Autostrade verso il futuro (1939)

PREMESSA – di Thomas Harris MacDonalds, Chief Bureau of Public Roads, U.S. Department of Agriculture

Le strade su cui ci spostiamo oggi sono state realizzate in un breve periodo. Nel medesimo arco di tempo i veicoli a motore si sono moltiplicati di dieci volte in quantità e molto molto di più in utilità. Insieme, strade e veicoli a motore, nuova struttura dei nostri trasporti, hanno portato un profondo cambiamento negli stili di vita. Ma in realtà dobbiamo ancora sfruttarne davvero le potenzialità sia sociali che economiche. In vent’anni vedremo incredibili progressi nella rete stradale rurale e, nelle vie delle nostre città, altre ancora più grandi e benefiche trasformazioni. Ciò che nel medesimo periodo vedremo evolversi nel veicolo a motore quanto ad efficienza e prestazioni possiamo giudicarlo dai grandi avanzamenti degli ultimi anni. Con strade e veicoli migliorati assai oltre le più ottimistiche aspettative, i trasporti ci promettono un immenso contributo al Paese. In questo opuscolo Highways and Horizons, General Motors Corporation ci aiuta a capire meglio i suoi caratteri e potenzialità.

San Francisco, California, 1939

General Motors non fa previsioni sul futuro delle nostre strade. Esprime invece la convinzione che i loro progressi, determinati da preveggenti responsabili tecnici, avranno sul progresso nazionale di domani un’influenza maggiore di quanto accaduto sinora. Per scrivere questo opuscolo sono state usate le più avanzate conoscenze ed esperienze di ingegneria del traffico e progettazione stradale. Ma si è ritenuto anche che appiattirsi troppo sulle teorie e tecniche della strada attuali avrebbe sacrificato lo scopo principale del nostro progetto, che sarebbe in realtà di stimolare l’interesse e l’immaginazione del pubblico. General Motors dedica la propria esposizione ai progressi di strade e autostrade nella salda convinzione che il trasporto non rappresenti soltanto una crescita dell’economia per le case automobilistiche ma, cosa ancora più importante, arricchisca la vita di tutti.

Concepita da Norman Bel Geddes, la mostra di General Motors copre una superficie equivalente a due isolati urbani e mezzo nell’area Trasporti della Arteria Centrale della Fiera. Nel punto più alto il complesso Highways and Horizons raggiunge i 35 metri in uno straordinario esempio di estetica futurista. Alla base ampi terrazzamenti a cespugli offrono offrono un contrastante ricco verde. Seduti su comode poltroncine girevoli i visitatori del padiglione godono una straordinaria esperienza di viaggio nel futuro, un percorso attraverso quelli che appaiono come chilometri di spazio aperto. Ancora oltre una assai realistica miniatura di campagna punteggiata da città e cittadine, fiumi e laghi, monti e valli, boschi e fertili campi rappresentati con cura in ogni dettaglio. E attraversati dalle super-autostrade del futuro, brulicanti di traffico in movimento governato da torri di controllo, incroci di sicurezza, semaforizzazioni automatiche. Un sistema audio sincronizzato, probabilmente senza precedenti, porta la voce di una guida a ciascuno spettatore sulle poltroncine, a descrivere ogni scena, e spiegare il ruolo delle autostrade nell’America del domani.

Prima delle strade di buona qualità come le conosciamo oggi, solo una generazione fa, un contadino americano viveva solo nell’isolamento, lontanissimo dai mercati e dalla civiltà a causa di strade lente da percorrere, difficili, con mezzi costosi. Oggi vediamo quanto sono cambiate le cose col diffondersi delle strade asfaltate, come abbiano per cosi dire portato comodità fin sulla porta di casa di quel contadino e una via sicura per raggiungere il mercato coi suoi prodotti. Progresso vuol dire innanzitutto continuare ad eliminare le barriere naturali, e la storia di un paese coincide con quella dei suoi trasporti. Meno di una generazione fa le vie d’America erano ancora nell’Epoca Oscura del loro sviluppo. Gran parte del territorio era ancora vergine e solo pochissimi sentieri raggiungevano la frontiera. Certo c’erano rapidi progressi ma con l’avvento dell’automobile ancora ci trovavamo senza sufficienti strade per i veicoli a trazione animale. E l’obiettivo divenne quello di farle diventare strade per veicoli a motore prima di concluderle per carrozze a cavalli. L’ultima generazione è riuscita a raggiungerlo.

