.

La Betulla è una pianta molto utile in città, e quella argentata, betulla verrucosa, che resiste alla siccità molto meglio di quella comune betulla pubescens, è senz’altro da preferire. Prospera bene là dove il suolo è piuttosto calcareo e appare di bellissimo aspetto sia in estate che in inverno, coi rami penduli e la corteccia bianca. Anche i Pioppi prosperano nelle città su suoli argillosi in cui altre piante non attecchiscono. Il Pioppo nero europeo, populus nigra, si adatta alle alberature stradali, anche se aspetto e fogliame non sono bellissimi, e i tronchi presentano sulla corteccia brutte bave con l’età. Il Pioppo lombardo, pianta maschio diffusa per talea originaria dell’Italia settentrionale selezionata due secoli fa e chiamata dagli architetti del paesaggio «il Punto Esclamativo», si usa molto bene ed efficacemente nelle città.

Gli ibridi di Pioppo nero, nati accidentalmente incrociando specie americane ed europee, comprendono parecchie varianti, tra cui quella italiana, populus scrotina, e il Pioppo eucalipto populus regenerata, albero femmina, sono i più comunemente coltivati in Inghilterra. Crescono rapidamente sino a raggiungere dimensioni davvero immense, e per questo sono poco raccomandabili nelle alberature stradali. Da evitare anche nei parchi cittadini dato che non si armonizzano affatto con le altre piante, superandole presto in altezza, e nelle zone più ventose rischiano di essere abbattute dalle raffiche. Se comunque si desidera un effetto rapido tra questi il migliore ibrido è populus robusta, pianta sottile dai rami ascendenti angolati meno verticali del Pioppo lombardo. Molto adatto per una prospettiva di alberi in un parco, con quelle altezze raggiunte in pochissimo tempo, a un ritmo di crescita da un metro l’anno.

Il Pioppo bianco, populus alba, e il Pioppo grigio, populus canescens, presentano un magnifico fogliame, e sono molto più adatti alle alberature delle vie del Pioppo nero. La variante Bolleana, forma fastosa del Pioppo bianco somigliante nelle forme a quello lombardo, da cui si distingue per i rami meno ritti, viene considerata adatta alle alberature stradali, anche se personalmente non l’ho mai vista usata. Bisognerebbe sperimentarla dato che si tratta di un albero magnifico per forme e portamento, come si verifica ai Kew Gardens. Con buoni risultati specialmente al nord dato che è originaria del Turkestan, dove gli inverni sono molto rigidi. Il Pioppo balsamico col suo profumo caratteristico dal fogliame e gemme, si può vedere occasionalmente nelle strade londinesi, ed è il populus candicans, pianta femmina di origini ignote. Sopporta bene i fumi, ma non pare adeguato per le vie dato che le radici affiorano dalle pavimentazioni.

Ailanthus glandulosa, nativo della Cina, è un bell’albero con una magnifica chioma di foglie, in grado di sopportare molto bene i fumi della città almeno nel sud Inghilterra. Meno in Scozia o Irlanda, dove manca un certo calore estivo indispensabile al benessere della pianta. Robinia pseudoacacia, specie americana, di solito erroneamente chiamata Acacia, è ottima per le alberature stradali, apprezzata per le infiorescenze bianche e il gradevole fogliame, fresco e verde anche nel secco estivo. Soffre però molto il vento, e in Irlanda, Scozia e Inghilterra e Galles meglio non piantarla se non in ambienti più caldi e protetti. Esiste anche una variante detta Decaisneana, che produce bei fiori rosa e pare più vigorosa, adeguata alle strade, come pure l’altra variante Pyramidalis dalle forme simili a quelle del pioppo lombardo.

Il Frassino comune, fraxinus excelsior, prospera nei parchi londinesi e di altre città, visibile specie in primavera e autunno; inadatto però alle alberature stradali, col fogliame che tarda a spuntare e cade troppo presto. Richiede molto spazio e ha delle radici lunghe che impediscono l’attecchimento di cespugli e altre piante nelle vicinanze; poco adatto anche per i giardini urbani. Due delle varietà, Frassino piangente (pendula), e Frassino una-foglia (monophylla), molto riconoscibili nell’aspetto, e può trovare spazio in parchi e giardini. Le specie comuni di Tiglio, con foglie più verdi nella superficie inferiore, cioè Tilia vulgaris, ta foglie larghe Tilia platyphyllos, o piccole Tilia cordata, sono inadatte ai centri città, soffrono fumi e siccità. Ma anche nei giardini, a causa del liquido viscido che trasuda dalle foglie. I Tigli argentei, caratterizzati dalla superficie bianca inferiore delle foglie, Tilia alba e Tilia petiolaris, non sono stati molto utilizzati nelel alberature stradali, ma riuscirebbero molto meglio delle specie più comuni.

