Incidenti stradali: no, lo psicologo no!

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Foto J. B. Gatherer

Quando succede qualche incidente stradale il giudizio collettivo è lapidario: “Chi ha sbagliato deve pagare”. Ma non ci accorgiamo mai delle ciclopiche dimensioni che dovrebbe avere quella lapide, e la relativa gigantesca fossa comune che contrassegna. Chi sbaglia superficialmente e nel modo più vistoso sono ovviamente via via i tizi ubriachi, distratti o altro lanciati in macchina contro i loro bersagli umani indifesi. Però non dimentichiamo mai che c’è sempre anche qualche altro colpevole, eccome se colpevole, che diabolicamente non appare ma persiste nello sbaglio.

Se ne parla a volte anche qui, quando ci propinano il micidiale cocktail di cronaca e superficialità: la cosa che ammazza è un pezzo di lamiera lanciato a una certa velocità. Il resto sono più o meno (quasi sempre, meno) legittime elucubrazioni. Risalire solo i più ovvi e banali tra gli infiniti rivoletti delle cause profonde, finisce solo per consumare inchiostro … e finire nelle braccia aperte dei soliti specialisti di settore, dal tossicologo, al prete, agli immancabili psicotuttologi che non mancano mai nell’agenda dei numeri telefonici del bravo giornalista. E che non mancano mai anche di intervenire direttamente, se possibile.

A quando, per esempio, una grande campagna sulla droga e l’assenza dei genitori, che fanno tante vittime tra i militari occidentali di stanza in Medio Oriente? Il meccanismo, volendo, è abbastanza logico e consequenziale: ragazzi ventenni senza cultura ed esperienza, presi da qualche zona rurale dei nostri paesi ricchi, e scaraventati su strade e piste sconosciute … In fondo sono cose di cui si è sentito ampiamente parlare, ma sempre e ovviamente come faccende collaterali: lo sappiamo tutti nei altri teatri di guerra le vittime le fa una politica scellerata, che punta tutto su bombe e pallottole, le quali bombe e pallottole finiscono il lavoro. E nessuno, appunto, si sognerebbe mai di “spiegare” tutti questi morti con le circostanze, l’alcol, la rabbia di un momento … che pure ci sono eccome.

Invece, quando un cofano si abbatte su qualche malcapitato, che gli intralciava la traiettoria, la lamiera viene sempre accantonata con procedura d’urgenza, insieme alla constatazione apparentemente ovvia che c’è colpa e colpa: e quella più grave forse è di chi ha consentito che si costruissero le precondizioni del botto. Ovvero, brevemente e modestamente, quella strada, dove è fisicamente consentito l’accesso sia alle auto che ai pedoni, e dove alle auto è contemporaneamente e materialmente consentito, con la semplice pressione del piede sull’acceleratore, di procedere a velocità pericolose per l’incolumità di quei pedoni.

Quando l’auto non può accedere con tutta tranquillità e velocità al medesimo spazio dei corpi umani; se gli spazi per prendere velocità sono decentemente limitati; se arredi e organizzazione stradale sono pensati e realizzati con maggior attenzione alla sicurezza, e meno al solo flusso dei veicoli da e verso altre destinazioni, gli psicologi possono dedicarsi ad altri temi, magari più utili alla collettività. Ivi compresi il consumo di alcol, stupefacenti, la prevaricazione che questa società moderna propone come modello di vita … e compagnia bella. Dunque sì: “Chi ha sbagliato deve pagare”, ma proviamo a capire esattamente chi, e come.

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