Boom della bicicletta da emergenza sanitaria

Foto F. Bottini

Se esiste in qualche modo un lato positivo della pandemia Covid-19 — e diciamo pure cerchiamone qualcuno che ce n’è un gran bisogno — è che pare non ci sia mai stato un momento migliore per andare in bicicletta nella Grande Mela. Domenica scorsa, il sindaco di New York City, Bill de Blasio, ha pubblicato una serie di orientamenti per i cittadini rivolti a contenere il contagio. Comprendevano il lavoro da casa quando possibile, evitare le metropolitane nelle ore di punta (un vero brodo di coltura per le malattie respiratorie), e andare a piedi o in bicicletta per diminuire ulteriormente la folla sui mezzi pubblici. In principio non si capiva bene se i newyorchesi, poco abituati a pedalare per via della inconsistente rete di piste ciclabili, tra l’altro interrotte da auto parcheggiate, o furgoni in carico scarico, avrebbero accolto quell’invito del sindaco. Lo stesso de Blasio a proposito ammetteva che avrebbe dovuto ripassare le proprie capacità di salire in bici, prima di avventurarsi in città, spingendo alcune associazioni a chiedere nell’occasione più percorsi dedicati e protetti, adeguati anche a ciclisti non esperti.

Guardando alle cose una settimana dopo, pare invece proprio che inesperienza e mancanza di allenamento fisico non sono stati un ostacolo in grado di trattenere i newyorchesi dall’adottare una forma di trasporto tanto igienica, ecologica, e azionata dall’energia umana. Il settore Trasporti cittadino ha pubblicato giorni fa dati relativi a un incremento di ben il 50% del traffico ciclabile sui ponti che collegano Manhattan a Brooklyn e Queens rispetto al mese scorso. La rete cittadina del bike sharing, Citi Bike, ha visto un enorme crescita della domanda, del 67% rispetto al medesimo periodo dell’anno scorso. Chiaro che le precauzioni contro il diffondersi del contagio stanno spingendo molto questo incremento del ciclismo, ma parecchio del boom attuale di New York si può anche attribuire al tempo insolitamente caldo per questa stagione (e non escludiamo neppure che parecchi di questi nuovi ciclisti stiano solo cercando di sfogare la propria ansia in un modo diverso dall’esercizio in palestra).

Anche se si potrebbe immaginare che una crescita di tanti (presumibilmente) inesperti ciclisti possa rendere meno sicure le strade cittadine, in realtà è molto più probabile si verifichi il contrario a causa dell’effetto sicurezza della quantità: più biciclette in giro, meno rischio, perché l’automobilista presterà necessariamente più attenzione. E ce ne sono parecchi in meno di automobilisti per le strade di New York City, visto che la pandemia è causa di un calo del 15% del traffico nell’ora di punta rispetto all’anno scorso. Il che si traduce in meno inquinamento da respirare per chi va in bici, oltre che in meno probabilità di pericolose collisioni. Non possiamo sapere se questo boom del ciclismo proseguirà dopo la crisi del Coronavirus, ma per adesso più biciclette e meno automobili significano vie sicure, ecologiche, nella più grande città del paese. E c’è motivo di sorridere: anche da dietro una mascherina.

Da: Grist, 13 marzo 2020- Titolo originale: Coronavirus has caused a bicycling boom in New York City – Traduzione di Fabrizio Bottini

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