L’Ippocastano, splendido nei parchi, non lo è nelle vie, dove cresce male di norma a causa del fumo e dell’assenza di umidità. Le foglie spuntano molto presto in primavera e spesso soffrono le ultime brinate diminuendo la vitalità della pianta. Alcuni lamentano l’abbondante caduta di germogli e fiori in primavera, e di foglie e frutti in autunno, ma si tratta di un problema minore e rifiuti da rimovere facilmente. Nelle vie di Parigi gli Ippocastani, un tempo sanissimi, oggi appaiono soffrire per i fumi, che fanno diventare marroni le foglie d’estate e precocemente caduche in autunno. L’Ippocastano a fioritura rossa, aesculus carnea, pianta di minori dimensioni e origine ibrida, resiste meglio a condizioni sfavorevoli di atmosfera e suolo. Di portamento compatto, con gli attraenti fiori che iniziano a spuntare con l’albero ancora giovane, si raccomanda per i giardini delle città fumose, come quelli che si vedono ai Kensington Gardens londinesi.

Tra le numerose specie di Acero, spicca tra le migliori per le città quello norvegese, acer platanoides, dato che non raggiunge dimensioni troppo grandi, ha un aspetto compatto, è quasi immune dagli attacchi di insetti e muffe, sopporta bene i fumi. Germoglia molto presto nella stagione, coi fitti fiori verde-gialli che anticipano le foglie, che in autunno prima di cadere diventano giallo brillante. Molto più bello di quanto non sia il Sicomoro, acer pseudoplatauis, piantato tanto di frequente. Entrambe le specie resistono bene al vento e sono adatte all’uso nelle città costiere-portuali. L’Acero della Norvegia è molto usato nelle città americane, considerato superiore a tante specie native: davvero strano non vederlo più spesso nelle nostre vie.

Anche gli Olmi sono parecchio usati nelle nostre città, ma con risultati spesso non soddisfacenti, probabilmente per una scelta inadeguata della specie. L’Olmo inglese, ulmus campestris come dicono qui, è un bell’albero dell’Inghilterra meridionale, con un fogliame che si maniene giallo brillante sino a fine ottobre quando altri alberi hanno già perso tutto. Cresce sino a dimensioni notevoli e quindi è inadatto alle alberature stradali; poi soffre molto i fumi. Nei parchi si deve piantare con una certa attenzione dato che agli esemplari maturi cadono spesso i rami anche senza vento ferendo i passanti. L’Olmo inglese, si ricordi, è albero decisamente meridionale, non si trova bene in Scozia e nella maggior parte dell’Irlanda. L’Olmo montano, cresce sino a grandi dimensioni, e sopporta bene anche il vento. Adatto ad essere piantato nei parchi di Scozia, Inghilterra settentrionale o Irlanda. La variante Piangente, a sua volta articolata tra horizontalis e Camperdownensis, viene utilizzata parecchio in parchi e cimiteri, sia a Edinburgo sia a Dublino oltre che a Londra.

Gli Olmi importati come sementi dai vivai della Francia col nome di ulmus campestris, sono diversi dal tipo inglese, e oggi sono correttamente chiamati ulmus nitens. Sono piantati in quantità a Edimburgo e altre città, ma non resistono benissimo fumi e siccità. L’Olmo migliore per le alberature stradali è indubbiamente quello Jersey o Wheatley, a forma piramidale. Quello della Cornovaglia, ulmus striata, di forme meno regolari ma simile nel fogliame, sopporta molto bene il vento, e ne è consigliabile la sperimentazione sia nei giardini che sulle strade delle città costiere. L’Olmo belga, ulmus latifolia, pianta di origine ibrida diffusa grazie a molti operatori di trasformazioni urbane, appare magnifica lungo le vie in Olanda e in Belgio, mentre non pare avere risultati altrettanto buoni qui in Inghilterra, dove lo si vede raramente in città nonostante sia stato sporadicamente importato.

