Grande Distribuzione Organizzata ma che si adegua all’ambiente urbano

foto F. Bottini

In tutti i quartieri della città gli esercizi alimentari vedono green. I crateri vuoti lasciati dai big-box della distribuzione organizzata, vittime della pandemia, si dimostrano ottime occasioni di insediamento di chi opera nel settore. «Il COVID ha innescato dinamiche tali da indurre una vera e propria rinascita» commenta a proposito Peter Ripka di Ripco Real Estate. Non solo negli anni della pandemia i newyorchesi hanno imparato a cosa servivano quei curiosi trabiccoli che arredano le loro cucine, ma a usarli anche con una certa capacità e competenza. Oggi, un qualunque Joe può cimentasi in un soufflé o fricassea come se fosse Escoffier. Si fanno acquisti non lontano da casa poi, grazie a orari di ufficio molto più flessibili. Le nuove torri residenziali sugli affacci fluviali di Brooklyn e Queens inducono una esplosione di domanda per alimentari. E anche lo e-commerce in questo caso aiuta con tanti che ordinano consegne a domicilio.

«Si afferma via via un modello composito, in cui lo e-commerce mantiene un ruolo vitale nella distribuzione, a cui si aggiunge il forte sostegno dell’offerta nei negozi urbani» osserva un analista immobiliare su Green Street a febbraio. Una potenza dell’offerta commerciale di strada confermata da Whole Foods, che ha aperto un punto vendita da poco meno di quattromila metri quadrati a Wall Street 1 da Harry Macklowe nel Distretto Finanziario, con progetti di nuove inaugurazioni minori ma numerose tra 600 e 1.200 mq del formato Whole Foods Daily Shop adattato al contesto urbano, il primo dei quali tra non moltissimo tempo al civico 1175 della Terza Avenue. «È sempre difficile per i supermercati in espansione trovar posto a Manhattan» spiega Jeffrey Roseman di Newmark, che ha gestito il primo Whole Foods a Chelsea nel 1999. «Il fattore chiave sono gli affitti, che non possono pagare a profusione».

Difficile trovare una superficie da quattromila o più metri quadrati che corrisponda a tutte le caratteristiche e possa essere anche abbordabile. «Ed ecco la ragione per cui Whole Foods si è autoridotto a un diverso modello». Altri però non hanno timore a operare più in grande. CBRE propone sul mercato quattromila metri quadri commerciali su due livelli alla base del nuovo edificio Taconic da 330 appartamenti sulla Quarantaduesima Strada Ovest di fronte a Port Authority. «Abbiamo ricevuto parecchie lettere di richiesta da vari marchi di supermarket» ci spiega Lon Rubackin di CBRE. «Se ci avesse chiesto solo pochi anni fa dell’eventualità di una funzione del genere non ci avremmo creduto. Adesso fanno a gara per aggiudicarsi quel posto, dove certo è arrivata parecchia residenza che significa domanda di commercio intuita da tutti».Ovunque le varie trasformazioni urbane diventano fertile occasione di attività, come Brooklyn Fare che aprirà il suo esercizio più grande su duemila metri quadri su due piani alla base di One Manhattan Square, al civico 227 di Cherry Street, ci racconta Alan Oppenheimer di Extell.

Per i newyorchesi che apprezzano la qualità superiore, ha aperto Wegmans alle Brooklyn Navy Yard. E pareva addirittura che festeggiasse una grande vittoria della squadra degli Yankees l afolla che ha salutato l’inaugurazione lo scorso ottobre al civico 770 di Broadway Astor Place, con file che circondavano tutto l’isolato. Ora si aspetta il terzo punto su quasi cinquemila metri quadri a riempire il cavernoso vuoto lasciato da Bed Bath & Beyond a Broadway, vicino al Lincoln Center. Ma anche altri grandi operatori si aprono la via in città, come la catena tedesca Aldi. Dal 1979, Aldi è proprietaria dell’apprezzato servizio Trader Joe’s, vero e proprio «alveare» di squadre in grado di rimettere in sesto rilanciare e gestire affacci commerciali ad alto rendimento per unità di superficie, come ci raccontano Green Street e Placer.ai. E che sta oggi operando su un nuovo punto di prossima apertura ad Harlem civico 123 della Centoventicinquesima Strada Ovest.

Il concorrente di Aldi, Lidl, altro marchio tedesco di consumi popolari, sta pure facendosi strada con diversi esercizi tra Staten Island, Harlem e Queens. Ha rilevato gli ex spazi Michaels sia a Bronx Terminal Market che a Fresh Meadows. Ha affittato i cinquemila metri quadrati che erano di di Key Foods al Glen Oaks Shopping Center della Feil Organization, e si prevedono altre due inaugurazioni a Brooklyn, in un complesso di Crown Heights e su Fulton Street. A Park Slope, Lidl si sostituisce a Key Foods dove William Macklowe e GreenBarn stanno costruendo un complesso di edifici bassi al civico 120 della Quinta Avenue. Macklowe lo definisce «un tassello perfetto che completa magnificamente il quartiere»

«Quando apriremo a Park Slope cambieranno tutti gli equilibri» sostiene Or Raitses di Lidl. «Possiamo far abbassare i prezzi degli alimentari in tutta New York City. È l’obiettivo più importante per noi fa parte della nostra mission». Certamente a Manhattan si avverte una fortissima domanda di discount. A Chelsea, Lidl aprirà nel complesso ad appartamenti di MAG Partners sull’Ottava Avenue e sulla Ventiseiesima Strada Ovest (dove c’era Gristedes). «È più che raro il fatto che un supermarket firmi un contratto di insediamento ancor prima che cominci il cantiere della trasformazione edilizia, e questo conferma l’enorme bisogno di una offerta di prezzi popolari in città» commenta MaryAnne Gilmartin, della ditta costruttrice. Mentre però i bilanci del re degli alimentari newyorchesi, Red Apple, e di altri operatori locali a quanto pare non spingono ad espandersi. Negozi più costosi le cui perdite dopo i recenti furti sono passate dallo 1,5% al 6%. E si commenta: «ma questa città è dominata dai criminali o dalla gente di buon senso?».

da: New York Post, 21 aprile 2024; Titolo originale: Eat it: Supermarkets and urban grocery concepts are swarming NYC – Traduzione di Fabrizio Bottini

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