La sostanza effimera del luddismo urbano

nimbies

Foro M. B. Style

Si è detto scritto e pensato tantissimo a proposito di comitati, associazioni, gruppi tematici locali e non, e della loro natura vuoi politica, vuoi pre-politica, vuoi in qualche modo virtuosamente o viziosamente anti-politica. A volte vengono liquidati sprezzantemente con la solita sigla nimby ormai buona per tutte le occasioni, ma anche qui nella gran moda di rigirare le parole come comode frittatine, anche il nimby diventa abbastanza facile da transustanziare, magari da santificare in quanto sintomo o avanguardia di qualcosa di meno angusto, o strumento per più vasti movimenti di progresso dell’umanità. La stessa cosa accade, visto che all’esagerazione non c’è mai fine, anche con quel vero e proprio atteggiamento luddista distruttivo che pervade tanti movimenti urbani contemporanei, contrari all’innovazione, più o meno a prescindere da contenuti, modi di dispiegarsi, effetti pratici verificabili o prevedibili.

Motori di ricerca e motori a scoppio

È di non molti mesi fa l’esplosione di uno di questi contraddittori fenomeni, il cosiddetto movimento anti-Google californiano, dentro cui come poi accade sempre si erano riversati tanti rivoli, dai comitati per la casa economica, agli ambientalisti, ai sostenitori delle pari opportunità sociali eccetera. Riassumendo in poche parole, quel movimento contestava i grandi pullman riservati ad aria condizionata che, seguendo percorsi del tutto diversi da quelli del trasporto collettivo pubblico, trasportavano tantissimi esponenti di punta della creative class di San Francisco, dai quartieri urbani esclusivi che avevano scelto di abitare (o di gentrificare) verso gli insediamenti delle grandi aziende tecnologiche nella Silicon Valley. In effetti, a scorrere attentamente e contestualizzare tutti quei rivoli di contestazione, di temi seri e progressisti se ne potevano trovare parecchi: l’impennarsi dei valori immobiliari sia nei quartieri dei creativi tecnologici che attorno alle fermate dei bus, la perdurante schizofrenia delle aziende, ancorate al modello suburbano energivoro ambientalmente impattante e autoritario, una forma orribile ed esplicita di colonizzazione della città un tempo simbolo di progresso, eguaglianza, stili di vita alternativi.

Aspirazione, compressione, scoppio, scarico

Ma scorrere sistematicamente e con mentalità aperta quei rivoli, non vuol dire scordare quanto, soggettivamente, si tratti appunto di opposizioni molto difficili da ricondurre in blocco a uno spirito progressista o generalista. Marciare contro i bus ad aria condizionata della Google e simili, spesso esprime esclusivamente rabbia sorda verso un oscuro nemico che ci sottrae qualcosa, ma non sappiamo esattamente cosa. Vorremmo spazzarlo via, quel nemico, però stiamo clamorosamente sbagliando bersaglio, come faceva il vecchio Ned Ludd sfasciando telai meccanici senza capire che il suo telaio contadino manuale non poteva recuperare senso. Il capitalismo per dirla con Marx aveva strappato milioni di paesani dall’arretratezza del localismo, fisico e mentale: impegnarsi in modo militante per tornarci dentro, quel localismo, non solo era inutile, ma controproducente. A dimostrazione del fatto che i rivoli del movimento anti-Google in fondo avevano (almeno quelli) conservato tracce di spirito progressista, il movimento si è prosciugato, e oggi sono in quattro gatti a prendersela con gli autobus ad aria condizionata. I problemi urbani, sociali, della casa, della giustizia ambientale, devono cercarsi sicuramente altri simboli, e altrettanto sicuramente altri metodi. Se la storia siamo noi, cerchiamo di non assomigliare a una tragicomica farsa, almeno!

Riferimenti:

Kristen V. Brown, Is the antitech movement obsolete? San Francisco Chronicle, 10 febbraio 2015

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