Restano pochi ostacoli, persone un tempo lontane le une dalle altre giorni di viaggio oggi comunicano facilmente. Il futuro vedrà altre più grandi realizzazioni e conquiste dell’umanità sulle grandi distanze. La necessità di un preveggente programma di espansione stradale del sistema americano non si rivolge soprattutto alla prevista crescita del trenta per cento delle auto in circolazione. Ma si deve al fatto che già quelle attuali operano ben al di sotto delle loro potenzialità di trasporto. Entrare, uscire da una grande città, attraversarla, diventa un enorme handicap per l’efficienza del veicolo a motore. Alcune arterie veloci o superstrade sono riuscite in qualche misura a connettere i territori urbani e rurali confinanti; circonvallazioni e tangenziali hanno eliminato tanti allungamenti dei tempi da traffico di attraversamento. Come ben sa qualunque automobilista, non c’è proprio nulla di piacevole nel guidare un veicolo in entrata o in uscita dalle grandi città. Nulla potrebbe fare di più per efficienza e gradevolezza della guida che migliorare questa condizione.

Il problema stradale quindi, è anche un problema di qualità della struttura viaria urbana, perché la rete cittadina fa parte di quella territoriale. Ma nei grandi centri oggi esiste ancora il tessuto concepito quando l’auto non era neppure un sogno. Oggi bisogna correggere la situazione esistente, e si faranno progressi solo creando strutture tali da diminuire la congestione, finché il traffico, sia veicolare che pedonale, potrà scorrere in sicurezza comodità e agio per tutti.

Chi visita l’esposizione Highways and Horizons constaterà come possano prendere forma queste strutture. Alla fine del percorso sembra di planare sulla Città del Futuro. Grazie a una serie di incroci inquadrati sempre più da vicino mentre salgono le altezze degli edifici ai quattro angoli. Scena viva di persone e veicoli in movimento, luci e vetrine. Ma prima ancora che lo spettatore riesca a cogliere ogni dettaglio la sua poltroncina ruota facendolo guardare a una riproduzione su dimensioni reali del medesimo incrocio che vedeva miniaturizzato. Ed è come se si alzasse, uscisse su un marciapiede sopraelevato, pedone nella Città del Futuro. Cammina attraverso le sue innumerevoli innovazioni e proposte.

L’esposizione internazionale General Motors Overseas è molto interessante e sviluppa il medesimo tema di Highways and Horizons. A dimostrazione che anche altre città paesi nazioni continenti possano approfittare degli scambi di culture e prodotti consentiti da strade migliori. Una serie di quadri e modelli enfatizza questa proposta di maggiore amicizia e collaborazione tra le nazioni. Nella sala centrale campeggia la scritta «Nella pacifica speranza di un sistema di scambi mondiale la promessa di progresso e ricchezza per tutta l’umanità».

In un altro salone la mostra dei laboratori di Ricerca General Motors. Per chi ha il pallino della tecnologia ce n’è a sufficienza per occupare una intera settimana. Ma anche il visitatore normale senza particolari inclinazioni tecniche ha a disposizione parecchio. Per esempio l’auditorium Casa della Scienza dove si mette in scena uno spettacolo continuo a contenuto scientifico per un pubblico di seicento persone. I visitatori di entrambe le sezioni hanno così la dimostrazione inequivocabile di come i progressi di domani dipendano dalle ricerche di oggi. Potranno essere progressi nella produzione di automobili, o nella costruzione delle strade, ma tutto comincia dalla ricerca, dal «lavoro sistematico di acquisire nuove informazioni». La strada del futuro, per rispondere davvero ai bisogni, dovrà nascere da un preciso programma. Condiviso da tutti i responsabili anche pubblici. E il primo passo verso un programma intelligente, la sua guida continua, sarà la ricerca.

Il trasporto a motore, oggi più che mai, si lega inestricabilmente alla vita quotidiana e ai progressi di chi la vive. Indurre una riflessione pubblica consapevole sui problemi del trasporto stradale è il compito principale di Highways and Horizons. Nulla è stato risparmiato per creare questa magnifica esposizione, affascinante da visitare, ma si spera soprattutto che la medesima brillantezza si comunichi alle realizzazioni che sono il suo scopo ultimo..

da: General Motors, Highways & Horizons, New York World’s Fair, 1939 – Estratti e traduzione a cura di Fabrizio Bottini – si vedano anche gli altri testi al tag Norman Bel Geddes a fondo pagina

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