Jane Jacobs: ritratto del Cittadino Urbanista da Giovane (3)

Per la salvezza dello West Village Mentre il libro era terminato e aspettava solo la pubblicazione, Jane tornava a Architectural Record nel febbraio 1961 per restare solo tre settimane, prima che la sua pace fosse ancora turbata. Perché scorrendo professionalmente i giornali le capitò sott’occhio qualcosa di inquietante. Il comune aveva chiesto al governo federale…

Jane Jacobs: ritratto del Cittadino Urbanista da Giovane (2)

Lavorare e imparare a Architectural Forum Nel 1952 chiude l’ufficio di New York del Settore Periodici del Dipartimento di Stato, e Jane si cerca un nuovo impiego. Sempre affascinata dalla scienza, considera in un primo tempo la rivista Natural History. Ma alla fine sceglierà invece di tentare col principale periodico specializzato in architettura del paese,…

Jane Jacobs: ritratto del Cittadino Urbanista da Giovane (1)

Una ragazzina impertinente Jane Isabel Butzner sollevò gli occhi dal libro che stava leggendo in grembo sotto il banco. Aveva sentito la professoressa spiegare che le città crescono sempre attorno alle cascate. Jane pensava a Scranton, il piccolo centro della Pennsylvania nord-orientale dove aveva abitato negli anni ’20, con quel fiume poco profondo serpeggiante tra…

In quanto urbanista, io cosa diavolo sarei?

Certo semplicionismo da social network dei nostri giorni, anche qui avrebbe pochi dubbi, anzi nessuno: la città la fanno gli architetti, magari sulla base di una piattaforma tecnologica costruita da ingegneri e simili, e poi certo con l’aggiunta di elementi importanti che richiedono le competenze delle scienze naturali, o delle discipline dell’organizzazione, o magari quelle…

Jane Jacobs: un nuovo cuore per Baltimora (1958)

A Baltimora, Maryland, si è formato un gruppo di lavoro decisamente fuori dall’ordinario: coinvolge urbanisti pubblici, liberi professionisti, un operatore privato delle costruzioni, e potrebbe cambiare modi e senso delle trasformazioni urbane. Per realizzare il piano cittadino del Charles Center – un investimento di 127 milioni di dollari per una superficie complessiva di poco meno…

Le tre che fecero la rivoluzione

A una cena lo scorso autunno, parlavo del fatto che Women’s Strike for Peace aveva prodotto cose straordinarie nei primi anni ‘60, contribuendo tra l’altro alla fine dello House Un-American Activities Committee (HUAC, del senatore McCarthy). Un noto commentatore politico che mi sedeva di fronte ribatteva ridacchiando che le donne dello WSP non avevano avuto…

La scienza democratica dell’impasto socio-spaziale urbano

Quante volte si sono criticati i progettisti di spazi per la loro totale incapacità (o scarsa volontà, si mormora ogni tanto) a cogliere sia i reali bisogni di chi dentro a quegli spazi ci vive ogni giorno, sia a leggere seriamente e consequenzialmente le loro esperienze e osservazioni dirette. Passano i decenni, si potrebbe dire…

Hipster Diabolicum

C’è anche quel famoso racconto di Stevenson, Il Diavolo nella Bottiglia, che riprendendo in forma moderna il classico tema della lampada di Aladino ci ricorda in un lampo quanto sia rischioso evocare gli inferi. Il vero problema però, come quasi sempre trattando di modernità, o anche di post-modernità se è per questo, è capire cosa…

Visione periferica

Vi è mai capitato di essere urtati, o magari addirittura investiti, o aggrediti, e poi di provare a ricostruire a freddo i fatti? Spesso ripensandoci con attenzione, ricostruendo in modo sistematico gli eventi e le sensazioni, scopriamo che in fondo quel trauma potevamo evitarlo, o quantomeno attutirne gli effetti. E sempre per lo stesso motivo:…

Contro il consumo di suolo: cambiamogli nome!

Le parole sono importanti, come diceva quel tizio che in tanti considerano maestro, contenti loro. Ma anche contenti per così poco, le parole restano comunque importanti: sprawl per esempio. Soprattutto oggi che nella versione “consumo di suolo” viene indicato come radice delle devastazioni da pioggia e allagamenti. Una volta mica si usava la parola sprawl…