Lungo le vie si piantano raramente delle Querce. Il tipo comune richiede strati profondi di suolo di qualità per crescere bene, e langue nell’aria cattiva e terre sfavorevoli delle città. Nei larghi viali suburbani la quercus peduncolata fastigiata detta anche cipresso, molto simile al Pioppo lombardo nelle forme, è molto ornamentale e prospera meglio nei suoli ricchi argillosi e profondi. Nelle aree centrali di Inghilterra, Scozia e Irlanda,la Quercia della Turchia cresce anche su suoli poveri e secchi, merita di essere provata nei viali suburbani dove si sviluppa in fretta se non c’è troppo fumo. La Quercia americana, quercus rubra, raggiunge grandi dimensioni in Inghilterra meridionale, dove cresce più in fretta delle specie native. Non ha bisogno di terreni particolari, e grazie al fogliame che diventa rosso in autunno è adatta ai parchi cittadini o ai viali suburbani inglesi o irlandesi. Si accoppia spesso alla Quercia bianca, quercus palustris, con rami penduli e magnifico fogliame, che si fa scarlatto in autunno. Richiede suoli umidi, ed è poco adatta alle vie inglesi; m ariuscirebbe bene se piantata vicino all’acqua nei parchi e giardini, visti i begli esemplari a Kew o nella Valle del Tamigi.

Esistono numerosi alberi di piccole dimensioni, con fiori e frutti, ben adattabili alle città. Tra questi val la pena menzionare le varie specie di Pero e Pruno, ta cui ricordiamo il Sorbo comune, quello dell’Uccellatore, Mandorlo, Ciliegio anche selvatico, tutti adatti all’uso anche nelle città industriali dalle atmosfere fumose. Ottimi pure Maggiociondolo e Gelso. Le due specie americane di Catalpa, con abbondanza di fiori e larghe foglie, si raccomandano per i giardini di città. Liquidambar styraciflua, pianta americana simile all’acero nelle foglie com bellissime tinte autunnali, è pure adatta a giardini e parchi. Come già detto, i sempreverdi in genere non sono consigliabili nei quartieri fumosi delle grandi città. Tra le specie sempreverdi latifoglie di alberi e arbusti non appartenenti alle conifere, le più resistenti alle cattive condizioni urbane sono probabilmente Bosso, Euonymus e Atumba. Se si vogliono piantare degli Agrifogli, meglio scegliere i tipi più vigorosi a foglie larghe, di origine ibrida, come Ilex Hodginsii, I. Mundyi, I. Wilsoni, I. nigricans, e I. camelliaefolia. Nelle città sul mare tra le piante più adatte spicca la Quercia sempreverde, quercus ilex, eccellente spartivento.

Nessuna conifera o quasi resiste ai fumi dei quartieri nelle città, con la probabile eccezione dei Pini austriaci o corsi, che hanno anche il merito di sopportare bene il vento e prosperare anche su ogni genere di suoli. Le conifere sono più sensibili delle altre piante a polveri e fumi. Ciò si deve alle loro foglie dotate di aperture stomatiche profonde concepite per regolare la traspirazione ma che intrappolano fuliggine e granelli di polveri. Si tratta delle medesime aperture per l’interscambio gassoso della foglia, che se bloccate impediscono l’assimilazione dell’anidride carbonica dall’atmosfera ovvero il nutrimento della pianta. Si possono usare le conifere a volte nei parchi cittadini come schermi ma mai nelle alberature stradali. Quel singolare albero cinese, Gingko biloba, cresce bene a Londra, e merita spazio in parchi e giardini grazie alla notevole bellezza del fogliame.

