L’affermazione del veicolo elettrico e il taglio delle emissioni

foto F. Bottini

Tra le principali sfide climatiche di qualunque paese c’è l’azzeramento delle emissioni dai trasporti. Secondo i calcoli dell’Ente per la Protezione Ambientale According i gas serra provengono da quella fonte per il 29% al netto dell’uso di elettricità, poco meno del contributo della produzione industriale che pesa per il 30%. Per fortuna almeno la transizione verso il veicolo elettrico pare più rapida di quanto prevedevamo in tanti, nonostante i timori che le case produttrici volessero arretrare dai propri programmi. E certamente non per rispondere a una domanda di consumo. Un nuovo rapporto dell’EPA sul mercato dell’auto americano ci dà buone notizie. La quota di elettrico negli acquisti sale dal 1,8% del 2020, al 3,2% del 2021, al 5,2% nel 2022, e secondo stime attendibili fino al 9,8% del 2023. Mentre i veicoli ricaricabili ibridi sono cresciuti dallo 0,5% al 2%. In altri termini l’auto elettrica quintuplica in tre anni, e la quota degli ibridi quadruplica. Con questo ritmo di accelerazione i veicoli elettrici costituiranno la metà del mercato delle nuove auto verso il 2026. E la riduzione di emissioni da veicoli è passata dal 6% del 2022, a forse l’11% del 2023.

Ci vorranno decenni per togliere dalle strade tutte quelle auto col motore a scoppio. Ma calcoliamo che mediamente un veicolo non dura così a lungo, al massimo 12 anni al 2022. Quindi se la tendenza non cambia, la flotta USA diventerà drasticamente più elettrificata in brevissimo tempo. Esistono ottime ragioni per ritenere che le cose continuino così se non cambia la politica. L’Inflation Reduction Act offre dieci anni di sostegni all’elettrico, e tutti i costruttori del mondo hanno già fatto enormi investimenti – anche se alcuni con un certo ritardo – ritenendo che il settore almeno nel medio termine andrà in quella direzione. Ma nonostante tutto questo, Donald Trump ha promesso di fare carta straccia di quel decennio di sostegni se verrà rieletto nel 2024, il che aggiunge il rischio climatico al suo complotto antidemocratico. Sperando che ciò non accada, almeno non nei prossimi dieci anni, per ciascuno che passa si allarga la quota di veicoli elettrici, che sostituiscono sempre più auto circolanti a motore a scoppio. Ovvero sempre meno emissioni dai trasporti USA e consumi di petrolio, gran cosa a livello anche globale visto che l’America è ancora il maggior consumatore, con quasi il 20% del totale al 2022.

E i vantaggi non sono finiti. Oltre al clima c’è anche la salute, meno smog e meno rumori molesti da motori a combustione interna. Consumare sempre meno petrolio diminuisce potere e influenza di potenze dittatoriali e reazionarie come l’Arabia Saudita o la Russia all’estero, o dei baroni rampanti petroliferi in casa nostra come David Koch. Man mano eolico e solare sostituiscono l’elettricità prodotta da carbone e gas, diminuiranno le emissioni secondarie dalla ricarica elettrica dei veicoli. Tutti altri vantaggi. Certo dobbiamo ammettere che la transizione dal veicolo a carburante a quello elettrico non è certo qualcosa di perfetto e ideale, sia da una prospettiva climatica che ambientale e umana. I veicoli elettrici richiedono una enorme quantità di risorse, specie i nostri enormi modelli americani. E tante di quelle risorse continuano a interessare processi carbon-intensive, come la produzione di acciaio (anche se si stanno facendo progressi su quel fronte). E il peso di quelle auto predominantemente SUV e con enormi batterie consuma le strade e le casse municipali per le manutenzioni.

Parlando più in generale, da decenni è ovvio che le scelte urbane americane tutte basate sull’automobile siano state un disastro, provocando problemi comportamentali sanitari e circa 120 incidenti mortali al giorno. Potendo, sarebbe molto meglio dedicare almeno marginalmente la capacità produttiva verso i trasporti pubblici, biciclette e monopattini elettrici, e via dicendo, dato che ciò significa meno spostamenti in auto e meno consumi energetici. E a ben vedere le bici elettriche hanno fatto decrescere a livello globale quattro volte la domanda di petrolio delle auto elettriche, grazie all’adozione di massa in Cina e altri paesi.

Ma per cambiare l’orientamento delle città disperse americane e renderle sicure per pedoni e ciclisti – come già si prova a fare in alcuni casi – richiederà parecchi anni di lotte aspre tra comitati NIMBY e cultura dominante automobilistica. Anche a New York City, dove la maggioranza delle famiglie non possiede l’auto, si fatica tantissimo per realizzare corsie dedicate all’autobus o piste ciclabili. E in ogni caso anche le città che meno dipendono dall’automobile (diciamo, per esempio, Amsterdam) ancora sono piene di veicoli a fungere da taxi, consegne, o semplicemente abitanti ostinatamente convinti a guidare. Naturalmente noi in America purtroppo non abbiamo iniziato la riconversione energetica anti emissioni e di efficienza trent’anni fa. C’è ancora tanto da fare in qualunque città per la sicurezza stradale di pedoni e ciclisti, che significa aumentare il numero di persone che per spostarsi sceglie di non saltare per forza su un coso pesante tre tonnellate. Ma è tardi per queste recriminazioni il clima incombe e dobbiamo comunque tagliare le emissioni il più in fretta possibile. E quindi quel raddoppio nelle vendite di veicoli elettrici ogni anno è un’ottima notizia.

da: The American Prospect, 2 gennaio 2024; titolo originale: The Electric-Vehicle Transition Is Quietly Surging Ahead – Traduzione di Fabrizio Bottini

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