Milano: Destra politica sicurezza percepita gentrification

foto F. Bottini

Pensosi tavoli istituzionali si confrontano per l’ennesima volta sul tema del rapporto tra sicurezza urbana percepita e repressione poliziesco-militare. Con la novità appunto che oggi tutti – maggioranza opposizione destra sinistra cittadini – paiono convergere sul curioso obiettivo di rispondere alla percezione con strumenti altrettanto percepiti ma di poco o nullo effetto reale. Perché se quel senso di disagio e «indizio di reato» caratteristico di luoghi e comportamenti degradati (degradati secondo un certo senso comune medio) lo si affronta presidiando i luoghi senza trasformarli, reprimendo i comportamenti senza nulla poter fare per la loro cause, pare ovvio che si finisca per sprecare risorse e non andare da nessuna parte. Ma per l’ennesima volta le campagne mediatiche della destra funzionano benissimo: la «città in preda al crimine» o addirittura Gotham City senza Batman come dicono loro, pare un fatto assodato, e i poveracci progressisti possono solo prima opporre gli altrettanto soliti «dati sulla criminalità in calo», ma poi abbozzare accettando sotto sotto che «ci vuole più polizia», ovvero dar ragione alla destra e farle addirittura campagna elettorale. Perché?

Ci sono due possibili risposte, entrambe desolanti sul vuoto di idee del progressismo attuale: la prima è che non si sappia far altro che seguire la destra anche nel suo cocktail indigesto tra le due distinte sicurezze (e politiche); la seconda è che si sia dato per morto l’elettorato progressista e adottando tattiche conservatrici si provi a pescare in quello semplicemente più benpensante. Che però da subito si offende classificandolo come non-pensante, ovvero non in grado di distinguere anche da solo quelle due cose: i reati, anche microscopici, e il sospetto dei possibili reati che però è solo indizio, disagio, reazione soggettiva. La reazione soggettiva di chi magari alla città è nuovo, o a quel tipo di quartiere trasformato da processi abbastanza recenti, di gentrification o degrado, di commercializzazione e pendolarismo da tempo libero, di trasformazione urbana edilizia o sociale, di cantieri eterni che minano relazioni, controllo spontaneo, percezione dello spazio identitario, di comportamenti derivanti da culture ignote e che in quanto tali si percepiscono come aggressivi quando non lo sono affatto. Forse bisognerebbe dare più retta proprio a chi è sempre tirato in ballo, a proposito o a sproposito, a destra e a sinistra: alla polizia insomma. La quale come i predatori o gli attaccanti di calcio ha un opportunismo naturale come guida comportamentale e di sopravvivenza, e che si chiama tecnicamente allocazione razionale e ideale delle risorse. Dove e come investire uomini mezzi capacità necessariamente limitate?

Qui la Storia e la Scienza psicologico-comportamentale ci dicono una cosa molto precisa: per fare il suo mestiere, di indagine, prevenzione, repressione, conferimento alla magistratura di chi ha commesso qualche reato, la polizia deve prima distinguere tra gli ambiti che le sono propri ed altri che le vengono appioppati per pure ragioni di immagine (che sono il campo di gioco privilegiato della destra). È degli anni ’70, quelli del Bronx e degli inferni di cristallo per capirci, per esempio, la constatazione che i cospicui investimenti nelle pattuglie in auto erano perfettamente inefficienti, dato che si mangiavano gran parte delle risorse necessariamente limitate in epoca di crisi economica, e mancavano di controllare capillarmente i quartieri dove più si manifestavano sia il disagio che la criminalità diffusa. Meglio lasciare le auto in garage e dispiegare gli uomini a piedi, posizione in cui risultavano meno vistosi ma più in grado di distinguere tra disagio-degrado (che non richiedeva affatto il loro specifico intervento) e criminalità vera e propria.

In questa logica di maggiore integrazione e consapevolezza assumevano un ruolo centrale gli autentici operatori di ordine pubblico della sicurezza percepita che sono gli stessi cittadini e alcuni servizi urbani, da quelli ambientali a quelli sociali alla vigilanza leggera locale su traffico edilizia verde. Come dire: la distinzione scientifica-operativa tra sicurezza reale (reati) e percepita (disagio) sarebbe a ben vedere anche quella lampante a cittadini ed elettori tra destra e sinistra. Lo stanno capendo i nostri amministratori spiazzati dalla campagna mediatica conservatrice su quei temi che apparirebbero ridicoli se non fossero presi tanto sul serio?

In particolare su alcuni temi correlati citati si vedano a piè di pagina i tags di Kelling e Wilson che rinviano alla storica «Teoria della finestra rotta e sicurezza nei quartieri» prima della distorsione conservatrice 

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