Giorgio Grassi: una vita da architetto non da archistar

Premessa, di Gino Delledonne

Giorgio Grassi è, probabilmente, uno dei più misconosciuti e avversati maestri dell’architettura italiana degli ultimi settant’anni. Avversato in patria per l’atteggiamento quasi monacale delle sue architetture ma ancora di più per il rigoroso apparato teorico delle sue ricerche, del quale i progetti sono l’appendice illustrativa coerente. Viviamo da decenni nell’epoca del glamour architettonico e dell’egolatria delle archistar, dell’autocelebrativa e famelica bulimia di forme e segni che riducono la scena urbana a un infinito e desolante luna-park. Da questa realtà fatta di competizione a chi prevale nell’escalation dello ‘o famo strano Grassi si è sempre chiamato fuori rivendicando orgogliosamente la propria posizione di perdente, lavorando nella propria Fortezza della Solitudine, costruendo col linguaggio scarno della sottrazione progressiva, e precludendosi ogni formalismo.

In alcuni suoi scritti Grassi parla della propria architettura come di una sorta di lingua morta, cioè di una lingua non più parlata, perché inattuale, perché scrupolosamente aderente ai canoni storici e alle lezioni dei maestri (fondamentali i suoi studi su Tessenow, Hilberseimer e, soprattutto, Leon Battista Alberti). Adesione nei motivi e nel metodo, mai nella facile riproduzione. Se Adolf Loos diceva, col suo proverbiale cinismo, che «l’architetto è un muratore che parla il latino», Giorgio Grassi è la testimonianza vivente della compresenza della consapevolezza dello studioso e del teorico con la traduzione pratica.

In paesi dove il dibattito architettonico non si è ridotto al numero di gocce di angostura ammesso nel cocktail in voga, come da almeno 40 anni avviene da noi, la stima attenta per il pensiero di Giorgio Grassi e le sue realizzazioni è certamente alta, come confermato dai numerosi riconoscimenti, dalle pubblicazioni e dall’importanza degli incarichi a costruire che ha raccolto quasi essenzialmente fuori dai nostri confini. Nella stecca che delimita Potsdammer Platz a Berlino, nella rifunzionalizzazione del Teatro Romano di Sagunto, nella Biblioteca di Groningen e in quella di Valencia risiede il motivo per cui la figura di Giorgio Grassi, in patria, è oggetto di una feroce damnatio memoriae. Per chi volesse approfondire il pensiero di Grassi da pochi giorni è arrivato in libreria Giorgio Grassi – Scritti scelti 1965 – 2015 (ed. LetteraVentidue. 656 pagg.) nel quale l’autore ha raccolto quelli che considera gli scritti sparsi tra discorsi a convegni e contributi a riviste o opere altrui più rappresentativi della propria pratica.

Giorgio Grassi, «A proposito del libro Una Vita da Architetto», il Giornale 2 giugno 2008

foto F.Bottini Milano City Life

Cosa penso dell’architettura contemporanea? Lei ha appunto fra le mani un piccolo libro che è un bilancio del mio rapporto col mio mestiere (e che è anche un giudizio senza appello, vista l’età), sono cose che ripeto da sempre e che naturalmente non sono servite a niente (salvo a mettere in difficoltà i più bravi e consapevoli fra i miei allievi). A me sembra che le cose vadano sempre vergognosamente peggio. Possibile che il pubblico (il pubblico e non i pifferai che come si sa hanno sempre il loro tornaconto) non si accorga di venir preso quotidianamente per il naso, do vedere quotidianamente offesa la sua intelligenza? (del resto questo non succede solo in architettura, basta pensare alla politica nostrana).

Il fatto di essere stato giudicato un tipo «non affidabile» già nei primi anni ’80 da un architetto/politico che contava allora a Milano (come ricordo anche nel libro) ha fatto sì che quello che ho realizzato fino a oggi si trovi in Spagna,in Olanda, in Germania, ma non nel mio paese (per non parlare della mia città). Ma sono anche certo (per quel poco che, senza riuscirci, ho cercato di fare nel mio paese) che questo mi ha risparmiato le delusioni e umiliazioni che, per questo mi conosco, non avrei sopportato. Oggi l’architettura è riuscita dopo tanti sforzi a farsi accreditare come «arte», cioè pura e insindacabile (il che per i suoi epigoni vuol dire: senza limiti, senza regole né obbligo di storia). È interessante notare che oggi gli architetti sono diventati intercambiabili con i sarti e con i cuochi, in tutti i sensi, tutti abilitati «artisti».

Oggi un architetto può tranquillamente affermare che quel suo edificio ha la forma che ha perché ispirato a un pezzo di formaggio, a una nuvola o a chissà che altro. Mentre altri, con la stessa faccia tosta ma più a corto di fantasia, approfittano di parole d’ordine d’attualità come l’ecologismo, per progettare «boschi verticali» e mulini a vento sul tetto di grattacieli che in realtà hanno la loro sola spiegazione nell’evidente fine speculativo. Gli architetti sono sempre stati personaggi disinvolti, sempre più o meno forzatamente al servizio di qualcuno, ma adesso penso che stiano esagerando (in Spagna in questi casi si usa il termine «sin-verguenza»).

Foto F. Bottini – Milano Porta Nuova

Lei mi chiede anche il mio parere su Milano. Milano è un pezzo d’Italia come tutto il resto (fa impressione ma anche rabbia pensare alle parole appassionate spese inutilmente dal «milanese» Stendhal per questa città che allora era un modello insuperato in Europa), è una città che ha perso la sua identità, ha quindi le carte in regola per ospitare le opere di architettura più stravagante e a lei più estranee. Quando se ne pentirà sarà tardi. Mi chiede anche in quale città vorrei vivere. Nel ’94 volevo andare a Barcellona, adesso per la stessa ragione medito seriamente di trasferirmi a Madrid, ma so che non andrò mai da nessuna parte, perché non c’è un luogo in cui tu possa liberarti dalla responsabilità che, tuo malgrado, hai di tutto quello che di volgare e di crudele succede nel mondo e lo trasforma.

Commenti

commenti

Un pensiero su “Giorgio Grassi: una vita da architetto non da archistar

  1. Da tempo ritengo (faccio appelli ma io sono nessuno), Giorgio Grassi il solo meritevole del Pritzker Prize per l’architettura !

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.