Lungo le vie va ricordato che qualunque albero può morire se le radici non sono aerate e inumidite. Le pavimentazioni come l’asfalto, che chiudono ermeticamente anche all’aria, rendono impossibile la crescita di una pianta. Anche sistemare attorno alla base del tronco una griglia metallica, pratica assai diffusa oggi nelle città inglesi, pensando che possa aiutare aerazione e irrigazione delle radici, è una pessima soluzione. Le piante sistemate in questo modo non crescono affatto bene. Inoltre quelle griglie sono in genere costose, e neppure tanto più efficaci di quanto sarebbe un po’ di normale ghiaia. Si dovrebbe adottare ovunque possibile quella pratica americana di organizzare gli alberi su una striscia in terra erbosa continua, larga almeno un metro un metro e mezzo. La sezione stradale minima per una adeguata alberatura è di diciotto metri, da suddividere tra dieci di carreggiata e due strisce pedonali larghe quattro, a loro volta consistenti nel percorso vero e proprio a ridosso degli edifici di due metri e mezzo e la striscia a verde per gli alberi da un metro e mazzo fino al ciglio. Una larga striscia erbosa tra il marciapiede e i margini della carreggiata abbellisce la via oltre a dare agli alberi maggiori possibilità di crescita sana e vigorosa.

L’ideale sono strade da almeno venti metri su cui calcolare poi proporzionalmente le varie sezioni. Nelle zone residenziali, gli edifici risultano in genere piuttosto arretrati e distanti dal marciapiede, il che fornisce spazio ulteriore perché le piante possano crescere. A Parigi no, si piantano alberi sulle vie di edifici alti dove i marciapiedi non siano almeno di quattro metri e la carreggiata di sette metri. Inadatti sia i marciapiedi stretti che gli angoli acuti. La distanza dall’uno all’altro di tredici metri, in alternanza sui due lati della via. La scelta si orienti verso esemplari giovani e sani dalle radici solide; meglio con un tronco del diametro di 5-8 cm. Meglio usare un sostegno singolo, un palo di larice lungo tre metri scortecciato e impeciato ben piantato al suolo. L’albero, protetto da una striscia di feltro bitumato, sarà legato al palo in due o tre punti, con un giro di corda passata in un occhiello rinforzato. Evitando che il tronco in crescita entri in contatto diretto col sostegno. Via via i giri di corda si devono allentare, per evitare che penetrino dentro la corteccia.

Necessarie le potature, ma limitatamente alla eliminazione dei rami più bassi, che possono ostacolare il passaggio dei pedoni o veicoli; o in quei casi rari in cui essendo la strada davvero stretta l’albero non può occupare troppo spazio. La potatura è un costo, e si tratta di una operazione chirurgica: su un albero non fa necessariamente bene, come su un animale. L’aspetto di certe piante nelle alberature stradali urbane o nei parchi e giardini, coi tronchi segnati da ferite e cicatrici, è non solo sgradevole alla vista, ma può anche essere in moti casi la premessa per una pianta malata o moribonda. Lo spettacolo di persone totalmente incapaci che si accaniscono sugli alberi delle città è tanto frequente quanto penoso. Potare significa l’arte di rimuovere al momento più adeguato rami ancora piccoli, di pochi centimetri di diametro, farlo gradualmente e tamponare il taglio fresco con uno strato di pece. La pianta ha bisogno di tutti i suoi rami per crescere vigorosa, e se lasciata fare da sola riesce in genere a fare molto meglio di quando è malamente gestita. Non c’è nessun «sistema di potatura» che funzioni. Se si deve potare, lo si faccia in modo tale che l’albero appaia come se non lo si fosse mai potato. Mentre le parti morte si possono eliminare senza alcun problema.

I cittadini sarebbero più consapevoli della necessità di conservare gli alberi se ne sapessero di più a proposito. Ed è sempre consigliabile apporre delle scritte in ogni via, con la data in cui sono stati piantati, e il nome delle specie usate. La gestione delle alberature è importante tanto quanto la coltivazione; in ogni grande città è auspicabile si formi una apposita commissione di controllo. Capita che qualche bellissima pianta venga abbattuta, o tagliati sanissimi grossi rami, solo perché qualche disonesto addetto possa rivendere del legno. Anche la posa trascurata di condutture dell’acqua e cavi elettrici può causare la morte degli alberi, che sono eliminati spesso anche per il cambio di conformazione della via. Occorre conservare quegli esemplari antichi nei villaggi, al crocicchio, nella piazza del mercato, con grande attenzione, perché conferiscono qualità caratteristiche ai luoghi e conservano la memoria di chi non c’è più.

dal testo di una serie di tre conferenze tenute col titolo Forests, Woods and Trees in Relation to Hygiene, alla Royal Society of Arts di Londra nel maggio 1917, e pubblicate poco più tardi presso Dutton & Co. New York. Titolo originale del capitolo: Trees in Towns – Traduzione di Fabrizio Bottini

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