Bicicletta, salute, economia e buon senso

certosa_anni50

da Urbanistica n. 18-19, 1956

Non manco mai di attirarmi le (spero benevole) ramanzine degli appassionati ciclisti, ogni qual volta sottolineo sino a che punto osservare la realtà urbana e territoriale solo dall’alto di un sellino, o della bottega di ricambi high-tech di fiducia, possa risultare fuorviante. Io stesso mi sono accorto abbastanza di recente quanto, nei miei giri quotidiani, la piccola raccolta di istantanee, a documentare variamente la qualità dello spazio e dei comportamenti che ci circondano finisse per focalizzarsi sulla pista. Ovvero sulla qualità o mancanza di qualità, o assenza, o decontestualizzazione, della striscia d’asfalto su cui scorrono le ruote, e sul poco che la circonda. Per verificare scientificamente la mia eventuale perversione, ho anche provato ad aprire un album intitolato appunto Piste sul profilo Facebook Città Conquistatrice, e ho visto quanto le cose andassero effettivamente così: c’era una quota abbastanza preoccupante di scatti identici, o quantomeno analoghi, a inquadrare la classica prospettiva della corsia grigia o rossastra, i suoi difetti, le quinte gradevoli o orribili che la definivano, eccetera eccetera.

Un po’ di ottimismo, dai!

Le potenzialità di questo punto di vista un po’ claustrofobico, in realtà, non appartengono però solo al campo degli studi psichiatrici, se proviamo a guardare la faccenda da un’altra prospettiva. Perché inavvertitamente si finisce per incorniciare sempre quei quadretti identici, così come per pensare sempre o soprattutto a quella realtà, in fondo ridotta a un banale condizionante pezzo di ferro sotto il sedere? Perché il resto del mondo, piuttosto ostile perché sviluppato da decenni a esclusivo servizio di un altro notorio pezzo di ferro, risulta aggressivo al punto da rendere automatica questa chiusura a riccio. E quindi il pensiero positivo suona più o meno: allargare il campo, ovvero investire mentalmente ed economicamente in tutto quanto c’entra con la ciclabilità, non vuol dire includere tutto e tutti in un improbabile Giro d’Italia (o del mondo) eterno di massa, ma contribuire davvero a migliorare tutto quanto oggi sta fuori da quella prospettiva. Lo confermano alcune considerazioni apparentemente banali, ma che banali non sono, e che riporto di seguito.

Uno stile di vita mediamente meno attivo si traduce nella maggiore diffusione di varie patologie tra cui quelle circolatorie e cardiache anche gravi Andare di più in bicicletta significa automaticamente più attività fisica quotidiana, e più salute e prevenzione
Il traffico motorizzato inquina l’aria ed è causa di stress anche per i rumori nelle città e altrove Spostarsi in bicicletta non provoca alcun inquinamento dell’aria né rumori
Sono molte migliaia ogni anno le vittime di incidenti stradali mortali o molto gravi provocati dai veicoli a motore Più circolazione ciclistica significa meno veicoli, più sicurezza, meno incidenti stradali
Le strade sono pericolose per chi circola in bicicletta, e la situazione deve essere urgentemente cambiata Qualsiasi investimento per la mobilità ciclabile, specie negli assetti stradali, aumenta la sicurezza reale e percepita dai ciclisti
Gli spostamenti pendolari quotidiani sono spesso causa di squilibri psicologici, stanchezza accumulata, nervosismo Come ampiamente rilevato, gli spostamenti in bicicletta stimolano un benessere psicologico
Spesso chi ha redditi molto bassi ha anche difficoltà ad accedere a posti di lavoro e servizi La mobilità ciclabile è una alternativa molto economica, oltre che salutare, che può cambiare completamente lo stile di vita a tantissime persone
Anziani, bambini, e altri soggetti, spesso dipendono totalmente da altri per la propria mobilità, e quindi non sono affatto cittadini liberi Spostarsi in bicicletta è per sua natura un modo indipendente di mobilità, e aperto a tutte le fasce di età
L’abitabilità di quartieri e metropoli dominate dal traffico motorizzato è scarsa, è sgradevole viverci e lavorarci Spazi concepiti per la mobilità ciclabile sono molto abitabili, accoglienti, adatti a varie funzioni e attività
Spesso l’assedio del traffico, nonostante opinioni diverse, azzera l’attrattività commerciale dei nuclei urbani, svuotando i negozi Investire nella ciclabilità significa di fatto investire nella vitalità delle strade, nelle economie locali e di quartiere
Complessivamente le reti di trasporto risultano inefficienti, ingombranti, energivore Grazie a un maggiore ruolo della mobilità ciclabile è possibile migliorare tutta le rete dei trasporti

Ecco, in forma molto riassuntiva (e manca decisamente parecchio) quanto la ciclabilità, adeguatamente promossa, e non significa solo riversarci dei soldi pubblici, potrebbe produrre. Il resto, in un rapporto recentissimo elaborato per il caso britannico, a dimostrare che anche stravaganze come le piste volanti londinesi di Boris Johnson e Norman Foster, qualche risultato positivo l’hanno ottenuto, ovvero mettere in risalto la follia delle nostre città, troppo simili ad autostrade con affacciati distributori: di benzina, di persone, di alimenti, di servizi eccetera. Forse ci meritiamo di meglio.

Riferimenti:

Rachel Aldred, Benefites of investing in cycling, rapporto ottobre 2014 [scarica direttamente il pdf] sul caso specificamente britannico, ma quel che conta al solito è il metodo

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