La città e il riscatto femminile dalla campagna (1870)

«The Wholesome Woman» 1902

Un argomento a favore della città è quello che vede come tutti riconosciamo gusti e orientamenti delle donne fattore possente nel condizionare il progresso civile, mentre vediamo contemporaneamente quanto la donna sia molto più suscettibile dell’uomo all’attrazione urbana. Capita spesso che mariti o padri delle zone rurali finiscano per cercarsi diverse occupazioni, che magari gli interessano di meno ma stanno in città, pensando a moglie e figlie. Non molto tempo fa mi è capitato di offrire una interessante occasione a un uomo molto sensibile e attento, e di essere rimasto sorpreso da quanto esitasse ad accettare, finché la cosa non fu proposta alla moglie, tipica linda donna americana, che immediatamente rispose: «Se mi offrissero la proprietà della migliore azienda agricola possibile e immaginabile, ma a condizione di trasferirmi in campagna a vivere,non credo che accetterei. Preferisco rischiare di essere povera in città». Ed era nata cresciuta ed aveva vissuto gran parte della propria esistenza in una delle più prospere e gradevoli regioni agricole degli Stati Uniti.

Stupisce? Compariamo i vantaggi rispettivamente alla qualità delle scuole, biblioteche, arte, musica. Ci sono persone di enorme ricchezza nel paese che non possono goderne quanto la più modesta lavoratrice di Boston al costo di una breve passeggiata su una via pulita ordinata illuminata di notte, resa ancor più gradevole dalle vetrine dei negozi e dalla varietà dei passanti. È vero che forse le ragazze più povere usano poco questi vantaggi, ma solo perché non sono istruite e abituate a farlo. Ma quando lasciano la campagna per venire in città non stanno forse iniziando a istruirsi? Con ogni probabilità, come ben indica l’inchiesta del New York Tribune sulle condizioni e abitudini delle sartine della città, esiste un frenetico desiderio di sfuggire alla vita apatica sperimentata nelle campagne, una fame di divertimento, specie in compagnia rispondendo alla voglia di gioco della giovani ragazze, l’impulso più innocente, a spingere tante donne verso la città.

Può darsi che il Dr. Holmes esageri quando descrive goffaggine e bruttezza delle feste di villaggio in New England; ma inoltrandosi nel profondo delle campagne e delle tenute, chiunque abbia mai avuto a che fare in qualche modo con le rarissime occasioni in cui si prova a festeggiare qualcosa, capisce benissimo come l’ardente desiderio di qualsiasi giovane donna di fuggire in città si del tutto spontaneo. La donna civile è soprattutto una persona ordinata. Certo forse ama essere circondata dai colori da cose gaie e vistose non meno di chi non è civile quanto lei, ma la respingono cose sporche, disordinate, andate a male, o solo «scombinate», e basta la sua propensione a farle evitare queste fonti di fastidio in realtà per giudicare il suo progresso civile.

Pensiamo a ciò che sono di solito una desolata strada di campagna o l’aia di una cascina, d’inverno o in primavera; o le condizioni di un giardino di campagna nella stagione del fieno, e nella maggioranza dei casi in qualunque stagione. Pensiamo anche a quanto risulta difficile a noi cittadini andare in campagna qualche settimana d’estate, e adattarsi a quel genere di disordine, alle mille e mille piccole cose che consideriamo sciocchezze a casa, e invece adesso ci obbligano a postarci chissà dove, all’incertezza, ad abituarci a diversi ritmi. Dato che perfezione e leggerezza — diciamo raffinatezza – a cui ogni essere umano aspira dipendono sempre dal concentrarsi di ingegno e capacità di rispondere a quel bisogno. Più specializzazione in qualunque ambito, maggiore la qualità della risposta.

Nelle campagne si sta via via rarefacendo rispetto alla popolazione la presenza di chi lavora in campi diversi dall’agricoltura, man mano cresce la facilità di trovarli nella città. Nell’arco di un anno vediamo moltiplicarsi incredibilmente il numero di attività iscritte alla camera di commercio. Pensiamo a tutte queste cose, e ci salterà all’occhio la ragione per diffidare di quel giudizio ancora comune secondo cui l’attrazione della donna per la vita di città, anche quando comporta disagi o addirittura rischi, è manifestazione di leggerezza, vanità, frivolezza, degrado. Il fattore che più influenza questa tendenza delle donne delle famiglie alla città, comunque, pare essere l’enorme risparmio in termini di tempo e fatica, pensiero e ansia, grazie alla diversa organizzazione del lavoro, e specificamente dalla semplificazione dei servizi che ne riducono il peso.

Consideriamo per esempio ciò che in città fanno (e nelle campagne o non viene fatto o quando gestito efficientemente dalle famiglie richiede sforzo e costante attenzione organizzativa) macellaio, fornaio, pescivendolo, droghiere, mettendo a disposizione prodotti di ogni tipo, la disponibilità del ghiaccio, degli spazzini e dei rigattieri che ritirano rottami, del postino e del fattorino, tutti con servizio a domicilio eventualmente. E tutto con strade pavimentate, tombini, fognature, attraversamenti pedonali, reti del gas e dell’acqua. E c’è motivo di credere fiduciosamente che si tratti soltanto di un assaggio di ciò che ci riserba il futuro.

Da: Public Parks, two papers read by Frederick Law Olmsted before the American Social Science Association in 1870 and 1880, Brookline, Massachusetts, 1902; titolo originale: Public Parks and the Enlargement of Towns- Estratti e traduzione a cura di Fabrizio Bottini

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